“Articolo 21 no stop, Masi stop”, questo, parafrasando la campagna il titolo della campagna lanciata da Michele Santoro per impedire l’oscuramento della sua trasmissione, potrebbe e dovrebbe diventare ora lo slogan di una campagna popolare tesa a difendere la Costituzione e a liberare la Rai da un gruppo dirigente che ha deciso di liquidare non questo o quell’autore, ma l’articolo 21 della Costituzione in blocco. Quanto sta accadendo in queste ore non ha precedenti nella storia, che pure ha avuto pagine davvero nerissime, della Rai.
Non si era mai visto che un direttore generale decidesse di sferrare una campagna di “mobbing politico e aziendale” verso i migliori talenti della sua azienda.Come altro chiamare le continue intimidazioni e i continui intralci posti all’attività non solo di Michele Santoro, ma anche di Serena Dandini, di Milena Gabanelli, di tutta Rai3, di Rai News, per non parlare del recentissimo tentativo di colpire ancora una volta Carlo Freccero, levandogli ogni delega, mettendolo in condizioni di non nuocere anche nella nuova ,positiva esperienza di Rai 4.In quale azienda televisiva del mondo si tiene in panchina, fermo, un talento assoluto come Freccero? Dal momento che si tratta di atti apparentemente senza senso, l’unica motivazione possibile risiede nel parossismo del controllo, dell’accentramento, della censura, della paura che un solo segmento della produzione possa sfuggire al duo Masi-Marano che attualmente ha assunto il comando assoluto dei piani alti, in una sorta di riproduzione dell’asse Berlusconi Bossi, naturalmente in sedicesimo.
L’andamento della Rai è speculare agli sbalzi d’umore, alle cangianti volontà del piccolo Cesare e al suo desiderio di mettere sotto controllo tutte le principali postazioni mediatiche alla vigilia del regolamento di conti finale, delle possibili elezioni giudizio di dio e, per loro che sono davvero blasfemi, giudizio su dio, scritto minuscolo perché il loro dio sta a palazzo grazioli non certo in terra santa.Da qui il terrore non solo per Anno Zero, ma anche e soprattutto per il possibile arrivo nelle trasmissioni di Rai3 di personaggi del calibro di Roberto Saviano, di Paolo Rossi , di Roberto Benigni.Come controllare le loro scalette? Come farsi dire prima gli argomenti che tratteranno o i monologhi che reciteranno? Come imporre loro la ridicola circolare Masi sui programmi?
Da qui il lungo tiramolla che ha portato, infine, Fabio Fazio, il direttore Ruffini, Roberto Benigni e, soprattutto, Roberto Saviano a denunciare quanto stava accadendo, ad alzare i toni, a sbattere la porta.Il fatto che Masi sia stato costretto, per ben tre volte, nella sola giornata di ieri, a dichiarare che tutto procedeva per il meglio e che i programmi sarebbero andati in onda è la migliore conferma del grave morbo che sta corrodendo la Rai e lo stesso articolo 21 della Costituzione, come abbiamo scritto all’inizio.Per quale ragione il direttore generale si sente in dovere di precisare e rettificare?
Non si rende conto che è semplicemente ridicolo ed osceno che il massimo dirigente della tv pubblica debba spiegare che nulla osta alla presenza alla rai di un premio Oscar, Benigni, e di uno degli scrittori più amati ed apprezzati, in Italia e all’estero, Roberto Saviano?
Non si rende conto del danno politico, editoriale, di immagine, di credibilità che si è già prodotto nel momento nel quale Roberto Saviano denuncia, dai microfoni de La7, l’impossibilità di lavorare in queste condizioni, la mancanza di serenità, il sentirsi ospiti non graditi? Perchè una personalità come Saviano, diventato il simbolo della Italia della legalità, che non si piega ai clan, che alza la voce contro le cosche e le consorterie di ogni natura, deve sentirsi un ospite non gradito? Perchè Saviano ha sentito il bisogno di fare riferimento alla impossibilità ”per questa rai” di sopportare i temi, gli ospiti, le parole che avrebbe voluto usare? Non si tratta di questioni marginali, non si tratta di aggiustare le cifre di un contratto, ma di qualcosa di più grave di più profondo che trascende le vicende Rai e che investe i giorni che stiamo vivendo: l’assoluzione peri Lunardi, la voglia di nuovi lodi, l’impunità garantita, l’illegalità che si fa stato e norma.
Questo è il terreno nel quale affondano le radici gli episodi di queste ore: la Rai di oggi è lo specchio del governo, anzi è lo specchio della parte peggiore della maggioranza, dei suoi umori più oscuri, delle sue avversioni più profonde e tra queste c’è l’avversione anzi l’odio per quei magistrati, quei cronisti, quegli scrittori, quegli autori che non sono acquistabili in blocco, che hanno il dono della libertà e della imprevedibilità, che possono smascherare, in qualsiasi momento il re o il sedicente re, qualunque sia il suo colore, per quanti bravi possa scatenare, per quanti dossier possa minacciare. Tra le persone odiate ci sono sicuramente i Santoro, i Travaglio, i Saviano, i Benigni, i Fazio, le Gabanelli, i Floris, le Dandini, i Lucarelli, gli Iacona, i Mineo, per fare solo qualche nome, perché hanno dimostrato di non aver paura, di non rinunciare mai ad esprimere liberamente le proprie opinioni.
Masi, probabilmente, farà altri dieci comunicati per spiegare che tutto va bene, e ogni volta ci convincerà del contrario, perché in una azienda di comunicazione ed informazione questi programmi e questi autori dovrebbero essere portati in palma di mano e ringraziati per aver scelto di lavorare nel servizio pubblico. Invece si vorrebbe far credere a loro a tutti noi che la loro presenza è una sorta di concessione del sovrano che ha dato il via libera ai suoi vassalli, gli ha regalato l’ora di aria.
Saviano, Benigni, Paolo Rossi, Michele Santoro, Fabio Fazio decideranno loro e solo loro cosa fare, se continuare a sopportare o mandare tutto all’aria. Noi, ovviamente, come spettatori ci auguriamo di vederli ed ascoltarli sempre e comunque perché in ogni caso rompono il clima da palude, portano aria buona in una atmosfera mefitica e a tratti irrespirabile, ma se decidessero diversamente dovremo tenerci pronti ad una grande iniziativa, non solo per manifestare la solidarietà con loro, ma anche per presidiare l’articolo 21 della Costituzione, il vero oggetto del desiderio alla viglia del tentato colpo di mano che avrà il volto e le sembianze del lodo Alfano. Forse dovremo dar vita, nei modi e nelle forme possibili, ad un vero e proprio network della libertà e della Costituzione che dia voce e volto a tutti gli esclusi.
Nell’immediato, tuttavia, possiamo e dobbiamo reagire chiedendo noi il commissariamento straordinario della Rai. Ad essere superfluo in questa azienda non è Santoro e neppure Saviano o Benigni, ma l’attuale direttore generale, per questo abbiamo detto “Articolo 21 non stop, Masi stop”, e questo è diventato anche il testo di una petizione popolare lanciata da Articolo 21 insieme con Valigia Blu e che è già possibile firmare sui siti delle due associazioni.
Sarà l’avvio di una campagna tesa prima a liberare la rai dalla attuale gestione e poi a reclamare una legge che finalmente allontani tutte le forze politiche dal controllo diretto della azienda.
Molte altre cose si potranno e si dovranno fare,ma in queste ore non lasciamo soli coloro che hanno trovato la forza di dire dei no e di ribellarsi all’ordine ingiusto e alla prepotenza di chi non vorrebbe solo cancellare qualche trasmissione, ma tutta la carta costituzionale..