Ancora guerriglia a Terzigno vicino alla discarica Sari ai piedi del Parco Nazionale del Vesuvio dove da settimane i comitati civici dell’area boschese-vesuviana protestano contro l’annunciata apertura di un secondo sversatoio nella riserva naturale.
Le barricate
Dopo i nuovi tafferugli della notte, durante i quali è stato bruciato un pullman di un’azienda di trasporti locale, sono ora in atto una serie di barricate in via Settermini a Boscoreale, nel quartiere popolare del Piano Napoli. I blocchi stradali sono realizzati con vecchi frigoriferi, materassi, spazzatura riversata dappertutto. Si tratta di una strada che congiunge il comune vesuviano con quelli di Pompei e Torre Annunziata. Il blocco si estende per una lunghezza di circa 300 metri. ”Non ce la facciamo piu’ per la puzza – dice una donna – vogliamo vivere”.
Il prete anticamorra
E pochi minuti fa sulla rotonda di via Panoramica, quartiere generale della rivolta, è arrivato il prete anticamorra Don Luigi Merola. Il prete ha pronunciato quelle parole nette e chiare che la politica non ha il coraggio di dire: “Oggi qui non ho incontrato la camorra ma la disperazione della gente per bene. La camorra lavora nel silenzio e sfrutta la disperazione. Le forze dell’ordine devono difendere la gente e il territorio dagli interessi camorristici. E rimango senza parole quando vedo polizia e carabinieri difendere camion che trasportano immondizia e veleni”.
La gente applaude quando ascolta le parole del prete si schierò a viso aperto contro il clan Giuliano quando a Forcella venne uccisa la bambina Annalisa Durante. “Chi ha fatto il decreto del 2008 non conosce questo territorio, la ricchezza della sua agricoltura e il fascino del Vesuvio. Qui non si deve aprire un’altra discarica. Voi state difendendo il vostro territorio, i vostri figli, la vostra salute. Ci sono discariche anche abusive che avvelenano questa terra e i magistrati devono intervenire. La vostra lotta dev’essere pacifica, senza violenze e, come state facendo, col rosario in mano”. Le “donne vesuviane” hanno le lacrime agli occhi, “don Luigi pregate per noi”. Il prete le abbraccia e dà la sua risposta: “Io prego perché il Signore ci liberi da una politica ottusa che non ci ascolta e che non capisce il dramma di questa terra”.
I sindaci
Sulla rotonda anche i sindaci di Boscotrecase, Agnese Borrelli, e di Trecase, Gennaro Cirillo, hanno incontrato i dimostranti. I primi cittadini chiedono l’immediata chiusura della discarica Sari, accompagnata da un no irremovibile alla apertura di un secondo sversatoio in cava Vitiello. ”La discarica Sari – ha detto Cirillo – e’ motivo di grave inquinamento ambientale come dimostrano i dati sullo stato delle falde acquifere. Aprirne poi una seconda sarebbe veramente uno scempio intollerabile nel parco nazionale del Vesuvio”. Per il sindaco di Boscotrecase, Borrelli, ”la protesta andra’ avanti finche’ non ci sara’ la chiusura della discarica. Noi non siamo camorristi, rispettiamo la legge e ci chiediamo perche’ altri non lo fanno: perche’ ad esempio non viene commissariato il Comune di Napoli che non fa la differenziata?”
Intanto il sindaco di Boscoreale, l’azzurro Gennaro Langella, minaccia le dimissioni dal Pdl e da primo cittadino e si dice pronto a scendere in piazza al fianco dei comitati. “La tensione è fortissima – afferma Langella – condanniamo gli atti di violenza, ma qui non arrivano risposte dalle istituzioni. C’è un popolo in piazza che da un mese protesta contro la seconda discarica e per la difesa del diritto alla salute, ma nessuno si fa sentire. Adesso vado a Roma dove è prevista una riunione dei parlamentari campani sulla questione rifiuti. Mi devono ascoltare, altrimenti farò nuove azioni eclatanti (nelle scorse settimane iniziò uno sciopero della fame, poi interrotto, ndr). Devono modificare il decreto che ha disciplinato l’emergenza rifiuti e cancellare definitivamente l’ipotesi di apertura della seconda discarica. Vado a Roma ma sono sicuro mi terranno fuori dalla porta. Se non mi ascolteranno mi dimetterò dal Pdl e se necessario anche da sindaco e scenderò in piazza insieme ai miei concittadini”.
Il Questore e il Procuratore Capo
Secondo il questore di Napoli, Santi Giuffrè, la protesta di Terzigno potrebbe saldarsi con quella dei disoccupati che da settimane stanno mettendo a ferro e fuoco Napoli. ”Il contesto – ha detto il questore – e’ quello di manifestazioni di disoccupati e di scioperi, e, in un momento di difficolta’ come questo vi puo’ essere una coesione che va fronteggiata come tale”. Secondo il questore bisogna vigilare affinché nella protesta spontanea di Terzigno non si infiltrino altri gruppi di qualsiasi natura. Mentre il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, continua “a ribadire che azioni di guerriglia come quelle di questa notte non sono organizzate da forze della camorra ma da altre forze, che quando ci sono situazioni di emergenza, intervengono sempre. Indubbiamente c’è qualcuno che organizza queste forme di violenza perché la popolazione sta manifestando con i rosari e le preghiere e non con la violenza, mettendo le bombe”. Per quanto riguarda le soluzioni per superare la nuova crisi, Lepore ha affermato: ”A mio parere bisogna ritornare all’evento straordinario per mettere la parola fine una volta per tutte. Le promesse alla popolazione debbono essere mantenute. Nel 2010 si va avanti ancora con le discariche e non e’ stata messa neppure una pietra per i termovalorizzatori. In questo modo come si puo’ risolvere il problema?”.
Nuova notte di scontri
La scorsa notte intorno alle 2 i dimostranti che presidiavano la zona hanno dato alle fiamme un autobus di linea della Eav di Castellammare. Quando i vigili del fuoco hanno provveduto a spegnere l’incendio insieme alla polizia, sono stati bersaglio di una fitta sassaiola, per fortuna senza contusi o feriti.
Al momento sono 51 i camion che hanno sversato, scortati dalle vetture delle forze dell’ordine, dieci solo nelle ultime ore. Alcuni autocompattatori sono stati rimandati indietro nella notte perché devono conferire nelle altre discariche campane individuate nell’ordinanza d’urgenza firmata ieri dal Governatore della Campania, Stefano Caldoro. La situazione per ora è tranquilla.
Nella notte tra martedì e mercoledì 500 persone hanno affollato il presidio della rotonda di via Panoramica, altre 50 hanno stazionato su via Zabatta. L’incendio è avvenuto sulla strada che collega Terzigno a Boscoreale, all’altezza della rotonda Passanti. Gli autocompattatori carichi di spazzatura sono comunque riusciti a conferire in Cava Sari.
Gli arresti
Quella di martedì è stata una giornata di caos e scontri, con decine di strade interrotte da blocchi stradali improvvisati e manifestazioni spontanee. La Questura di Napoli, in seguito alle violenze di lunedì notte (conclusa con 4 poliziotti e 3 manifestanti feriti), aveva appena arrestato cinque manifestanti: tre ragazzi di 19 anni, un 57enne e un 20enne, tutti residenti tra Terzigno, Trecase e Boscotrecase. Sono accusati di aver lanciato pietre contro gli agenti, uno di loro sarebbe stato trovato in possesso di un esplosivo. “Gruppi di violenti che si muovono ben organizzati, non provocano tafferugli ma vere azioni di guerriglia – ha affermato il Questore Santi Giuffré – c’è un’organizzazione che gestisce i tempi e i modi militari degli attacchi alle forze dell’ordine”. Sempre nella mattinata di martedì alcuni facinorosi sono entrati nell’ufficio del sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, e hanno messo a soqquadro le scrivane e i fascicoli.
Emergenza rifiuti a Napoli, si sversa nelle altre province
Tra proteste e sit-in, i ritardi nel conferimento della spazzatura a Terzigno hanno fatto precipitare Napoli nel caos. Circa 1500 le tonnellate di sacchetti neri per strada nel capoluogo partenopeo. Scene di emergenza rifiuti che si sperava dimenticate. La situazione è tale che il Governatore Caldoro ha firmato un’ordinanza che obbliga le altre province campane ad accogliere i rifiuti della provincia napoletana che non si riescono a smaltire a Terzigno a causa dei disordini. “La Regione si è assunta la responsabilità di decidere” ha commentato Caldoro. Il Governatore, che ha agito anche su richiesta del Prefetto di Napoli Andrea De Martino, ha disposto il trasferimento di quantità limitate di rifiuti napoletani – ma non della città di Napoli – presso gli sversatoi di Savignano Irpino (AV), San Tammaro (CE) e Sant’Arcangelo Trimonte (BN). Almeno fino al ripristino delle condizioni di regolare funzionamento degli impianti siti nella provincia di Napoli, previsto per il giorno 26 ottobre. Ma gli amministratori delle altre province annunciano ricorsi al Tar contro il provvedimento.
di Vincenzo Iurillo e Enrico Fierro