Giulia Bongiorno sbatte la porta in faccia al dialogo sulla riforma della giustizia. E nonostante al Senato sia in pieno svolgimento il “delitto costituzionale” sul nuovo Lodo Alfano con la piena complicità finiana, la presidente della commissione Giustizia della Camera ieri ha mandato in pezzi il sogno di Silvio di varare la riforma già la prossima settimana. “Possiamo dire sì alla separazione delle carriere del Csm – ha detto la Bongiorno ai deputati finiani – ma non possiamo accettare nuove funzioni e una composizione a maggioranza laica del Csm, nuovi poteri al ministro della Giustizia e nuova collocazione della politizia giudiziaria non alle dirette dipendenze della magistratura, ma dell’esecutivo”. Ma al Senato è tutt’altra musica. Con il Pd in prima fila, ieri in commissione a Palazzo Madama le opposizioni hanno tentato di affossare, attraverso degli emendamenti, anche la retroattività dello scudo per i processi alle alte cariche dello Stato. Ottenendo un risultato opposto, ovvero di far scattare il principio secondo cui il Lodo diventa legato alla carica e può scattare di nuovo nel caso il cui il presidente del Consiglio venga rieletto nella sua carica o venga eletto presidente della Repubblica; insomma, l’ennesima legge cucita addosso a Berlusconi e alle sue velleità quirinalizie.

S. N. (da Il Fatto Quotidiano del 22 ottobre 2010)

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