La replica del preside: "L’insegnante ha diritto a quel posto. Non posso farci nulla”. Nella scelta l’unica regola in vigore è quella della graduatoria e del punteggio
La famiglia avverte che la situazione è insostenibile e si rivolge al preside della scuola per trovare una soluzione diversa. Laconica la risposta: “L’insegnante di sostegno ha diritto a quel posto. Non posso farci nulla”. Come sempre nella scelta degli insegnanti l’unica regola in vigore è quella della graduatoria e del punteggio. Costi quel che costi. Risultato: un alunno disabile resta in pratica senza adeguata assistenza, e lui sì che si vede un diritto sacrosanto negato. Senza che la famiglia abbia alcun margine di trattativa, e se vuole far valere il suo diritto dovrà rivolgersi al tar.
Un caso imbarazzante per tutti: per la stessa insegnante cieca, innanzitutto, che si vede attribuire un posto (e un relativo stipendio) e una responsabilità a cui non è in grado di far fronte, e per quella prima classi di liceo scientifico in cui lo studente disabile doveva inserirsi senza tuttavia che ci fossero le minime condizioni per integrarlo a vantaggio suo e dei suoi compagni. Va detto che si tratta di situazioni purtroppo non rare, perché la graduatoria non ha tra le sue caratteristiche il fatto di rispettare le esigenze della scuola e dei suoi alunni.
Un problema annoso che nessun governo di qualsiasi colore ha finora risolto. Quindi nemmeno Maria Grazia Gelmini che a tante cose ha pensato, ma mai a risolvere questo problema. Il sistema di reclutamento degli insegnanti resta quello che è. Come restano tutte quelle condizioni pesantemente negative che incidono sulla qualità della scuola italiana troppo spesso affidata a soluzioni assurde.