Sono passati tre anni e il ricordo della terribile katana censoria targata Rai, che bannava e censurava video di sua proprietà caricati su youtube, sembrava una reminiscenza nebbiosa. Tantissimi canali aperti da internauti animati da pura passione civile furono impietosamente cancellati con un clic, perchè la crudele matrigna di viale Mazzini mal digeriva che centinaia di migliaia di persone, magari residenti all’estero, potessero azzardarsi a vedere Travaglio o Santoro su un portale di video sharing.
Ma successivamente fu raggiunto un provvidenziale e remunerativo accordo economico tra la capricciosa azienda e youtube, con conseguente restyling del sito internet rai e tante bellicose e sbrilluccicanti trovate per ridar lustro al baraccone più sgarruppato dello stivale.
Negli ultimi tempi un simile accordo è stato firmato anche dal canale La7, anch’esso distintosi per aver battuto i pugni e aver imposto la potatura di centinaia di canali di utenti youtube, rei di aver proposto video di proprietà “Telecom Italia Media”.
Ma da qualche settimana nei corridoi cibernetici della Rai verdeggiano i vecchi incubi iperbarici. Il “casus belli” è stato un filmato caricato dalla sottoscritta sul proprio canale youtube e proposto per un giorno sulle pagine telematiche del Fatto Quotidiano: un esilarante estratto della puntata di “Porta a Porta”, risalente al 14 ottobre, interamente sottotitolato coi testi di “Annozero” andato in onda lo stesso giorno.
I poveri addetti Rai non si sono accorti in tempo debito della terribile gaffe, così quel filmato caricato su youtube ha attirato in due giorni l’attenzione divertita di quasi 10.000 visitatori. L’intera puntata dell’insetto Bruno nazionale, dedicata alla violenza degli stadi con due popò di ospiti (Maroni e Veltroni), è stata rimossa soltanto dopo qualche giorno (qui il video incriminato; qui il link originario, che non linka nulla e che è stato fatto inghiottire in un misterioso buco nero)
Ma le tracce del corpo del reato non erano state completamente rimosse. Quindi, cosa studiano Masi e la sua cricca di tecnici ai mitili? Facciamo in modo che il video su youtube venga bannato, sfoderando la motivazione evergreen della violazione del copyright. E se l’utente che ha caricato il video, memore del summenzionato accordo tra noi e il portale di video-sharing, contesta il nostro diktat attraverso un’apposita procedura on line su youtube, ci appelliamo a un nuovo cavillo geniale: noi della Rai consentiamo agli internauti di pubblicare i nostri contenuti visivi. Ma non quelli audiovisivi.
Si tratta di una motivazione surreal-demenziale, che, se la lingua italica non è un’opinione, lascia intendere che il permesso a pubblicare è concesso soltanto a contributi video senza audio. E invece non è così, dal momento che youtube pullula di estratti di trasmissioni griffate Rai e con sonoro chiaro e cristallino.
Qui due screenshot sulle informazioni di copyright rivendicato dalla Rai: l’uno riguarda un filmato visibile senza problemi, in virtù del patto tra Youtube e Rai; l’altro concerne il succitato video bannato.
Ed ecco palesatosi il giochetto mefistofelico della combriccola di viale Mazzini: pur di occultare la penosa magagna, che poteva strappare solo qualche sorriso divertito e non certo scatenare gli scombussolamenti intestinali a cui ci hanno abituati Minzolini e Paragone, il parterre di quest’azienda allo scatafascio ha sfoderato dal magico cilindro un nuovo coniglietto orrorifico. Giusto per corroborare l’assunto che nella Rai si respira il profumo fresco della libertà e che gli utenti di youtube d’ora in poi dovranno appellarsi alla convenzione di Ginevra, giacchè un altro consolidato e recente costume della rai è bloccare su Youtube quei commentatori poco gentili con il Tg1.
E, tanto per cambiare, il mio canale youtube rischia di scomparire nelle brume della censura per un presumibile ticchio della Rai e soprattutto dei suoi addetti ai lavori.
Ma, parlando anche a nome di tanti miei compagni di avventure e sventure, l’arrogante prepotenza della major non spaventa, nè ci fermerà mai: da anni, sacrificando tempo libero e affetti tra mille salti mortali carpiati e senza alcun tornaconto pecuniario, cavalchiamo ostinatamente la tigre della divulgazione video dell’informazione. E di fronte a simili provvedimenti censori, non demordiamo e continuiamo pervicacemente a restare aggrappati alla pellaccia della tigre, cercando di non cadere.
Mi chiedo, però, “rebus sic stantibus”, quale altra magia partorirà mammaccia Rai per seppellire un’altra grottesca cantonata, stavolta opera del tg-minzo e immortalata in un video da Trarco Mavaglio: il nuovo album del cantante Ligabue “Arrivederci Franzoni”, disinvoltamente spacciato per “Arrivederci mostro”.
L’informazione non è saggezza, diceva il buon Zappa. E nella squallida little Italy non è neppure decenza.