Forse il disordine cosmico è l’unica certezza del nostro tempo. Di un’epoca post: Tangentopoli, Muro di Berlino, partiti, sindacati, libri, stadi, piazze. E nel disordine c’è una confusione di ruoli e di valori. Sennò mai un ex missino fascista può diventare un simbolo dell’opposizione, un gay ex comunista aprire ai bigotti cattolici dell’Udc, un imprenditore brianzolo normalizzare mafia, corruzione e puttane. Nel lerciume brillano anche i fiori più appassiti. Ma perché Giovanni Floris, Fabio Fazio e Maria Luisa Busi passano per partigiani, uomini e donne di una resistenza a Berlusconi?
Non c’è un conduttore più democristiano di Floris: parli tu, poi tu, ancora tu. Non capisco cosa ci sia di sovversivo in Ballarò, un convegno settimanale di politici e strani opinionisti che dicono le stesse parole da dieci anni e ogni anno sembrano nuove. Non c’è un intervistatore più morbido di Fazio, fa le domande soltanto a chi non ha risposte. E la disoccupazione della Busi, paladina di chi detesta Minzolini, è durata un paio di giorni: ora ha un programma su Raitre che va malissimo.
Ragazzi di altre generazioni avevano per eroi guerriglieri che morivano in Bolivia o scrittori e professori che cercavano l’uguaglianza e il giusto con la ribellione. Oggi i nostri eroi sono i ben retribuiti Floris, Fazio e Busi? Sono una fonte di salvezza soltanto perché non leccano il culo a Berlusconi? Con questo equilibrio perfetto – tra veri lacchè e falsi eroi – il berlusconismo sarà eterno.