“Cosa sarebbe successo in Germania se l’amministratore delegato di un grande gruppo avesse parlato in tv e non davanti al suo comitato di sorveglianza? In Germania l’avrebbero cacciato”. Lo ha detto il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, oggi a Firenze nel suo discorso conclusivo dell’incontro organizzato dalla Fiom.
“Non so perché Marchionne è andato in tv; a chi parla? Alle sue controparti naturali o ai cittadini?”, ha aggiunto Epifani. “E se parla ai cittadini la vertenza Fiat si risolve più facilmente o più difficilmente? E la ricomposizione di un tavolo con la Fiom è più facile o più difficile dopo questa esposizione mediatica? Avete mai visto una vertenza che si fa in tv o sui giornali senza che ai tavoli preposti succeda qualcosa? E’ questa assunzione di responsabilità? Ci si può limitare ad andare in tv? Si possono trattare così le organizzazioni sindacali?”.
Marchionne “non dice il falso ma scambia le cause con gli effetti. Il problema non è l’orario di lavoro, il problema che la Fiat deve far crescere la qualita’ di quello che produce. Se ha 22 mila lavoratori in cassa integrazione non può pensare di avere degli utili, e se questi lavoratori sono in cig è perché sul mercato di oggi i suoi modelli non si vendono”.
Secondo Epifani, inoltre, “quasiasi altro Governo europeo avrebbe aperto un tavolo, chiamato azienda e sindacati e discusso delle prospettive future del gruppo”, ha aggiunto. “La Fiat ha davanti scelte delicate. Pomigliano è l’ultimo dei suoi problemi. Che cosa succede dopo la scissione, che cosa succede, nei rapporti con l’Italia e per gli investimenti? C’è da capire dove va il più grande gruppo industriale italiano. C’è una gigantesca questione di politica industriale che avrebbe spinto qualsiasi governo europeo a intervenire per sostenere e mantenere entro i confini nazionali la propria produzione. Francia, Germania e Spagna hanno difeso i loro insediamenti produttivi con le unghie e con i denti. La Francia ha addirittura costretto la Renault a chiudere lo stabilimento in Romania e ad aprirne uno in patria”.
Secondo Epifani, invece, il governo italiano “sta abdicando a qualsiasi idea di difesa della produzione nazionale”. Epifani è poi tornato sulle dichiarazione di Marchionne. “Noi siamo meglio di come Marchionne ci dipinge – ha detto – perché altrimenti non saremmo il secondo paese manifatturiero al mondo. Ma per mantenere questa posizione bisogna fare delle scelte che devono essere compiute da aziende e governo. Se non si fa, è chiaro che l’unico modo che hanno le aziende è quello di colpire i lavoratori perché è necessario puntare su ricerca e innovazione. Ma è chiaro che non è possibile ancora colpire i lavoratori perché non puoi più battere su quel chiodo, perché sei già arrivato in fondo”.