A giugno sono stato in Svezia, dove ho avuto l’opportunità di incontrare diversi rappresentanti della politica, dell’amministrazione, dell’informazione, della società civile locale – insomma di farmi un’idea piuttosto fondata di come stanno le cose lassù al nord (quello vero).

Credo che non ci sia Paese, almeno europeo, più diverso dal nostro. Ho visto la loro Confindustria raccontare che avrebbe voluto un periodo obbligatorio di maternità più lungo… proprio cosi’: più lungo di quello stabilito. Ho sentito parlamentari dei due schieramenti maggiori racontare di come i socialdemocratici abbiano a più riprese vinto le elezioni promettendo… più tasse! La gente sa che più tasse vuol dire più servizi, ed essendo soddisfatta dei servizi esistenti non esita a chiederne di più ed è disposta a pagarli. Insomma, ho visto cose che voi italiani non potete neanche immaginare…

Gli argomenti dei detrattori li conosco bene: la Svezia è un paese dove si pagano tantissime tasse, non c’è libertà, lo Stato controlla tutto e tra l’altro (o magari di conseguenza) c’è il tasso più alto di suicidi dell’universo. Palle. Andateci e fatevelo spiegare, il sistema scandinavo, lo “Scandinavian model”.

Innanzitutto, la pressione fiscale è simile a quella di altri Paesi, inclusa l’Italia. Solo che lì le tasse le pagano veramente tutti, e quindi i servizi arrivano – e, come detto, sono ottimi. Secondo, nulla è centralizzato, anzi un leghista andrebbe in estasi allo scoprire che i Ministeri sono pochi e minuscoli, che gli enti locali (corrispondenti più o meno ai Comuni) sono responsabili praticamente di tutto, dalle infrastrutture alla scuola, e che nonostante ciò i divari tra nord e sud o tra campagna e città non hanno nulla a che vedere con i nostri. E anche le leggende sull’obbligo di andare dal medico più vicino non hanno fondamento, essendoci totale libertà di scelta (e rimborso, anzi gratuità, comunque assicurata).

Se c’è una cosa che rende unica la Svezia, è a mio avviso il non essere passata attraverso gli orrori della seconda guerra mondiale. Anzi, la Svezia non ha visto guerre per moltissimo tempo. E quindi ha potuto sviluppare una coesione e una pace sociale senza uguali, agli antipodi rispetto al conflitto permanente nostrano (basti pensare che ancora oggi da noi si grida ai “comunisti” come se fossimo rimasti nel secolo scorso). Credo che l’influenza del livello di coesione sociale sulla vita democratica di un Paese – e in particolare della mancanza di coesione – sia largamente sottovalutato nelle nostre democrazie cosiddette ‘moderne’.

Eppure, anche la Svezia non è più quella… di giugno. Con le ultime elezioni è entrato in Parlamento (per la prima volta nella storia del Paese e superando lo sbarramento del 4% dei voti) un partito di estrema destra xenofobo e con posizioni, per usare un eufemismo, molto dure sull’immigrazione (assortite da passati legami con gruppi neo-nazisti). Tra i commenti letti qua e là uno l’ho trovato particolarmente triste: gli svedesi non si disperano, in fondo ritengono di essere semplicemente diventati ‘più europei’. Un bel traguardo…

Un altro commento mi ha fatto invece sentire a disagio. EU Observer fa notare che in effetti un vento di estrema destra soffia sull’Europa: partiti dell’estrema destra hanno seggi in Parlamento in Danimarca, Ungheria, Austria e Bulgaria. In Olanda sostengono il governo dall’esterno e hanno un’influenza potenzialmente decisiva.

Solo in Italia, però, siedono al governo.

Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri post del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.

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