Oscar Wilde, Alan Turing, Andy Warhol. Ma anche Michelangelo e Pier Paolo Pasolini. Tanti sono i gay che hanno fatto la storia della cultura, solo che a volte l’omofobia di cui sono stati vittime è un aspetto trascurato quando questi autori vengono trattati nelle scuole. Non si sa, oppure si preferisce non dirlo. Raccontarlo agli alunni, invece, può servire a vincere il pregiudizio. Il tale direzione si è mosso invece l’esperimento pedagogico tentato, apparentemente con successo, a Stok Newington, un istituto medio e superiore di Islington, nord di Londra. Da diversi anni gli insegnanti usano illustrare le storie di omofobia che hanno caratterizzato la vita di alcuni dei personaggi più in vista della cultura britannica e mondiale. Risultato: secondo gli insegnanti, i ragazzi sono diventati molto più aperti, e, nonostante il bullismo non sia infrequente, nella pur tollerante Gran Bretagna, gli episodi di maltrattamenti o offese a sfondo omofobico sono praticamente spariti. Segno di un cambiamento di mentalità, almeno nel piccolo mondo di Stok Newington.
Le storie narrate dagli insegnanti comprendono quella di Oscar Wilde, finito nelle prigioni del Regno per il comportamento giudicato scandaloso in epoca vittoriana, e di Alan Turing, matematico e fondatore della moderna teoria computazionale (alla base della computer science).
Caso scottante, il suo, se solo si pensa che nel 1952 il diritto britannico prevedeva l’omosessualità come reato. Turing fu processato per atteggiamenti contrari alla morale, nonostante avesse reso alla Gran Bretagna di Churchill l’enorme servizio di decrittare i codici dei messaggi tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Un tribunale lo condannò, lasciandogli solo il beneficio della scelta tra la prigione e la somministrazione di ormoni femminili, che avrebbero dovuto curarlo dalla presunta malattia, riducendo il desiderio. Il grande matematico si suicidò nel 1954, ma solo il 10 settembre 2009 Gordon Brown ha fatto pubblica ammenda per il brutale trattamento riservatogli allora.
Poiché l’esperimento pilota di Londra ha avuto successo, ora si pensa di esportarlo. Entro l’estate del prossimo anno verranno formati decine di insegnanti di scuole elementari, medie e superiori, che cercheranno di insegnare il rispetto e la normalità del comportamento omosessuale anche nel resto del Paese. “Attraverso l’esempio di persone famose appartenenti al mondo LGBT (lesbo, gay, bisessuale e trans ndr), dichiara al quotidiano The Guardian Elly Barnes, insegnante a Stok Newington, “abbiamo prodotto un cambiamento nelle opinioni degli studenti”. E aggiunge: “Siamo riusciti a cambiare il linguaggio usato a scuola. Al contrario di quanto accadeva prima la parola gay non viene più usata come termine denigratorio”.
È vero, l’orientamento sessuale di uno scienziato, scrittore o artista potrebbe essere irrilevante per il valore della sua opera. Solo che il conoscerlo aiuterebbe a considerare la diversità come un fattore costitutivo della natura umana. E così, mentre Rocco Buttiglione, rispondendo a una domanda su Nichi Vendola, accosta l’omosessualità a un reato (“sono contro la discriminazione, ma essere gay è oggettivamente sbagliato, come non pagare le tasse o non fare l’elemosina”) una piccola scuola di Londra i conti con l’omofobia li fa in classe. Un esempio da seguire anche in Italia?