L’ultima l’ha prodotta oggi. Contro Carlo Tecce, un collega del Fatto Quotidiano. Ma Mauro Masi di querele in cinque mesi ne ha minacciate nove, calcolando solo quelle pubblicizzate dallo stesso direttore generale di viale Mazzini.
Ce n’è di ogni tipo. Una querela contro le “dichiarazioni diffamatorie”, un’altra contro “affermazioni offensive della sua reputazione”, altre ancora contro un’espressione scorretta o contro informazioni false. Da mesi il numero uno della Rai risponde querelando. Il picco l’ha raggiunto il 14 ottobre, quando impazzavano le polemiche su Michele Santoro e il suo “vaffanbicchiere”.
4 giugno 2010 – Masi dà incarico ai suoi legali di querelare Leoluca Orlando, deputato dell’Italia dei Valori, per “le dichiarazioni diffamatorie di inaudita gravità rilasciate ad agenzie di stampa”. Lo riferisce una nota dell’ufficio stampa Rai.
28 giugno 2010 – Nel mirino del dg finisce il giornalista Salvatore Bragantini per un’espressione utilizzata nel contesto dell’articolo ‘Authority: non diventino un mestiere’ pubblicato dal Corriere Economia. Nell’articolo, in prima pagina sul supplemento del Corriere della Sera, Bragantini fa riferimento alle indiscrezioni sulla possibile nomina di Masi alla presidenza dell’Autorità Antitrust: a giudizio dell’editorialista, la poltrona del dg Rai “scotta” per motivi “non lontani” da quelli che avrebbero costretto Giancarlo Innocenzi a dimettersi dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni.
14 luglio 2010 – “In merito alle dichiarazione rilasciate dal Senatore Carlo Rognoni e riportate dalle agenzie di stampa, il Direttore Generale della Rai, Mauro Masi, ha dato mandato ai suoi legali di agire in sede giudiziaria a tutela dei suoi diritti, ritenendo tali affermazioni, peraltro reiterate con singolare periodicità, gravemente offensive della sua reputazione e pertanto diffamatorie”, si legge in un comunicato della Rai. Rognoni aveva espresso pesanti giudizi su Masi su una possibile rimozione di Corradino Mineo dalla guida di Rainews: “Se cosi’ fosse – aveva detto tra il senatore del Pd – chi dirige la Rai si metterebbe ancora una volta nella condizione di apparire come un esecutore di ordini che vengono da fuori, come un complice di volontà partitocratiche”.
27 luglio 2010 – L’ufficio stampa della Rai dirama un altro comunicato in cui si legge che “Il Direttore Generale della Rai Mauro Masi ha dato mandato ai suoi legali di perseguire senza indugio in sede penale e civile Roberto Natale dell’Fnsi per le dichiarazioni gravemente offensive rilasciate oggi alle agenzie di stampa”.
13 ottobre 2010 – Masi querela il capogruppo di Idv al Senato Felice Belisario per le dichiarazioni a proposito della sospensione di Michele Santoro. “Il Direttore Generale della Rai Mauro Masi – si legge in un comunicato – ha incaricato i suoi legali di procedere in ogni sede competente nei confronti del senatore Felice Belisario per le dichiarazioni false e gravemente diffamatorie rilasciate alla stampa”.
14 ottobre 2010 – L’ufficio stampa della direzione generale della Rai invia un comunicato: “Il direttore generale della Rai Mauro Masi ha deciso di querelare il quotidiano L’Unità per gli articoli dedicati al caso Santoro”.
14 ottobre 2010 – Una querela anche per il quotidiano Il manifesto da parte del direttore generale della Rai, Mauro Masi, per i servizi pubblicati oggi sulla vicenda Santoro e sull’azienda in generale. Forse – a dar fastidio al dg – è stato il titolo in prima pagina, “L’ultrà servo” con la vignetta di Vauro.
14 ottobre 2010 – Masi querela di nuovo Roberto Natale, presidente del sindacato italiano dei giornalisti, Fnsi: “Non si è mai visto un dirigente di una grande azienda pubblica chiamare in tribunale un dirigente sindacale di vertice, che compete con lui sul piano delle idee e del diritto come controparte sociale e naturale”, si legge in una nota della Fnsi. “Si pensava ci fosse un limite a tutto, ma il direttore generale della Rai, querelando il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha voluto superare se stesso nel suo pervicace tentativo di avviare un regolamento di conti giudiziario con quanti hanno espresso riserve, critiche, manifestando opposizione al suo operato. Le querele contro le opinioni e i giudizi che non si condividono non sono espressione di buon governo di una azienda né di altra amministrazione”.
27 ottobre 2010 – “Atteso che le notizie contenute in un articolo apparso oggi sul quotidiano Il Fatto relative ad un possibile programma di economia nei palinsesti Rai sono false e diffamatorie”, Masi incarica i suoi legali di procedere immediatamente “in tutte le sedi contro l’autore dell’articolo medesimo”, Carlo Tecce.
di Andrea Giambartolomei