“Intesa Sanpaolo è il primo gruppo verde italiano e il tredicesimo nella classifica globale dei 100 grandi gruppi più verdi del mondo.”
Queste parole si possono trovare, testualmente, sul sito di Intesa Sanpaolo. Si tratta di una classifica stilata da Newsweek (notizia ripresa anche da diversi quotidiani nostrani la settimana scorsa). La classifica riguarda, cito ancora testualmente, “le 100 società che nell’ultimo anno si sono distinte per una politica aziendale rispettosa dell’ambiente favorendo progetti di sviluppo sostenibile”.
Pare che questa faccenda della classifica si basi su una media di indicatori che Newsweek, in collaborazione con un istituto di ricerca (Msci Esg Research), ha rilevato e ponderato tra i principali gruppi economici su scala mondiale. Indicatori riferibili alle politiche ambientali perseguite, of course: cose tipo l’emissione di gas serra, la gestione dei rifiuti, il contenimento dell’inquinamento, il contenimento dell’impatto ambientale.
Una media, insomma.
Ora, io ci provo a non avere un approccio ideologico alle questioni, mi sforzo davvero, ma la mia immaginazione, un po’ fervida, un po’ sconclusionata, un po’ limitata, mi porta a pensare: chissà in quale foresta incontaminata e incontaminabile lavorano migliaia di dipendenti di questo gruppo, senza emettere gas, senza sporcare, senza lasciare traccia alcuna nell’ambiente circostante, per fare media con il grattacielo di 168 metri x 38 piani, il nuovo centro direzionale, che hanno iniziato a costruire a Torino?
Naturalmente sarà costruito secondo i più avanzati criteri di biotecnologia.
Naturalmente non bisogna essere legati aprioristicamente a modelli di sviluppo urbano che escludano la costruzione di edifici nuovi.
Altrettanto naturalmente, però, tredicimila metri cubi di calcestruzzo sono impegnativi da controbilanciare con iniziative a basso impatto ambientale.
Oppure il grattacielo lo costruiranno tutto in mater-bi. Già, ma quando piove?