le scrivo con il cuore tra le mani, sperando lei voglia leggere, rispondermi e rassicurami. Lei che è già stato militante di Lotta Continua, sassofonista del gruppo blues “Distretto 51”, lei che ha dichiarato di amare la musica e di non aver disdegnato delle “scaricatine” – illegali – di Mp3 dalla rete, non può volerci fare davvero questo, non può davvero pensare che il popolo sia bue, interessato al massimo a votare Miss Padania alla prossima “sagra della patata”; gente con l’anello al naso che pende dai suoi baffi pronta a bersi ogni sua affermazione come verità.
In Italia, dopo cinque anni di silenzio siderale, si parla finalmente di abolire l’articolo sette del Decreto Pisanu. Come ormai sanno anche i muri, il decreto venne approvato nell’estate 2005 dopo gli attentati alla metropolitana di Londra. Allora in Italia ancora non era arrivato Facebook e i video si caricavano su Google, ma bastava andare in strada per trovare connessioni ad Internet, fruttivendoli che offrivano collegamenti in Adsl, sale universitarie con Wi-fi incorporato. Col Pisanu tutto ciò è vietato.
Il decreto – contro il terrorismo – prevede che per aprire un Internet-point si debba chiedere un’autorizzazione alla questura; che anche il bar più scalcagnato nell’ultima periferia d’Italia, si doti di software da multinazionali per far controllare la posta ai propri clienti. Obbliga, per navigare, nel 2010, a fornire un documento d’identità: procedura che ognuno di noi ha sperimentato con una certa umiliazione – non questa è una criminalizzazione bella e buona della Rete?
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: non ci sono connessioni in giro; Internet in Italia non è libero. Intanto la rete mobile a pagamento che gonfia i bilanci dei gestori telefonici, rischia di non reggere più.
Tutti i partiti, Lega compresa, si sono detti favorevoli all’abrogazione dell’articolo sette del decreto Pisanu che ha ammazzato il wi-fi italiano. Come in ogni parte del mondo, sarebbe così possibile per aeroporti, stazioni, comuni, province, bar, salsamenterie, internet cafè, locali, sale d’attesa, università, scuole, condomini, magnati illuminati, semplici cittadini, offrire connessioni Wi-Fi gratuite.
Ma per lei questo non va bene. Ha dichiarato oggi: “Il decreto Pisanu è stato efficace ed è servito a sventare alcune minacce, sul fronte del terrorismo come su quello dei crimini informatici come la pedofilia o le frodi on-line. Dunque la norma, funziona. In questi anni, però, c’è stata un’evoluzione tecnologica che ci consente di trovare soluzioni diverse dalle restrizioni del decreto Pisanu ma che consentano comunque un’attività investigativa“. E ci ha informato che presenterà una sua proposta al prossimo consiglio dei ministri.
Posto che dovrebbe fornirci dei dati oggettivi (“il Pisanu è stato efficace” dice; ma in quanti e quali casi? Da dove si collegano i pedofili a Internet? Dagli Internet Cafè?), noi sappiamo benissimo dove lei vuole andare a parare.
Lei, così come ha fatto la provincia di Roma – che ha cercato di “aggirare” legalmente il Pisanu – pensa di imporre un sistema del genere: io sono alla stazione Termini, trovo col mio portatile una connessione, questa mi dice: “per navigare inserire passaword”; e per avere quella password devo mandare un sms dal mio cellulare ad un numero che mi viene fornito. In questo modo la navigazione è legata alla mia Sim (alla quale a sua volta è legato un documento di identità) ed ecco che, secondo lei, si “contemperano le esigenze di sicurezza mediante controlli, con l’esigenza di liberalizzare la banda larga consentendo agli utenti cittadini il libero accesso”.
Ci prende in giro ministro. Questo sistema non farà cambierà nulla per i piccoli e medi esercizi che non riusciranno ad offrire connessioni a buon mercato. E cambierà ancora meno per noi che non potremo essere liberi – da cittadini liberi quali dovremmo essere – di collegarci alla rete quando e come vogliamo. Questo inoltre ci farà fare un’ulteriore figura da paese bananero nei confronti dei turisti che non potranno usufruire dei servizi perchè spesso le loro Sim non sono collegate ad un passaporto, o a un documento di identità.
Il governo di cui lei fa parte, caro Ministro, ha dimostrato coi fatti di essere nemico dell’innovazione. E’ una posizione ideologica, la vostra, ancora prima che politica o economica. Quindi avete tutto il diritto di continuare sulla strada del passato, delle libertà negate, delle misure paleolitiche spacciate come vostra gentile protezione dai pericoli della modernità. Non venite a dirci però che lo fate in nome del bene comune: è solo conservazione e reazione la vostra. Chiara, limpida e sotto gli occhi di tutti.
f.mello@ilfattoquotidiano.it
PS: Se qualcuno vuole co-firmare questa lettera aperta, può mettere il suo nome e cognome nei commenti.
28 febbraio ore 15:00. Hanno co-firmato: Antonio Bonifacio; Stefano Molella; Marco De Toffol; Giulia Mejnardi; Fabrizio Morganti; Daniela Franco; Fiammetta Molgaro; Federico Avidano; Emanuele De Clò; Giacomo Guzzoni; Lieggi Nicola; Gianaldo De Donato; Silvio Pautasso; Michele Zorini; Mirco Veljovic; Marcello Guerrini; Marina Deledda; Maurizio Scicchitano; Laura Ceccato; Salvatore Lopez; Stefano Bernazzini; Domenico Corizzo; Davide Fanti; Giovanni Ghisu; Olivio Roberto; Giancarlo Alessandro Fantozzi; Giovanna Romanelli; Matteo Palumbo; Orlando Pascali; Carlo Ruberto; Angela Elisi; Alessandro Brutti; Francesco Vitiello; Marco Penazzi; Dario Brollo; Andrea Iaffaldano; Lino Marsili; Luca Mengoni; Gianni Fato; Umberto Ruzzante; Chioda Rolando; Antonello Garofalo; Massimiliano Alpigno; Stefano Mininel; Franco Corridi; Nicolò Minghetti; Michele Burato; Pietro Benisi; Federico Raimondi; Antonio Varriano; Valter Arata; Alessandro Ravelli; Goffredo Trenta; Marcello Graziano; Vittorio Romano; Lorenzo Malquori; Alessandro Zocchi; Ivan Annovazzi; Antonio Iabichino; Davide Ciomei; Alessandra Pennella; Giovanni Zandoli; Luisa Puxeddu; Michele Forbicioni; Andrea Frola; Claudia Marcolungo; Costanzo Di Napoli; Andrea Andreoletti; Sergio Rossi; Mirco Campioli; Franco Tortolini; Fabrizio Fabbri; Davide Caravaggi; Emiliano Martina; Riccardo Zoggia; Carlo Basso; Diego Dilettoso; Anna Nicoli; Nicola Benedetto; Paolo Mastrandrea; Alessandro Santonocito; Daniela Modolo; Riccardo De Agostini; Marco Ippati; Flavio Accorinti; Roberto MIrasola; Antonio Carisi; Paolo Tomeo; Marica Marcolini; Filippo Zamengo; Edoardo De Nicolais; Marcello Mauro; Massimo Vanden Heuvel; Silvia Ronco; Dario Lodetti; Giovanni Nanni; Paolo Postinghel; Stefano Pogliano; Oliva Maria Boles; Maria Rosaria Campanella; Sergio Rinaldi; Francesco Ricci; Stefano Fragasso; Fausto Lai; Davide Bertolucci; Giuseppe Pecere; Gianni Ferraris; Daniele Pandolfi; Roberto Garella; Alberto Gargiulo; Carlo Guarnieri; Marco Nava; Marcella Segna, Giorgio Ugazio; Oliva Maria Boles.
Ci dovrebbe una risposta ministro.