Da due anni Comune e Provincia pagano inutilmente l'affitto di un edificio che avrebbe dovuto ospitare i corsi della nuova scuola di magistratura voluta dall'ex Guardasigilli Roberto Castelli
Le aule del collegio Sant’Alessandro, di proprietà della Curia e scelte per ospitare i corsi, sono infatti desolatamente vuote. Nessuno sa se e quando le lezioni partiranno, tanto che il sindaco Franco Tentorio (Pdl), scoraggiato, non ha rinnovato il contratto di locazione. Inutile buttare altri soldi per una promessa non mantenuta dal ministro Alfano, che all’inizio del suo mandato si è prodigato per l’attivazione della scuola e poi l’ha dimenticata. La Provincia del leghista Ettore Pirovano, più ottimista ma decisamente in imbarazzo, continuerà a versare la sua parte per altri nove mesi, nella speranza che qualcosa si muova. Intanto, si sono spesi inutilmente 485 mila euro.
La storia inizia durante il mandato Castelli, quando nasce l’idea di collocare a Bergamo una delle tre sedi nazionali dell’istituenda scuola. L’allora sindaco Roberto Bruni (Pd) e il presidente della Provincia Valerio Bettoni (Forza Italia) prendono la palla al balzo: l’istituzione andrebbe a completare un polo giuridico d’eccellenza, visto che Bergamo ospita già l’Accademia della Guardia di Finanza.
Il Ministero però mette subito pressione. “C’era l’urgenza di reperire una sede, perché sembrava che la Scuola dovesse partire da lì a poco – spiega l’ex sindaco Bruni – Ci fecero presente che bisognava fare in fretta per battere la concorrenza di Brescia. Non avendo la disponibilità di edifici adatti, noi e la Provincia affittammo un’ala del collegio vescovile Sant’Alessandro, adatta allo scopo perché aveva già ospitato il tribunale fallimentare”. Il Ministero si dice soddisfatto, Alfano avvia l’iter burocratico e nel settembre 2008 si firma il protocollo d’intesa: il collegio ospiterà la sede provvisoria, in attesa della ristrutturazione di Palazzo Lupi, di proprietà demaniale, indicato come sede definitiva. Comune e Provincia iniziano a versare l’affitto, in attesa di segnali da Roma. Che non arrivano, se non sotto forma di vaghe rassicurazioni. “Prima delle elezioni comunali del 2009 arrivò in visita un funzionario del Ministero – racconta Bruni – ci disse che la Scuola poteva partire, ma che prima bisognava mettere nell’edificio anche gli arredi e i computer. Naturalmente a spese dei bergamaschi. Noi rispondemmo picche”.
Si arriva a settembre 2009 senza altre novità: Bruni rivolge un’interpellanza al suo successore Tentorio, per sapere che fine ha fatto la scuola. Tentorio spiega che il Comune, insieme alla Provincia, continuerà a farsi carico dell’affitto fino al 30 settembre 2012, a condizione che il Ministero si dia una mossa. Intanto si scopre che la scuola non è stata attivata perché la legge prevede che prima sia nominato il consiglio direttivo. Il Csm se la prende comoda e quindi bisogna aspettare fino all’estate 2010, quando il consiglio viene finalmente eletto. Sembra tutto pronto per partire, ma le comunicazioni con Roma si interrompono. Il bergamasco Roberto Calderoli assicura: i corsi partiranno in autunno. Ma è l’ennesima boutade. E il sindaco Tentorio perde la pazienza, lasciando scadere il contratto d’affitto il 30 settembre scorso. Per i bergamaschi si profila la beffa di aver gettato mezzo milione. Bruni, che nel frattempo ha presentato l’ennesima interrogazione, commenta sconsolato: “E’ uno sperpero di denaro pubblico e un comportamento sconcertante. Che sia colpa del Ministero o del Csm interessa poco. La verità è che, conoscendo le difficoltà per la partenza della scuola, non avrebbero dovuto metterci fretta. Noi ci siamo fidati e questi sono i risultati…”