Esistono due indagini dell’Università Cattolica e di Patti chiari (Abi) a proposito della cultura finanziaria degli italiani.
Secondo i ricercatori è molto bassa. Da un campione di mille famiglie (2100 individui) è saltato fuori che il livello di competenza su finanza e dintorni è pari a 3,5 su una scala che va da zero (totale assenza di concetti ed idee sul tema), a 10 (conoscenza ottimale).
A scuola è una bocciatura secca e forse sarebbe il caso di frequentare il mio nuovo Video Corso d’investimenti on line che trovate qui.
Ma vediamo insieme un paio domande a cui gli italiani hanno risposto ‘male’ o non hanno risposto.
“Volete investire in Borsa: acquistate due titoli della stessa azienda, due titoli di un’altra o un titolo di ciascuna?”
Il quesito (non posto particolarmente bene) dovrebbe servire a sondare la conoscenza degli italiani del principio della ‘diversificazione’. Un principio per nulla assodato, anzi molto controverso.
Lo stesso Warren Buffett, il re riconosciuto degli investitori globali, lo considera “la protezione dall’ignoranza“.
Un’altra domanda riguarda i titoli obbligazionari.
Si chiedeva di spiegare le ragioni della differenza dei tassi di rendimento fra titoli di Stato emessi da Stati diversi nella stessa valuta. Tradotto: perchè la Grecia deve pagare di più della Germania per farsi prestare soldi per il suo debito?
La risposta che volevano i ricercatori era solo una: i titoli a più alto rendimento sono sempre quelli più rischiosi. Ne discenderebbe il contrario: quelli a minore rendimento sono i meno rischiosi.
Anche in questo caso le cose non vanno sempre così sui mercati. Lo dimostra il fallimento di Lehman. I suoi titoli obbligazionari avevano rendimenti bassi (e voti alti) fino al giorno della bancarotta. Vi dice qualcosa anche il nome Parmalat?
Insomma, anche a giudicare dalle vicende recenti, gli italiani sono investitori assai migliori di come vengono descritti. Sono sopratutto prudenti e stanno molto attenti alle sirene dell’industria finanziaria. Del resto, per investire bene, è importante soprattutto conoscere e rispettare questi 5 principi che da molti anni chiamo della Finanza democratica:
1 Nessuno sa, e può, curare il nostro denaro meglio di noi;
2 Imparare ad investire è molto semplice e non serve essere laureati in economia e scienze finanziarie. Basta essere correttamente informati da chi è strutturalmente indipendente e non deve vendervi nessun tipo di prodotti finanziari. Basta saper fare addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, percentuali, e medie;
3 Grazie ad Internet, è facile e costa molto poco investire da soli e senza intermediari. E’ sufficiente aprire un conto bancario on line, le commissioni sono basse e alla portata di tutti gli investitori;
4 Investite solo in quello che capite e conoscete;
5 Non fidatevi di nessuno che vi proponga cose in contrasto con i punti 1, 2, 3 e 4.