Cultura

Magliana, la “cronaca criminale” e gli intrecci con i grandi misteri italiani

"La storia definitiva della banda" in un libro del giornalista Pino Nicotri, che racconta tutti i particolari della nascita del gruppo e i suoi legami con il mondo politico ed economico

di RQuotidiano

Quanto il neocapitalismo così caro a Pasolini abbia cambiato l’antropologia anche del crimine, lo si capisce dalle pagine di “Cronaca criminale-la storia definitiva della banda della Magliana” (Baldini Castoldi Dalai). L’autore, Pino Nicotri, per anni giornalista de ”L’Espresso”, racconta, con dovizia di particolari, gli intrecci misteriosi e l’evoluzione di questa Banda che ha segnato la cronaca nera per tanti anni. I ragazzi di vita che si incontrarono 12 giorni dopo il rapimento di Moro, il 4 marzo del 1978 alla stazione della Magliana provengono dal Trullo, da Testaccio, da Trastevere, in una Italia senza più risorse politiche, macchiata dagli omicidi di Pecorelli, Giorgio Ambrosoli e Michele Sindona.

Un luogo, un destino: i figli di una Mamma Roma “ senza più dignità e pietà” cercano il riscatto sociale nel crimine. Dediti a piccoli furti, con il rapimento del gioielliere Giansanti i ragazzi di vita, capeggiati da Giusepucci, “che solo a vederlo mette paura”, diventano “una struttura sociale di mutuo soccorso”, scrive l’autore. La loro storia si intreccia con i Nar della Mambro e Fioravanti. E poi ci sono le cene al “Fungo” e “Changrillà” con esponenti della mafia e della ‘ndrangheta calabrese. L’escalation della banda è fulminea. E dopo una lunga serie di regolamenti interni, arriva nel salotto buono della finanza italiana con il colpo di pistola alla gamba di Rosone, uomo del banco Ambrosiano. Ne è autore Danilo Abbruciati. Tre giorni prima di uscire dal carcere riceve la visita di Paoletti del Sisde e di Virgili, del sismi e del Sisde. Dopo gli anni ’80 in cui il gruppo del Testaccio e quello della Magliana si contendono il traffico di droga nella Capitale, arrivano i primi pentiti e il declino progressivo degli ex- ragazzi di vita. Ma l’ombra della banda si allunga anche sul caso Moro. Il comunicato n.7 del leader democristiano, osteggiato da Kissinger, sarebbe frutto di un accordo tra Steve Pieczenick, dell’unità di crisi di cui fa parte anche Cossiga contro l’eversione rossa, e un certo Chicchiarelli, falsario e rapinatore. Le indagini dopo la sua morte mettono in evidenza rapporti con servizi segreti, malavita romana e ambienti di estrema destra. E che dire, ci ricorda Nicotri, delle bufale sparate da “Chi l’ha visto?” sull’onda delle contraddittorie confessioni di Sabrina Minardi? Le propaggini della Magliana si addentrano ovunque la matassa intrecciata dei misteri d’Italia suscita domande senza risposta. Non a caso, Nicotri dedica il libro a Carlo Rivolta, Edoardo Agnelli a a tutti gli sconosciuti con la scimmia sulla schiena che non ce l’hanno fatta. “Ad Aldo Moro e a Emanuela Orlandi, traditi e venduti da tutti”.

Stefania Pavone

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