Fossero stati donati ai coniugi Blair probabilmente sarebbero già finiti su eBay, battuti all’asta dall’intraprendente Cherie. Invece l’elenco dei regali ricevuti dall’insediamento a Downing Street fino a oggi, il premier conservatore David Cameron, li ha resi pubblici. Insieme a tutti quelli dei suoi collaboratori. Con cene, pranzi e incontri ai quali lui stesso e i suoi adviser hanno preso parte per lavoro.
Chiarezza e trasparenza, è il motto del governo britannico di coalizione Tory-Lib-Dem. E così si viene a sapere che il nostro Silvio Berlusconi ha spedito all’amico Dave una serie di cravatte di seta, Marinella of course. Nicolas Sarkozy ha optato per delle racchette da tennis, mentre il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha mandato in dono un iPad. Peccato che mister Cameron ne avesse già uno, appena acquistato di tasca propria.
Il premier 44enne ha invece molto gradito la bottiglia di whiskey invecchiato donata da Francis Rossi, frontman degli Status Quo. Tanto che l’ha riscatta, versando, come vuole la ferrea regola del numero 10, l’ammontare del suo valore nelle casse dello stato. Il premier ha invece lasciato nelle cantine una serie di quadri spediti da Barack Obama, un cesto per il pic-nic dell’artista Kelly Hoppen e un paio di tappeti di valore, arrivati dal primo ministro turco Erdogan e addirittura dal general manager del Taj Mahal, hotel di Nuova Delhi.
“Nessun governo prima ha mai pubblicato i dettagli dei regali e degli incontri dei funzionari”, si è vantato con il Guardian il sottosegretario di gabinetto Francis Maude. In realtà non si tratta esattamente di un beau geste nei confronti dei cittadini contribuenti. Perché gli elenchi sono saltati fuori solo dopo l’insistenza di un ex sottosegretario laburista, Tom Watson, che in base al Freedom of Information Act (una legge che permette a chiunque ne faccia richiesta di entrare in possesso di documenti pubblici) ha preteso di conoscere i dettagli non solo dei doni, ma anche dei meeting di Cameron e dei suoi collaboratori.
L’obiettivo è quello di controllare quanto stretta sia la relazione che lega il primo ministro al magnate australiano Rupert Murdoch, proprietario della News International e della News Corporation (ovvero di Sun, Times, Sunday Times, News of the World e Sky News) e grande sostenitore dei Conservatori. Dai documenti emerge che Murdoch è stata la seconda persona a incontrare il premier appena messo piede a Downing Street. Andy Coulson, il capo della comunicazione di Cameron (l’equivalente di Alastair Campbell per Tony Blair) ha cenato fuori con membri della stampa nove volte. Quattro delle quali con rappresentanti della News International. La sproporzione si evidenzia anche monitorando gli incontri di lavoro degli altri stretti collaboratori di Cameron. Dal 13 maggio al 31 luglio questi hanno avuto ben undici meeting con giornalisti del gruppo Murdoch. Con la Bbc ci sono stati sei “abboccamenti”, con il canale privato Channel 4 solo uno, e altri cinque con Guardian, Daily Mail e Mail on Sunday (questi ultimi due di orientamento conservatore).
Il governo, invece, legge i dati sotto una luce diversa. Li usa cioè per dimostrare agli elettori che Cameron ha scelto di attorniarsi di un numero inferiore di consiglieri rispetto al predecessore laburista Gordon Brown, che batte in parsimonia per 15 a 23. Il costo totale di tutte le menti pensanti attorno al premier sarà quest’anno di 4,9 milioni di sterline (5,6 milioni di euro), ovvero 700mila sterline in meno della somma spesa dai laburisti. Del resto Downing Street deve dare l’esempio, dopo gli 83 miliardi di tagli selvaggi alla spesa pubblica annunciati dal ministro dell’Economia, George Osborne. Per la cronaca, infine, il vice primo ministro Liberal Democratico, Nick Clegg, non ha ricevuto alcun dono.
di Deborah Ameri