Quando si dice che il pensiero dei processi non lo fa dormire la notte. “Accendo la tv – dice il premier – e vedo talk show su tutti i canali dove mi dipingono come un criminale… È un continuo, tanto che la sera vado a letto pensando di essere veramente un criminale.. mentre io io ho la coscienza pulita, vivo in modo trasparente, sono diretto, generoso, ma mi viene il mal di stomaco nel vedere come mi descrivono. Non mi riconosco in quel Berlusconi che viene dipinto così, la verità è che c’è un corto circuito creato da stampa e magistratura che crea solo danni”. Sta tutta qui, in questa frase, l’ossessione del Cavaliere per lo scudo firmato Angelino Alfano. L’hanno riscritto, ribaltato, ristretto. Rendendolo retroattivo e rinunciabile e non replicabile. E così, nel giorno dei nuovi emendamenti, questo provvedimento si è trasformato in automatico e reiterabile per il Pdl, non reiterabile e valido una sola volta per Fli, impossibile per Pd e Idv. Tutto come previsto, insomma; il caos regna sovrano. Perchè Silvio preme. Ma il presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, è convinto che “non ci sarà il muro contro muro con i nostri alleati” e che, soprattutto, “non sarà messa a rischio la stabilità del governo”.

Lui ci crede, tutti gli altri un po’ meno. Perché la realtà è davvero diversa. Nonostante gli sforzi profusi da tutte le parti per dare un senso a questa storia, è toccato proprio a Italo Bocchino, il numero due di Fli, dire la verità sulla fine che rischia di fare la legge Alfano: “Secondo me va a finire su un binario morto”. I presupposti, infatti, ci sono tutti. Nonostante i continui tentativi, ormai rocamboleschi, di cercare un’intesa tra Pdl e  Fli sullo scudo che dovrebbe salvare Berlusconi dai processi, da un paio di giorni è chiaro a tutti che la legge Alfano non servirà a far slittare il giudizio della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento previsto per il 14 dicembre. Dalla Consulta, infatti, il messaggio è arrivato chiaro, le due leggi non sono assimilabili quindi l’esame di una non è interrotto dal lavoro parlamentare sull’altra. Ecco perché ieri Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari Costituzionali, ha parlato apertamente di prorogare “fino alla fine della legislatura” il legittimo impedimento in modo da far poi scattare lo scudo approvato a partire dalla prossima. Un’idea che ha creato nuove – e più pesanti – turbolenze tra gli ex alleati della maggioranza, che del gioco delle   tre carte messo in campo dal Pdl ne hanno piene le tasche: “Una modifica del legittimo impedimento non è all’ordine del giorno – ha tuonato il capogruppo finiano a palazzo Madama, Pasquale Viespoli – e non se ne parla proprio”.

Però chissà. Dice Stefano Ceccanti, senatore Pd: “Se la Corte non dovesse cancellare del tutto il legittimo impedimento, la maggioranza cercherà in tutti i modi di prorogarlo, oltre a inserire modifiche connesse all’eventuale sentenza di accoglimento parziale”. Insomma, è già pronto un piano alternativo e questo fa pensare ancora più concretamente che lo scudo Alfano finirà in cantina. “La maggioranza – conclude Ceccanti – ci sta trascinando in una colossale perdita di tempo per i cittadini”. Però, Vizzini nonmolla.Perché anche prorogando il legittimo impedimento “di una legge che tuteli la funzione ci sarà sempre bisogno”. Soprattutto nella prossima legislatura. Quando i piani di Silvio prevedono prima una sua nuova elezione a Palazzo Chigi e poi un immediato passaggio al Quirinale. Dunque, si deve andare avanti, nonostante un referendum finale ad alto rischio per il presidente del Consiglio. Ieri, insomma, lo scudo Alfano è diventato un’altra cosa grazie alla riscrizione del Pdl e i desiderata di Fli. È cambiato anche il titolo del ddl, diventando “disposizioni in materia di sospendione dei processi nei confronti del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio dei Ministri”.

L’articolo uno (suddiviso in cinque commi) dice: “Al di fuori dei casi previsti dall’articolo 90 e 96 della Costituzione, i processi penali del presidente della Repubblica e del presidente del consiglio, anche antecedenti l’assunzione della carica, sono sospesi”. È quindi il pm che esercita l’azione penale ad avvisare l’alta carica che il processo nei suoi confronti è sospeso mentre prosegue (questo vogliono i finiani) per tutti gli altri imputati. Insomma, nei casi in cui Berlusconi è coinvolto in un processo insieme   al figlio Piersilvio o a Fedele Confalonieri, la sospensione varrebbe solo per lui. Non si blocca neppure l’acquisizione delle prove “non rinviabili”, così come non viene pregiudicata la possibilità che possa proseguire il processo civile. La sospensione, invece, vale anche per i tempi della prescrizione. Gli emendamenti si voteranno tra due settimane. A tutto questo i finiani vorrebbero che fosse aggiunto che “la sospensione non è reiterabile e non si applica in caso di successiva investitura, anche nel corso della medesima legislatura, nella stessa o in altra delle cariche e delle funzioni”; una doccia gelata rispetto alle aspirazioni di Silvio che avrebbe mirato ad essere scudato a vita, o a palazzo Chigi o al Quirinale.

Dal Fatto Quotidianon del 29 / 10 /2010

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