Cooperazione allo sviluppo, questa sconosciuta. Con l’ultima Finanziaria il ministro Tremonti porta i fondi pubblici, che già erano di sotto della media europea, al livello più basso di sempre: meno dello 0,2 per cento del Pil. Con soli 179 milioni per il prossimo anno – ma al netto delle spese sostanzialmente neanche 100, fanno sapere dal mondo del non profit – siamo ormai lontanissimi dai 700 previsti per il 2008. Due anni di crollo verticale.
“Per questo siamo meno credibili e contiamo di meno nel mondo. Ma sembra proprio che la marginalizzazione del Paese non preoccupi la nostra classe dirigente”. Così Luca De Fraia, vice segretario generale di Action Aid Italia www.actioaid.it, commenta a caldo il taglio di spesa che rischia di mettere in ginocchio la cooperazione internazionale. Insieme ad Action Aid, organizzazione impegnata nella lotta alla povertà e in favore dei diritti umani, le ong italiane hanno lanciato l’allarme, ripreso e diffuso nei giorni scorsi da Vita www.vita.it, magazine italiano del non profit. Una realtà a volte trascurata, la loro loro, e passata sotto silenzio dai canali ufficiali d’informazione. Che rappresenta tuttavia un indicatore fondamentale del grado di solidarietà che l’Italia sa esprimere dentro e fuori i propri confini.
De Fraia, ci spiega perché i tagli sono davvero così gravi?
In occasione della prima manovra del governo Berlusconi, che già aveva portato a un dimezzamento delle risorse per la cooperazione, abbiamo valutato che con quei 400 milioni di euro si potevano somministrare 15 milioni di dosi del vaccino antipolio, o comprare 100 milioni di reti antimalaria. Fatti concreti, che possono cambiare la vita di milioni di persone. Oggi l’Italia è in fondo nella lista dei donatori, dietro a Paesi economicamente più piccoli del nostro, come Spagna e Olanda.
E con l’ultima Finanziaria?
La perdita di credibilità è ulteriormente evidente ora che gli aiuti del Ministero sono passati da circa 700 milioni di una volta a quasi 170 milioni. Si pensi solo che con queste promesse l’Italia non potrà saldare gli arretrati che deve a livello internazionale, incluso il Fondo Globale per la Lotta all’Aids, Tubercolosi e Malaria. Che figura ci facciamo?
C’è qualche speranza che Tremonti ci ripensi?
Le organizzazioni non governative hanno molto lavorato nell’anno della presidenza italiana del G8 per cambiare questa linea politica. Il ministro ha preso anche degli impegni, annunciando un piano per riportare gli aiuti italiani in linea con quelli stabiliti secondo impegni internazionali. Ma non è successo nulla. Una delusione provata anche da figure come Bill Gates e Bob Geldof, che nel 2009 hanno provato a sostenere la necessità di un’azione più generosa da parte del governo italiano. Hanno incontrato i leader, fatto pressione. Eppure, anche iniziative di questa natura non hanno sortito effetti.
In Gran Bretagna, invece, nonostante i durissimi provvedimenti anti-crisi presi dal Ministro dell’Economia, i soldi per la cooperazione aumentano: 11,5 miliardi di sterline in 4 anni, che faranno salire la cifra a sostegno delle ong fino allo 0,7 del Pil nel 2013
Possiamo vedere nella scelta del governo Cameron la manifestazione di un diverso modo di concepire le politiche di centrodestra, che sul fronte degli aiuti possono avere delle posizioni avanzate. Una scelta dalla quale si potrebbe imparare anche nel nostro Paese. Insomma, chi vuole usare l’argomento della crisi economica non è credibile. Detto questo, siamo tutti consapevoli delle tante emergenze che affronta l’Italia. Chiediamo solo un po’ di coerenza e affidabilità da parte di chi ci governa. E al ministro Tremonti, se vuole, di discuterne insieme. Seriamente.