Rilasciata la ragazza yemenita arrestata ieri perchè sospettata di aver spedito i pacchi bomba diretti in Inghilterra e America. Le autorità yemenite controllano altri 26 pacchi sospetti.
Arrestata ieri con la madre, in relazione alla spedizione di pacchi bomba verso gli Usa, Hanan al Samawi, 22 anni, al quinto anno di ingegneria informatica presso la facoltà di ingegneria di Sanaa è stata rilasciata, secondo quanto riferito da un parente.
Secondo la compagnia aerea del Qatar, “I due pacchi sequestrati a Dubai e in Inghilterra erano stati trasportati già a bordo di voli di linea passeggeri prima di finire sui voli cargo dove sono stati ritrovati. L’ordigno è stato trasportato su un Airbus A320 della Qatar Airways dalla capitale dello Yemen, Sanaa, fino a Doha, capitale dell’emirato”. Qui è stato trasferito su un altro aereo della compagnia che lo ha portato a Dubai, dove è stato scoperto e sequestrato dalla polizia locale.
Secondo la stampa Usa, dietro i pacchi ci sarebbe un noto artificiere saudita di Al Qaida in Yemen, Hassan Al Asiri. Il giovane, 28 anni, compare nella lista dei terroristi più ricercati dall’Arabia saudita e – secondo il New York Times – i pacchi bomba appena intercettati rappresentano la prova che gli uomini di Al Qaida in Yemen stanno migliorando la loro capacità di colpire gli Stati Uniti in terra americana.
La donna arrestata è stata rintracciata grazie a un numero di telefono cellulare trovato sulla documentazione relativa alla spedizione dei pacchi incriminati. Figlia di un ingegnere che lavora nel settore petrolifero nella provincia di Hadramout, viene dipinta dal suo avvocato, Abdel Rahman Burman, come “una studentessa tranquilla che non ha niente a che spartire con gruppi religiosi o politici di qualsiasi genere”. “Escludo che la mia assistita possa essere implicata nella vicenda”, ha assicurato Burman. Oltre al suo team legale, un’organizzazione a tutela dei diritti umani è scesa in campo a difesa della studentessa: “C’è più di un punto interrogativo su questo caso – ha detto Abdel Rahman Barman, capo dell’ong Hood – Sappiamo bene che al Qaeda non lascia mai traccia: è impossibile che la giovane si sia recata negli uffici delle due società, FedEx e UPS, e abbia messo il suo nome e numero di telefono su quei pacchetti”. Anche i suoi colleghi di università non credono al coinvolgimento di Hanan e hanno organizzato manifestazioni di protesta davanti all’ateneo di Sanaa.
In Italia sale l’allerta. “Abbiamo alzato l’attenzione e i controlli degli aerei che fanno scalo in Italia, provenendo da certi paesi”, in particolare dal Medio Oriente, ha detto Maroni a proposito dei pacchi bomba Usa. Il ministro ha aggiunto che c’è “uno scambio di informazioni con gli altri paesi. Sono stato in contatto con i colleghi europei. L’allarme comunque non riguarda l’Italia come paese di transito di quei pacchi verso gli Usa, in ogni caso abbiamo alzato l’attenzione”.
La minaccia di nuovi attentati ha avuto immediate conseguenze in tutti i paesi. I controlli di sicurezza negli scali americani sono stati rafforzati anche ricorrendo a cani antiesplosivo. La Francia ha sospeso il traffico merci proveniente per via aerea dallo Yemen. Londra ha decretato che tutti i voli cargo che transitano per lo Yemen non potranno atterrare nel paese: “Il livello di allerta – afferma il ministro dell’interno britannico Theresa May – resta elevato ma non è stato innalzato in seguito alle minacce, e questo anche perché “non ci sono indicazioni che un altro attentato sia imminente”. Mentre negli Stati Uniti – come ha riferito Janet Napolitano, il ministro alla Sicurezza interna degli Usa – proseguono le analisi sull’esplosivo trovato nei pacchi, le autorità di vari paesi sono impegnate a ricostruire la scia intercontinentale del rischio-esplosione tracciata dai pacchi. Quello scoperto allo scalo di East Midlands in Gran Bretagna era arrivato dallo Yemen all’aeroporto di Colonia, in Germania, e di qui imbarcato su un volo per il Regno Unito. Il ministro dell’interno tedesco ha annunciato che la Germania intende ora bloccare le spedizioni per via aerea dal paese mediorentale.
Il presidente americano Barack Obama ha avuto colloqui con il premier inglese David Cameron e con il re saudita Abdullah, ai quali ha espresso il apprezzamento per la collaborazione e per il ruolo svolto nell’evitare i falliti attentati. John Brennan, consigliere per la sicurezza americana, ha invece parlato con il presidente dello Yemen, Ali Abdallah Saleh, assicurandogli che gli Stati Uniti sono pronti ad “assistere” il suo governo “nella lotta contro Al Qaida nella penisola araba”. Un’offerta però rifiutata da Saana.
Nei pacchi intercettati ieri a Dubai e indirizzati a due comunità ebraiche di Chicago c’è una sorta di marchio di Al Qaeda. I plichi contenevano un impasto di piombo e pentrite (tetranitrato di pentaeritritolo, Petn), un esplosivo sintetico non sensibile all’umidità nascosto all’interno di una stampante e in una cartuccia, con un detonatore collegato a una scheda telefonica. Si tratta dello stesso esplosivo usato per il fallito attentato rivendicato da Al Qaida dopo l’11 settembre: quello del 25 dicembre scorso, quando lo studente nigeriano di 23 anni, Faruk Abdulmutallab, cercò di far saltare una bomba a base di Petn nascosta nelle mutande, a bordo di un volo Amsterdam-Detroit.
Le autorità yemenite hanno sequestrato altri 26 pacchi sospetti e interrogato dipendenti di società di trasporto aereo e della divisione cargo dell’aeroporto internazionale della capitale, Sanaa. Anche la polizia egiziana ha avviato ispezioni su tutti i pacchi in entrata e in uscita dal paese su aerei cargo, soprattutto su quelli in arrivo dallo Yemen.
Per il viceministro degli Esteri di Israele, Daniel Ayalon, gli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti, sventati nelle ultime ore, mirano “a colpire a un tempo gli ebrei e la sovranità dell’Occidente”. “I gruppi del terrorismo internazionale sono sempre più motivati a cercare di distruggere vite umane e di imporre la loro ideologia in Medio Oriente come nei Paesi occidentali”, ha detto Ayalon. Il fatto che il bersaglio fossero questa volta “istituzioni ebraiche” rivela inoltre a suo giudizio il progetto di “un doppio attacco: volto a colpire a un tempo gli ebrei e la sovranità delle nazioni dell’Occidente”.