Non siamo tra quelli che ogni qual volta Famiglia Cristiana arriva in edicola si precipitano ad acquistarla,e neppure tra quanti si esaltano alla lettura di ogni suo editoriale,anzi ci sono stati, ci sono e ci saranno editoriali che non ci sono piaciuti e non ci piaceranno. Basti pensare ad alcune prese di posizione in materia di bioetica, di fine vita, di riconoscimento delle coppie di fatto o dei diritti degli omosessuali. Proprio per questo rivendichiamo il diritto, anche per quella testata, di esprimere liberamente il suo punto di vista, senza essere minacciata, aggredita,solo perché non collima con quello del presidente editore. Così è accaduto quando la rivista dei paolini si è occupata di povertà, di accoglienza, di questione etica, e, da ultimo, dei comportamenti pubblici e privati di Berlusconi. Cosa hanno scritto di tanto terribile? Niente altro che i comportamenti di questi giorni sono in contrasto anche con la dottrina sociale della chiesa,con i 10 comandamenti, con i doveri di un qualsiasi politico, credente o non credente che sia. Parole che sarebbero accolte come normali ovunque, tranne che in Italia, dove tanta parte della gerarchia ha ormai relativizzato tutto, bestemmie comprese. Di fronte ad un bel finanziamento si può tentare un lodo anche sui 10 comandamenti,per non parlare delle virtù cardinali e sapienziali
“Vergogna, vergogna…Non si occupino di politica…Attacco basso e volgare…”, queste ed altre sono state le parole con le quali i vari Bondi e Alemanno hanno bollato l’editoriale di Famiglia Cristiana nel quale si evidenziava come il presidente non sia più in sé, anzi sia fuori controllo e dunque pericoloso. Per altrove stesse espressioni, forse persino più pesanti, sono pronunciate in privato da non pochi esponenti della maggioranza, terrorizzati alla sola idea di essere trascinati in un burrone dalle continue prodezze di un uomo che la moglie, per prima, non esitò a definire una persona malata e bisognosa di cure e, gira e rigira, si torna sempre al punto di partenza.
Ci piacerebbe sapere dalla guardia azzurra cosa dovrebbe scrivere un giornale che porta il nome di Famiglia Cristiana, dovrebbe forse elogiare la telefonata in questura? Dovrebbe credere alla panzana di Silvio Caritas che si occupa e si preoccupa dei poveri e dei bisognosi? Dovrebbe forse proporlo come figura di riferimento per la formazione delle minorenni o indicarlo come santo protettore delle case di accoglienza per giovani “sole e a rischio”, come si usava dire un tempo? O forse potrebbe avviare una raccolta di firme tra i lettori per proporre la concessione della beatitudine al presidente del Consiglio, sarebbe la prima volta che un simile riconoscimento sarebbe assegnato con il beato ancora in vita. Comprendiamo l’entusiasmo dei tanti atei devoti che popolano la corte di arcore.ma purtroppo per loro c’è un problema non facilmente risolvibile, neppure nella stagione del conflitto di interessi dominante: la proprietà di Famiglia Cristiana.
Il settimanale, infatti, ha due proprietà una di tipo terreno, l’altra di tipo celeste o celestiale. La prima si può pure provare ad ammorbidirla con il “metodo Boffo”, o magari con un bel taglio alla pubblicità, oppure chiedendo a qualche monsignore relativista se può prestarsi a scagliare una scomunica di regime. In ogni caso abbiamo la sensazione che la redazione sia sufficientemente attrezzata a tutelare dignità ed autonomia professione,ma anche se riuscissero a spaventare l’editore terreno resterà per loro l’ostacolo più duro: quello dell’editore ultra terreno che, a quanto si sa, non ha intenzione alcuna di monetizzare i peccati e le violazioni dei comandamenti e, a differenza dei Fisichella di turno, non vuole contestualizzare proprio nulla e non ha intenzione di accettare né indulgenze, né donazioni per favorire la causa di San Silvio dei bisognosi, purtroppo per loro non ci sarà neanche la possibilità di far approvare un lodo, perché da quelle parti le elezioni le hanno fatte tanto tempo fa e non sono ammessi interessi in contrasto con quelli di Dio, quello vero però, non quello falso di Arcore.