Il Ministro delle Piccole Opere si alza presto, la mattina. Il suo è un lavoro meticoloso, che richiede tempo, ombra, silenzio.
Il suo ufficio è una sala comune, dove costruisce giorno per giorno, insieme ai suoi collaboratori, i cantieri delle tante idee a cui daranno gambe, passo dopo passo.
Il Ministro delle Piccole Opere viaggia in bicicletta, per le strade di Roma, e quando si sposta lungo lo Stivale sceglie sempre i mezzi pubblici, possibilmente affollati.
Il suo primo compito è osservare, il secondo ascoltare, il terzo condividere.
Parla anche molto, s’intende. Ma con la gente, non con le televisioni… I comitati per lui sono validi interlocutori con cui confrontarsi, volta per volta: sono come sentinelle sperse nei bastioni del vasto territorio che ha il compito di amministrare, proprio per loro.
Il Ministro delle Piccole Opere in realtà di cose grandi ne ha da fare: sistemare l’intera rete idrica nazionale, curare i boschi e le golene dei fiumi, riqualificare stanza per stanza ogni edificio pubblico ed evitarne gli sprechi energetici…
Per questo non lo vedrete in giro a caccia di interviste su una qualche auto blu ministeriale, anche per questo non lo farà per professione piazzando un’altra tenda nel campeggio più lussuoso d’Italia che è diventato il nostro Parlamento…
Il Ministro delle Piccole Opere non inaugura, aggiusta. Non collauda, ripristina.
E’ ciò di cui avremmo più bisogno in questo Paese che uccide ogni giorno, anche oggi, per due stramaledette gocce di pioggia…