Nel pieno del Ruby-gate, il tam-tam viola è già partito: “Stop Berlusconi” dicono su Facebook il militanti del No B. Day. Con lo scandalo della minorenne, la rabbia del mondo gay che monta per l’ultima “battuta” del premier, con una maggioranza traballante e perfino i giornali di centrodestra che avanzano delle riserve sui comportamenti di Berlusconi, il popolo viola è pronto.
“Berlusconi dimissioni”: lo stesso slogan dei due No B. Day, torna lunedì prossimo 8 novembre, a Roma davanti al Parlamento e in tutte le piazze d’Italia. Il popolo viola lancia infatti un appello e una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi: “Anche un bambino – scrivono sulla pagina nazionale – si accorgerebbe che l’Italia è allo sbando: ad una crisi economica sempre più pressante si aggiunge una crisi democratica che è diventata palese. Il Presidente del Consiglio forza le istituzioni, trasferisce l’impunità di cui pensa di godere a minorenni che dovrebbero essere affidate ai servizi di recupero e racconta frottole alla Questura”.
La chiamata a raccolta è rivolta a tutti coloro “che hanno a cuore il futuro democratico del nostro Paese”: lunedì 8 novembre, dalle ore 15, alla riapertura delle Camere, davanti a Montecitorio “e in altri luoghi simbolici di tante altre città italiane”. L’organizzazione, naturalmente, è su Internet: “Per organizzare un presidio sotto la prefettura della tua città – aggiungono i viola -, scrivi a: pv.gruppi@gmail.com con oggetto ‘Presidio’” (qua la pagina del popolo viola su Facebook dove si può anche firmare l’appello).
Lunedì la Camera riaprirà dopo una chiusura forzata per inattività. Berlusconi, invece, sarà a Milano dove inaugurerà “La Conferenza nazionale della famiglia” organizzata dal sottosegretario per le Politiche per la famiglia Carlo Giovanardi.
Alla manifestazione ha già aderito l’Italia dei Valori che in un comunicato scrive: “Aderiamo convintamente all’appello lanciato dal Popolo Viola. L’otto novembre è anche il giorno della riapertura dei lavori alla Camera dei Deputati dove, noi dell’IdV, chiederemo conto al presidente del Consiglio e ai finiani dei loro atti e delle loro parole”.