Succede come in un’orgia per iniziati. A un certo punto della notte gli ospiti, senza darlo a vedere, si accostano alle uscite, nascondono le mani sporche di peccato, indossano frettolosamente i lunghi cappotti sui corpi ancora nudi, si lanciano occhiate d’intesa. Qualcuno ha avuto la soffiata: la polizia sta per arrivare. Eppure, apparentemente, tutto continua come se niente fosse, il padrone di casa, accecato della lussuria, corre di stanza in stanza, di copula in copula, il suo desiderio sfrenato ormai gli impedisce ogni idea razionale. Ma la casa comincia a svuotarsi, qualcuno si addolcisce la bocca con un cioccolatino prima di eclissarsi nella notte, perfino i camerieri si tengono pronti a sfilarsi la divisa, a mollare sul primo tavolo i vassoi ricolmi di bicchieri e di bottiglie di champagne, a rinunciare alla paga della sera pur di non avere grane.
È più o meno questa l’aria che si respira in casa Pdl, adesso che anche i giornali del padrone, i suoi inservienti, i suoi garzoni, i suoi lacchè mandano segnali di insofferenza, rompono il muro di cemento che ha difeso il forte da ogni attacco. Non so ancora se siamo di fronte all’ultimo atto di una commedia tragica (o di una tragedia comica, fate voi), quella che negli ultimi vent’anni ha polverizzato ogni residuo di serietà in questo paese. So che, presto o tardi che sia, ci troveremo a dover fronteggiare lo spettacolo desolante delle macerie, il lezzo degli avanzi, la casa in cui gli ori della menzogna al crepuscolo rilucevano come in un sogno, e che invece, con la luce sinistra del sole mattutino, dopo l’orgia, dopo la verità, apparirà in tutta la sua miseria e in tutto il suo squallore.
È il sesso, ancora una volta, il punto di caduta del cavaliere. E stavolta non per una banale questione di reati contro la moralità pubblica e il buon costume, ma perché la mercificazione dei corpi attuata dal potere, dal suo potere – prima quello mediatico poi quello simbolico del super-uomo di razza italica – attraverso decenni di contraffazione culturale, ha trasformato il sesso in un’illecita presa di distanza dall’umanità, e l’Italia intera in quel luogo di confine dove si può consumare sesso voyeuristico a basso costo, in parole povere in una repubblica da peep-show.
Lo aveva capito Pasolini (di cui proprio in questi giorni ricorrono i trentacinque anni dalla morte) che nella sua opera più controversa, Salò o le 120 giornate di Sodoma, fa pronunciare al Duca una frase che non stonerebbe in bocca all’inquilino di Palazzo Grazioli mentre passa in rassegna le sue reginette di bellezza: “Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui. Per tutto quanto riguarda il mondo voi siete già morte!”.
Niente di più terribile, niente di più vero.