In seguito al mio precedente post su ‘Confindustria ed università’ il Responsabile dell’Ufficio Stampa della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli (LUISS) mi ha inviato la seguente lettera che riporto integralmente.
Roma 3 novembre 2010
Gentile dottor Sylos Labini,
faccio riferimento al suo articolo comparso su Il Fatto Quotidiano nella versione on line del giornale, sabato 30 ottobre, dal titolo “Confindustria e università”, solo per avere l’opportunità di fare qualche precisazione.
Confindustria ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita e nel posizionamento della LUISS, facendosi carico di tutte le necessità che la creazione di un ateneo comporta, fino alla sua autonomia. Successivamente, proprio in forza di un principio imprenditoriale – e in casa Confindustria non potrebbe che essere così – l’Università ha orientato il proprio funzionamento a politiche di autonomia finanziaria che ne fanno una realtà efficiente e virtuosa: le sole rette degli studenti bastano a coprire oltre il 70% del budget disponibile.
Un discorso più generale meritano, invece, i ranking nazionali ed internazionali, i cui parametri sono spesso fondati su elementi discutibili, variegati o non attuali rispetto all’evoluzione del sistema, come ben sa chi lavora con questi dati.
L’indagine CIVR citata risale ormai al 2003 (e si riferisce alle pubblicazioni 2001-2003), ed è quindi superata; mentre LUISS non compare nell’indagine internazionale del Times semplicemente per aver scelto di non aderire considerando non qualificanti i parametri utilizzati.
Ci sono, tuttavia, altre indagini utili ad avere un quadro più completo.
L’indagine CENSIS/Repubblica classifica la LUISS nella graduatoria delle Università non Statali al 1° posto per le Facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza e al 2° posto per la Facoltà di Economia
L’indagine del Sole 24 ore del 2009 colloca la LUISS al 1° posto per la voce “Talenti”, ovvero la percentuale di matricole con voto di maturità superiore a 90/100, e al 2° posto con riferimento al basso numero di iscritti che rinunciano agli studi. Molto positivo anche il dato dei laureati in corso e il rapporto di uno a sette tra docenti e studenti.
La nuova classifica di Vision colloca la LUISS al 2° posto nella classifica riparametrata tenendo conto delle dimensioni dell’Ateneo. Tra l’altro, in questa indagine, la LUISS occupa il 1° posto per il dato dell’attrattività e nel dato citazioni su Google Scholar in rapporto al numero di docenti.
L’indagine sull’inserimento professionale dei laureati LUISS evidenzia risultati in gran parte migliori rispetto ai dati di Almalaurea, con riferimento alle percentuali di occupati, di disoccupati e stipendio medio mensile.
Da ultimo, la qualità di un Ateneo non può che valutarsi anche in riferimento al numero di richieste di iscrizioni. Nel 2010, l’Università intitolata a Guido Carli ha superato ogni record finora raggiunto per le domande pervenute che sono state oltre 4.000, per soli 1.300 posti, con un incremento di oltre il 60% negli ultimi cinque anni.
Sono sicura che l’attendibilità dei numeri non rende necessaria che io invochi la normativa sul diritto di rettifica.
Distinti saluti
Annalisa Pacini, Responsabile Ufficio stampa
Ringrazio la Dottoressa Pacini per l’attenzione al mio blog. Alla sua lettera di chiarimento vorrei aggiungere qualche commento:
Altre classifiche internazionali che sono usualmente considerate, e che perlomeno sono internazionalmente riconosciute, sono:
quella del Center for World-Class Universities of Shanghai Jiao Tong University in cui non c’è accreditamento ed è assolutamente trasparente nei criteri. In questa classifica la LUISS non compare tra le prime 500 posizioni. Restringendo l’attenzione alla categoria Economics/Business non si trova nessun Ateneo italiano nelle prime 100 posizioni al mondo.
quella da poco pubblicata del Centre for Higher Education Development in cui, di nuovo, la LUISS non compare in nessuna delle categorie analizzate.