Per la difesa di Totò Riina racconta solo “aria fritta”, ma la corte ritiene necessario sentire Massimo Ciancimino e le sue verità sulle responsabilità degli “ambienti istituzionali romani” sul caso De Mauro e sull’uccisione del procuratore Pietro Scaglione. Lo hanno deciso i giudici della corte d’assise di Palermo, presieduta da Giancarlo Trizzino, che per il delitto processa il “Capo dei capi”, che lo scorso 21 ottobre aveva deciso di acquisire uno scritto dell’ex sindaco mafioso del capoluogo siciliano, Vito Ciancimino, e il verbale dell’interrogatorio di suo figlio.
L’uomo che attraverso la memoria e le carte del padre starebbe riscrivendo la storia dei rapporti tra mafia e politica è stato chiamato a deporre il 19 novembre nell’aula bunker dell’Ucciardone. Dovrà dare spiegazioni sugli appunti del padre che collegava la scomparsa del giornalista al delitto Scaglione a partire dalla circostanza, ormai accertata, che prima di scomparire De Mauro aveva incontrato il procuratore.
Era andato a trovarlo, su suggerimento di un collega, perchè aveva scoperto fatti che avrebbero fatto “tremare l’Italia”. Non si è mai saputo quale fosse il contenuto di quel colloquio di 40 anni fa. Ma lo stesso Ciancimino fa riferimento alle due principali piste del processo: la morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei e il golpe Borghese.
Le carte di Vito Ciancimino portate dal figlio al pm Sergio Demontis saranno sottoposte a una perizia grafologica e merceologica attraverso la quale la corte intende stabilire l’autenticità degli appunti e la loro collocazione nel tempo. Anche il legale di Riina, Luca Cianferoni, si dice interessato all’accertamento, convinto com’è che Massimo Ciancimino, raccontando solo “aria fritta”, abbia un disegno narrativo “che sta infestando l’Italia” con il quale pensa di salvare il tesoro ereditato dal padre. “Quelle carte sono false” sostiene la difesa di Riina che ricorda di avere chiesto l’audizione del figlio di don Vito già cinque anni fa nell’ambito dei processi per le stragi del 1992 e 1993.
L’irruzione di Ciancimino nel caso De Mauro scatenerà il contrattacco di Riina e sposterà in avanti i tempi del processo che era giunto, in pratica, alla conclusione dopo quattro anni di udienze. E provoca indirettamente l’apertura di un’altra “finestra” dibattimentale con l’arrivo di altri due testimoni. Uno è Giancarlo Drago, redattore del giornale L’Ora, che vide per ultimo Mauro De Mauro la sera in cui scomparve. L’altro è Raffaele Girotti, prima a capo della Snam e poi presidente dell’Eni. A 92 anni sarà sentito sulle circostanze della morte di Mattei sull’aereo caduto il 27 ottobre 1962 (sarebbe stato scettico sulla tesi originaria della “disgrazia”) nonchè sul ruolo e sui rapporti con l’Eni dell’avvocato Vito Guarrasi, il famoso “mister X” che per quale tempo occupò le cronache controverse del caso De Mauro.
E con i testi d’annata arrivano anche alcuni reperti storici: gli appunti del giornalista sul caso Mattei, trovati nel cassetto della sua scrivania al giornale L’Ora, e i nastri con la registrazione dell’ultimo discorso pubblico di Mattei a Gagliano Castelferrato (Enna) prima di prendere il volo con l’aereo caduto a Bascapè.