Al via a Firenze la tre giorni dei rottamatori. “Prossima fermata: Italia”, questo il titolo della kermesse promossa dal sindaco del capoluogo toscano, Matteo Renzi, assieme al consigliere regionale lombardo del Pd, Pippo Civati, che nel suo blog spiega: “Si parlerà della Terza Repubblica, di cittadinanza, di ambiente, di diritti, di banda larga, di fisco, di ricerca. E di una politica diversa da quella degli ultimi vent’anni”.
Sono previsti centoventi interventi “orizzontali” di cinque minuti ciascuno intervallati da canzoni, poesie e spezzoni di film. Tra gli ospiti più attesi figurano il sindaco di Bari Michele Emiliano, Debora Serracchiani e Ivan Scalfarotto. Ma soprattutto ad affollare gli spazi della Stazione Leopolda della città saranno gli amministratori locali e i militanti del Pd. “Non ci saranno interventi di vip – ha assicurato Renzi – ma non mancheranno sorprese”.
La classe dirigente del Partito democratico non vede di buon occhio i rottamatori e in questi mesi non sono mancate le polemiche. Forse non poteva essere altrimenti. Il movimento è nato in maniera informale grazie a un’intervista del sindaco di Firenze a fine agosto. Mentre Veltroni e Bersani incrociano le spade sui giornali con lunghe lettere-lenzuolate, Renzi dichiara: “Il nuovo Ulivo fa sbadigliare – e aggiunge che – è arrivata l’ora di rottamare i leader del Pd. Un cambio di dirigenza nel partito è la pre-condizione per battere Silvio Berlusconi”. Secondo il sindaco toscano è ora di puntare su ”gente che viene dal territorio”, a partire da Nichi Vendola, Sergio Chiamparino e Nicola Zingaretti. Infine la stoccata per i dirigenti democratici: “Lo statuto del Pd parla chiaro, anche se è rimasto inapplicato: dopo tre mandati parlamentari giù’ dalla giostra”.
Dichiarazioni che lasciano il segno a cui seguono risposte a dir poco piccate. “Se vogliono rottamarmi devono inseguirmi perché sono sempre in giro per il mondo” (Massimo D’Alema); “Non è questo il momento di escludere qualcuno” (Rosi Bindi); “Arrivando a Firenze volevo andare volontariamente da uno sfasciacarrozze, ma sono tutti chiusi per ferie. Non dobbiamo regalare alla destra le nostre divisioni” (Dario Franceshini); “L’importante e’ che, sempre, nelle posizioni di ciascuno, assieme alla critica, scatti l’affetto alla ditta’”. (Pierluigi Bersani); “Come farebbe una vecchia zia che, dico che il tema del rinnovamento delle classi dirigenti, non si può affrontare con parole che sono un po’ maleducate” (Anna Finocchiaro). Persino il governatore pugliese prende le distanze dal linguaggio di Renzi: “Non vanno rottamate le persone, vanno rottamate le culture politiche”.
Insomma il verbo rottamare non piace e il suo significato scuote le vecchie élite. Pronta la risposta di Renzi che in un intervista al Corriere della Sera si dice disponibile a non usare più quella parola a patto che la maggior parte dei dirigenti del Pd cambi lavoro. “E’ una sintesi mediatica che ha funzionato fin troppo”. Quel che contano sono le proposte politiche e il programma dei rottamatori è chiaro: rinnovamento generazionale, sugli investimenti sulla banda larga o sulla sostenibilità’ energetica.