Si sono dati un obiettivo minimo. “Campare 120 anni. Almeno”. Una cosuccia così, tanto per cominciare. E siccome Silvio Berlusconi e il suo socio don Verzé sono uomini del fare, non hanno perso tempo. Bando alle ciance, allora. Anche perché il premier ha passato le 74 primavere e il suo amico, il prete fondatore del San Raffaele, ha già tagliato il traguardo dei 90. Per campare quanto Matusalemme il progetto è il seguente: “Si mette un chip sottopelle che legge il genoma e segnala se c’è qualcosa che non va”. Semplice no? Si chiama medicina predittiva. Parola di Don Verzé. Ma c’è poco da ridere perché dietro queste chiacchiere ci sono progetti milionari con tanto di finanziamenti pubblici. Insomma, affari.
A Lavagno, in provincia di Verona, sorgerà il centro scientifico “San Raffaele Quo Vadis”. Una mega struttura su un’area di 500 mila metri quadrati dedicata alla “promozione e al mantenimento dell’integrità biopsicospirituale”. Il super-appalto vale 150 milioni. E’ stato annunciato in pompa magna nel 2007 dallo stesso Berlusconi, ma i lavori non sono ancora partiti. Nel frattempo però si autorizzano nuove strade, autostrade e svincoli al servizio dell’annunciato polo di ricerca. Si comincia così. E poi si vedrà. Intanto però la premiata ditta Berlusconi-Don Verzé tira le fila di affari più concreti. C’è la Molmed, un’azienda specializzata nella ricerca farmaceutica nel campo dei medicinali anticancro.
Il libro soci di questa società è una specie di foto di gruppo della grande famiglia Berlusconi & friends. Vediamo. L’azionista principale è la Fininvest con il 24 per cento del capitale, poi c’è il San Raffaele di Verzé con un altro 10 per cento. Quindi, con l’8 per cento, troviamo Ennio Doris, il patron della Banca Mediolanum, uno dei soci della prima ora del premier. Un altro 7 per cento circa è invece intestato a una finanziaria con sede nel paradiso off-shore di Madeira, che negli anni scorsi gli atti ufficiali segnalavano come riconducibile al gruppo svizzero Arner, la banca luganese da sempre vicinissima a Berlusconi. La stessa Arner, del resto, fino a pochi mesi fa controllava una partecipazione di poco superiore al 2 per cento nella Molmed.
Gli incroci però non finiscono qui. Il direttore generale della società farmaceutica si chiama Marina del Bue: suo fratello Paolo è il banchiere, socio fondatore della Arner, accusato dalla procura di Milano di aver gestito i fondi neri della Fininvest.
Nel febbraio del 2008 i titoli della Molmed, un acronimo che sta per Molecular Medicine, sono stati collocati in Borsa. L’operazione ha fruttato 56 milioni di euro. I soldi, come si spiega nel prospetto informativo del collocamento, servivano a finanziare gli investimenti nella ricerca di nuovi farmaci antitumorali. Per almeno un paio di prodotti, annunciano i manager di Molmed, la sperimentazione si trova ormai in una fase molto avanzata.
A quanto sembra, però, con l’andar del tempo gli investitori credono sempre meno alle promesse targate Molmed. Al momento del collocamento, che viene gestito da Banca Imi (gruppo Intesa), l’azienda Molmed viene valutata dal mercato circa 224 milioni di euro. Un prezzo che, in mancanza di prodotti reali già messi in commercio, si basa per intero su una speranza, quelli dei ricavi che verranno se e quando le ricerche si trasformeranno in farmaci veri. Insomma è una quotazione sulla fiducia. Che a poco a poco, complice anche la crisi dei mercati finanziari, finisce per diminuire. Anche perché i bilanci parlano chiaro: nel 2009 cinque milioni di ricavi e circa 17 milioni di perdite. Risultato: a meno di tre anni dal collocamento la Molmed vale in Borsa non più di 86 milioni di euro. Come dire che strada facendo ha perso quasi due terzi del suo valore.
Tre mesi fa la società farmaceutica è tornata a batter cassa chiedendo nuove risorse agli azionisti. Una sessantina di milioni in totale, anche questi destinati a finanziare la ricerca. Nel frattempo però la foto di gruppo degli azionisti è cambiata. E così si scopre che la Fininvest di Berlusconi è rimasta al comando con la sua quota del 24 per cento. Il San Raffaele ha invece fatto un passo indietro dal 21 per cento è sceso al 10 per cento circa. In altre parole Don Verzé ha saltato un giro, rinunciando ad aprire il portafoglio per partecipare all’ultimo aumento di capitale. Niente paura. I soldi ce li ha messi Berlusconi. D’altronde, se camperanno davvero 120 anni e più, l’amico prete avrà tutto il tempo per restituirgli il favore.
da Il Fatto Quotidiano del 5 novembre 2010