L’illegalità crescente nella politica, nell’economia e in alcuni pezzi dello Stato sta determinando un livello di crisi inaccettabile in tutti i principali ambiti della vita del paese.
Accanto ai cittadini onesti, magistrati di diverse parti d’Italia stanno lavorando con coraggio e determinazione per ripristinare i principi di Legalità, Giustizia, Democrazia ed Uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione.
E’ per tale ragione che la criminalità organizzata sta lanciando messaggi di minacce di attentati, soprattutto contro i magistrati che stanno conducendo delle indagini che potrebbero portare alla luce la verità sulla trattativa fra mafia e pezzi dello Stato che ha portato alle stragi del ’92 e del ’93 e alla nascita della seconda Repubblica.
E’ chiaro che si tratta di un sistema criminale da “colletti bianchi”, ed è altrettanto evidente che le conseguenze di questo comportamento delinquenziale le stiamo pagando tutti quanti: come si può sperare nell’applicazione del principio di Democrazia e di Uguaglianza, del diritto alla Salute e al Lavoro se pezzi dello Stato trattano con i criminali che si arricchiscono rubando le risorse che dovrebbero essere destinate ai cittadini?
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono barbaramente uccisi perché decisero di combattere questo tipo di sistema, ed il loro sacrificio rappresenterebbe il nostro più grande fallimento se noi permettessimo alla mafia e alla ’ndrangheta di minacciare i magistrati che oggi stanno portando avanti la stessa battaglia di Legalità e Giustizia dei loro predecessori.
Riteniamo inaccettabile l’atteggiamento del ministro Angelino Alfano che, poco dopo le recenti minacce contro i giudici siciliani e calabresi (nel mirino anche giornalisti), attacca per mezzo degli uffici del ministero della Giustizia il pm antimafia Nino Di Matteo per aver criticato in qualità di Presidente dell’ANM palermitana la collaborazione di alcuni colleghi con lo stesso ministero.
Di Matteo, sostituto procuratore della Dda di Palermo, si occupa di molte delicate inchieste: dalla trattativa tra pezzi dello Stato e mafiosi per fermare le stragi (e che potrebbe aver provocato l’accelerazione dell’uccisione di Paolo Borsellino nel ’92) alle dichiarazioni dell’ex boss Gaspare Spatuzza e del collaboratore Francesco Campanella che parlano del presidente del Senato, Renato Schifani, del suo passato di avvocato civilista e degli uomini dei boss Graviano (cit.).
Rendiamoci conto, senza troppi giri di parole, che l’attacco delle cosche mafiose ed i tentativi di delegittimazione da parte di pezzi delle Istituzioni contro i più importanti esponenti dell’antimafia, indipendentemente dalla causalità degli avvenimenti, mettono in serio pericolo la vita di queste persone, perché i tentativi di isolamento potrebbero essere interpretati come un maggiore incentivo a portare avanti progetti stragisti.
Teniamo bene a mente che attualmente siamo in una fase delicatissima delle indagini relative alle stragi del ’92 e del ’93 portate avanti dalle procure antimafia di Palermo, Caltanissetta, Milano e Firenze. In questo contesto, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi pone in essere una violenta campagna denigratoria contro la magistratura che va ad alimentare quel pericoloso clima di isolamento che già condusse Giovanni Falcone e Paolo Borsellino alla morte.
Non possiamo e non dobbiamo lasciarli soli: il nostro ed il loro futuro dipende dalla capacità di restare uniti e di difenderci a vicenda.
Invitiamo singoli cittadini e associazioni ad unirsi a noi per lanciare un messaggio forte, chiaro e deciso a chi ha intenzione di portare definitivamente alla deriva il nostro Paese: gli italiani difenderanno i propri magistrati e non si realizzerà alcun isolamento. Saremo la loro scorta.
A tal fine, abbiamo messo in programma due tipi di iniziative:
– una grande giornata di manifestazione nazionale, e cioè un sit-in davanti alle procure di Palermo, Roma, Firenze e Milano alle ore 10.00 di sabato 20 novembre 2010;
– una serie di iniziative, anche simboliche, da attuare nell’arco di brevissimo tempo nel caso in cui prima del giorno 20 novembre si mettesse in atto un provvedimento disciplinare contro il giudice Di Matteo.
E’ importante tenere presente che queste iniziative saranno identificate solo ed esclusivamente con le associazioni che vorranno partecipare, nel senso che non ci sarà alcuna riconducibilità a partiti o personaggi politici, che, se vorranno e come spesso accade, parteciperanno così come qualsiasi altro cittadino. Pertanto, non ci sarà alcuna forma di personalizzazione che possa consentire alla criminalità e ai mezzi di informazione di ridurre la portata e il significato della mobilitazione.
Gli esponenti politici potranno ovviamente aderire spontaneamente all’evento con la loro presenza davanti ai tribunali o con altre forme di solidarietà (comunicati ecc…).
Per la prima volta, forse, riusciremo noi a disorientare Cosa Nostra e a indebolire i suoi intenti criminali. In altri termini, dobbiamo presentarci come una massa di persone “in prima linea” identificabile solo nei valori di Legalità e Giustizia.
MOVIMENTO AGENDE ROSSE – COMITATO SCORTA CIVICA