Maurizio Sacconi fa il ministro del Lavoro. Ma in realtà potrebbe servire messa oppure officiare al ministero della propaganda teologica, se un governo guidato da Silvio Berlusconi se lo potesse permettere. Nell’ambito del lavoro Sacconi è uno di quegli ex socialisti – come Cicchitto e Brunetta – ossessionati solo da una cosa: vendicarsi della Cgil, degli ex comunisti e di tutti coloro che circa venti anni fa hanno contribuito a mettere la sordina a quelli come lui, socialisti craxiani, cresciuti e pasciuti all’ombra delle prebende, dei favori e dei sostegni che la grande famiglia socialista distribuiva senza riserve. Quando sentiamo parlare oggi di lotta ai parassiti, alle rendite di posizione, ai privilegi, andrebbe sempre ricordato come hanno fatto carriera e goduto di un posto al sole simili personaggi. Sacconi fino a poco tempo fa era anche ministro della Salute e nel pieno dell’emergenza, poi rivelatasi irreale, dell’influenza suina faceva acquistare tonnellate di vaccini – che non sono serviti a niente – foraggiando quell’industria farmaceutica in cui sua moglie occupa un ruolo di direzione centrale. Così tanto per ricordare.
Ma è sul fronte dell’etica e dei rapporti tra privato e pubblico che il ministro dà il meglio di sé. Lo si è visto nel caso di Eluana Englaro quando, in nome del rispetto della vita, Sacconi guidava il fronte di coloro che si auguravano per Eluana una vita inesistente, intrisa solo di sofferenza. Oggi Sacconi si è cimentato in un’altra bella prova di sé, mostrando un gusto penoso per tutto ciò che sa di retrivo, reazionario, frutto di altre epoche e altri mondi.
“Il governo – sostiene il ministro – è pronto a dare sostegni alla famiglia ma solo a quella naturale, fondata sul matrimonio, ed orientata alla procreazione” “Senza nulla togliere al rispetto che meritano tutte le relazioni affettive – bontà sua – che però riguardano una dimensione privatistica, le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione”. Vi amate, state insieme una vita, fate figli, costruite un rapporto stabile, pensate sia giusto avere un aiuto dal governo e poi arriva un ministro, un “servitore” dello Stato che vi dice che siete figli di una “dimensione privatistica” solo perché non vi sposate mentre chi lo fa assurge alla dimensione “pubblica” dispensatrice di diritti e di sostegni. Che dire? Che la postura mistica se coltivata, irrobustita e alimentata di pregiudizi e luoghi comuni o di rancori e strumentalità politica può divenire un randello robusto scagliato contro cittadini e cittadine inermi (mai contro il libertino ricco e potente…mette voi il nome). Ancora una volta si esplicita quella “banalità del male” che sembra essere una cifra costante di questo governo e dei suoi improbabili ministri, forti con i deboli e sempre a carponi con i potenti.
Sacconi però riesce a fare meglio, perché quello che dice, come lo dice, la violenza con cui provoca effetti sulle vite reali non è tanto diversa da quello che fa un gruppo di studenti, giustamente molto esecrati, che vivono in una zona lontana da noi, tra le montagne impervie dell’Afghanistan. Si chiamano talebani. Se Sacconi fosse nato da quelle parti, siamo certi che troverebbe divertente dispensare massime di vita ai suoi simili. Magari provando il gusto della lapidazione che qui non può fare. Almeno per ora.