Il 5 novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il “pacchetto” che raccoglie le “nuove misure in materia di sicurezza dei cittadini”. Io lo voglio ribattezzare, lo chiamerò “pacchetto delle balle”: una serie di spot per raccogliere, in vista dell’ormai prossima caduta del governo, i voti dei celoduristi in camicia verde che stanno ormai pensando di mandare a quel paese Silvio Berlusconi e le sue giovani veicolatrici d’amore. L’errore di Maroni questa volta è stato, per giustificare i provvedimenti razzisti, fingere di ispirarsi a direttive europee che sconosce palesemente. Vorrei quindi approfondire qui alcuni aspetti di questo pacco, più che pacchetto; in particolare quelli che riguardano immigrazione e prostituzione per cui è stata nominata “invano” la direttiva europea.
Dal pacchetto balle viene prevista “la possibilità di applicare le misure di prevenzione (per esempio, il foglio di via) anche per chi esercita la prostituzione violando le ordinanze dei sindaci in materia di sicurezza urbana”. Come al solito si colpiscono i più deboli e si salvano i criminali, abilità peculiare di questo Governo: si bersagliano le vere vittime della prostituzione, ovvero le stesse ragazze costrette a vendere il proprio corpo e non si prevedono inasprimenti o misure più efficaci per combattere il racket della prostituzione gestito dalla criminalità organizzata. Sui clienti non una parola. Ma come può in effetti Maroni perseguire clienti e sfruttatori? E’ notorio che parlare di corde in casa dell’impiccato non è cosa gradita. Eloquente quanto accaduto al ministro dell’allucinazione Mara Carfagna che aveva provato a far inserire nel pacchetto sicurezza le norme contro la prostituzione che da un anno sono parcheggiate in Parlamento. Norme che prevedono provvedimenti contro “l’utilizzatore finale”. E sappiamo come Berlusconi sia lider maximo tra gli utilizzatori finali: lo ha premiato Ghedini, ricordate? Dopo il caso Ruby&affini le norme della Carfagna sono sparite dal decreto legge e sono tornate nel moribondo disegno di legge.
Come se non bastasse, il foglio di via per chi esercita la prostituzione in strada violando le ordinanze dei sindaci, è assolutamente illegale ed inapplicabile, come spiega il Codacons: “Se il Parlamento, con una apposita legge, vieta la prostituzione in strada, allora si puo’ far applicare la misura del foglio di via, ma in tal caso la si deve applicare su tutto il territorio nazionale. Altrimenti, in assenza di una normativa ad hoc, non si puo’ applicare una misura come quella del foglio di via sulla base di una semplice ordinanza di un sindaco, ordinanze peraltro gia’ ritenute illegali laddove sono state impugnate al Tar”. Il foglio di via sarà emesso solo nei confronti di quelle prostitute sorprese in flagranza di reato, dunque solamente se la prostituta “esercita” in un Comune in cui il sindaco abbia emesso un’ordinanza che ne vieta l’esercizio. Altrimenti nulla. E ovviamente il foglio di via varrà solo per le prostitute straniere; se sei italiana, quindi, buon lavoro!
E le escort, vi chiederete voi? Ma è ovvio, per loro il discorso cambia. Se tra i tuoi clienti ci sono il premier e/o i ministri, interi o a metà, e dunque non ti serve pescare per strada, sei al sicuro, e anche a te buon lavoro!
Sul versante dell’immigrazione all’interno dell’Ue, dunque dei cittadini comunitari, l’ingnoranza e l’illegalità di questo governo è abnorme. Nella “cosa” di Maroni si legge: “Viene introdotto l’allontanamento coattivo (espulsione) del cittadino comunitario per motivi di ordine pubblico se questi permane sul territorio in violazione delle prescrizioni previste dalla Direttiva 38/2004 sulla libera circolazione dei comunitari”. La direttiva europea 38 del 2004 stabilisce i requisiti che consentono ai cittadini comunitari di stabilirsi in un altro Stato dell’Unione per un periodo superiore ai 90 giorni. Alle critiche di chi accusa il governo di marciare contro l’Europa e di aver stilato un provvedimento “antirom”, Maroni ha risposto in anticipo: «Abbiamo preventivamente notificato la decisione alla Comunità europea per sapere se la Commissione è d’accordo o meno». Fermo restando che la Comunità Europea non esiste più (si chiama Unione Europea e questo già la dice lunga sulla competenza istituzionale del ministro), siamo curiosi di conoscere ora la posizione della stessa, che sta già studiando le carte, come rivelato oggi a mezzo stampa. Maroni e il suo pacchetto in realtà violano totalmente i principi UE: il trattato consente restrizioni all’esercizio del diritto di libera circolazione solo per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica. E ordine pubblico per l’Europa non è stare antipatici alla Lega. Nella direttiva si specifica che il diritto fondamentale e personale di soggiornare in un altro Stato membro è conferito direttamente dal trattato ai cittadini dell’Unione e non dipende dall’aver completato le formalità amministrative. In nessun caso una misura di allontanamento dovrebbe essere presa nei confronti di lavoratori subordinati, lavoratori autonomi o richiedenti lavoro, quali definiti dalla Corte di giustizia, eccetto che per motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza.
La direttiva parla di “un diritto di un soggiorno permanente per i cittadini dell’Unione che hanno scelto di trasferirsi a tempo indeterminato nello Stato membro ospitante rafforzerebbe il senso di appartenenza alla cittadinanza dell’Unione e costituisce un essenziale elemento di promozione della coesione sociale, che è uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione. Occorre quindi istituire un diritto di soggiorno permanente per tutti i cittadini dell’Unione ed i loro familiari che abbiano soggiornato nello Stato membro ospitante per un periodo ininterrotto di cinque anni conformemente alle condizioni previste dalla presente direttiva e senza diventare oggetto di una misura di allontanamento. Per costituire un autentico mezzo di integrazione nella società dello Stato membro ospitante in cui il cittadino dell’Unione soggiorna, il diritto di soggiorno permanente non dovrebbe, una volta ottenuto, essere sottoposto ad alcuna condizione”.
Al punto 21 la direttiva europea del 2004 non può essere più chiara nel contraddire le balle xenofobe di Maroni: “l’allontanamento dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari per motivi d’ordine pubblico o di pubblica sicurezza costituisce una misura che può nuocere gravemente alle persone che, essendosi avvalse dei diritti e delle libertà loro conferite dal trattato, si siano effettivamente integrate nello Stato membro ospitante. Occorre pertanto limitare la portata di tali misure conformemente al principio di proporzionalità, in considerazione del grado d’integrazione della persona interessata, della durata del soggiorno nello Stato membro ospitante, dell’età, delle condizioni di salute, della situazione familiare ed economica e dei legami col paese di origine”.
Dopo questa cascata di corbellerie e menzogne c’è una buona notizia però: tutti quei cittadini europei, e io prevedo che saranno quasi tutti rom, che verranno espulsi dal nostro territorio, potranno fare ricorso all’Ue: “in ogni caso il cittadino dell’Unione e i suoi familiari dovrebbero poter presentare ricorso giurisdizionale ove venga loro negato il diritto d’ingresso o di soggiorno in un altro Stato membro”. Quindi, dopo le espulsioni di massa, prepariamoci a stilare dei ricorsi di massa!