Negli ambienti della letteratura gialla lo chiamavano “Lo strano caso della scuola e della cultura italiana”.
Negli ambienti della magistratura la chiamavano “Operazione salviamo il salvabile”.
Fatto sta che la vicenda era senza precedenti.
Da un po’ di anni nelle scuole italiane si stavano verificando dei furti che avevano dell’incredibile.
Dapprima iniziarono a scomparire i gessi.
Immediatamente la colpa si addossò sugli scolari più indisciplinati che avrebbero sottratto i gessi per tracciare sulle strade di periferia i bordi di un illegale campo da calcio.
Successivamente scomparve la carta igienica.
Questa volta la responsabilità cadde su alcune bidelle afflitte da problemi economici, anche se alcuni genitori ritennero più probabile l’ipotesi di un blitz di qualche ambientalista più attento alla salvezza di un albero che all’igiene degli scolari.
Il caso però iniziò ad interessare gli ambienti della magistratura solo quando dalle aule cominciarono a sparire i primi insegnati di sostegno. Improvvisamente i piccoli allievi afflitti da handicap non trovarono più al loro fianco gli insegnanti che fino ad un minuto prima li avevano sostenuti. Gli unici a dar peso all’accaduto furono i genitori dei bambini afflitti da disagio e gli insegnati che iniziarono a far sentire le loro voci. Voci che la maggioranza tacitò con frasi del tipo “Basta, siete i soliti comunisti disfattisti che vedono ladri da tutte le parti!”.
Tuttavia la magistratura avviò delle indagini.
Indagini che divennero più approfondite quando dalla scuola iniziò a sparire addirittura il “tempo pieno tradizionale”.
Magistratura e polizia italiana si unirono in uno sforzo congiunto ma le ricerche non portarono a nulla di nuovo. Il ladro, stimolato nel suo ego, cominciò a irridere i magistrati e si fece più scaltro tanto che, in un colpo solo, riuscì a far sparire addirittura due secoli di Storia dai libri degli alunni di scuola media. Il furto ricevette l’inspiegabile plauso di alcuni genitori derubati che iniziavano a provare simpatia per quel ladro così sfacciato e scaltro.
Si andò avanti così per anni e la gente, occupata da altri problemi, a poco a poco cominciò a disinteressarsi a questo genere di furti. Alcuni studiosi ritennero che tale atteggiamento derivasse da una certa abitudine ad essere derubati. Fatto sta che il disinteresse generale provocò sia il quasi abbandono delle indagini da parte di magistrati e poliziotti sia l’aumento di audacia del ladro che continuò indisturbato i suoi furti. Sparirono così due ore di italiano nelle scuole medie e, alla fine, oramai esaurito il capitolo Scuola, si passò al capitolo Cultura.
Anche teatri e musei furono visitati dal ladro e senza che nessuno potesse correre in loro aiuto. Difatti i magistrati, stanchi dei continui maltrattamenti, erano emigrati all’estero e le auto della polizia erano ferme nei garage senza più un goccio di benzina.
Il caso poi fu definitivamente archiviato quando la maggior parte della gente identificò il ladro con un nostrano Robin Hood in grado di tutelare gli interessi dei derubati.