A Milano gli zingari hanno denunciato il sindaco Letizia Moratti e il vice sindaco Riccardo De Corato. L’accusa è di aver sgomberato circa duecento accampamenti lasciando i rom, che vi sopravvivevano, al proprio destino.
Gli sgomberi sono avvenuti senza preavvisi o con avvisi verbali che precedevano di poche ore lo sgombero.
Che le baracche siano da eliminare è fuori di discussione, ma come non porsi il problema di dove sistemare le persone che vi sopravvivevano?
Gli sgomberi hanno posto anche fine alle tante esperienze scolastiche che stavano facilitando l’inserimento di bambini Rom nella scuola. “Il diritto all’istruzione è l’unica possibilità per questi bambini di poter pensare a un futuro diverso”. Hanno dichiarato le loro maestre.
Agli sgomberi quindi non sono seguite azioni, da parte del Comune, volte alla ricerca di una reale alternativa alle baracche. Un Comune civile deve porre rimedio al problema che ha questa gente.
In realtà il Comune di Milano, come dichiarato nella denuncia presentata da 39 firmatari presso la Procura della Repubblica, ha avanzato solo “proposte di sistemazione che prevedono lo smembramento delle famiglie (gli uomini da una parte, le donne e i bambini dall’altra) e a volte la separazione dei figli dai genitori; in ogni caso sistemazioni temporanee, spesso in dormitori pubblici o in strutture di accoglienza fatiscenti.”
Eppure, si legge sempre nella denuncia, “il 29 agosto 2008 il Comune di Milano ha ricevuto € 13.115.700 dal Fondo per la sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico del Ministero dell’Interno.”
Il finanziamento è stato ottenuto dal Comune di Milano per un progetto avente come scopo: “la riqualificazione, la messa in sicurezza, l’alleggerimento delle aree adibite a campi nomadi e l’integrazione sociale e lavorativa” dei rom.
Dei tredici milioni stanziati, undici milioni sono stati usati per “sgomberi, misure di controllo e segregazione delle famiglie rom”, mentre due milioni saranno destinati, “ma ad oggi nessun reale progetto si è concretizzato”, a percorsi d’integrazione sociale.
La denuncia mette anche in evidenza come “Milioni di Euro sono stati sperperati sull’altare della sicurezza e le popolazioni coinvolte non hanno ricevuto alcun giovamento ma al contrario un peggioramento delle loro già misere condizioni di vita e un accentuato isolamento ai margini della società.”
Tutto questo nonostante “La Regione Lombardia, mediante le disposizioni della legge regionale N° 77/89, disciplina gli interventi a favore delle popolazioni nomadi e seminomadi, intesi a favorire rapporti con le comunità locali ed a migliorare le interrelazioni con le istituzioni pubbliche per una più ampia tutela sociale nel rispetto della identità culturale e delle abitudini di vita.”
L’episodio di Milano mi fa tornare in mente quello avvenuto a Verona dove il sindaco Flavio Tosi fu condannato per “propaganda di idee razziste”.
Nel 2001 il sindaco di Verona avviò una campagna razzista contro i Sinti veronesi. Intere famiglie italiane di etnia sinta furono sgomberate dal loro luogo di residenza e costrette a viaggiare da uno spiazzo all’altro per tutta l’estate. Al tutto si aggiunse una violenta campagna mediatica fatta di toni accesi e manifesti inneggianti l’operato del sindaco Tosi.
La Cassazione condannò il sindaco di Verona a due mesi di carcere per “propaganda razzista”, oltre al versamento di 50.000 euro alle vittime e al pagamento di tutte le spese legali.
Naturalmente il sindaco non scontò i due mesi in carcere, ma l’episodio rappresentò un traguardo di civiltà che ci invita oggi a guardare con speranza al futuro.
Confidiamo che il sindaco di Milano trovi una valida sistemazione per i rom.
Nel frattempo mi sento in dovere di ringraziare il Gruppo di Sostegno Forlanini, il gruppo dei genitori che affiancano le famiglie rom e gli avvocati, per il profondo senso di civiltà che emana la loro lotta.