Appena eletto alla presidenza di Confcomercio, ormai più di quattro anni fa, Carlo Sangalli mise subito in chiaro come la pensava. “Il problema dell’incompatibilità non mi pare sia molto seguito in Italia”, aveva scandito l’ex politico, manager e lobbista rivolto alla folla di giornalisti che lo assediava per sapere se intendeva rinunciare almeno a qualcuna delle sue numerose poltrone. “Non mi dimetto da niente”, tagliò corto. Inutile chiedersi, allora, se ieri Sangalli si sia almeno posto il problema della possibile incompatibilità tra la sua posizione di leader dei commercianti italiani e la nuova carica che gli è stata affidata: consigliere di amministrazione della Mondadori, il gruppo editoriale più grande d’Italia che fa capo a Silvio Berlusconi.

Proprio ieri l’assemblea dei soci della casa editrice presieduta da Marina Berlusconi ha nominato tre nuovi amministratori. Oltre a Sangalli, anche il giornalista e poi manager mondadoriano di lungo corso Roberto Briglia e il professore di Finanza aziendale Angelo Renoldi, ben conosciuto nel mondo berlusconiano e da un decennio consigliere del gruppo Mediolanum, a sua volta partecipato da Fininvest. Certo l’incrocio appare a prima vista singolare. Non si ricorda un altro presidente di Confcommercio nominato nel board di una grande società quotata in Borsa. E per di più, questa volta, l’azienda in questione è controllata dal presidente del Consiglio. In estrema sintesi, si può dire che il gran capo dei commercianti è finito a libro paga del premier, seppure per un compenso poco più che simbolico, all’incirca 10 mila euro l’anno. A voler sottilizzare, ci si potrebbe chiedere con quale spirito Sangalli possa rappresentare l’esercito dei commercianti italiani alle trattative sulle molte questioni aperte con il governo di Berlusconi. E chissà che cosa pensano i librai. La loro associazione di categoria è affiliata a Confcommercio, ma il presidente di quest’ultima siede nel consiglio di amministrazione di un colosso del settore. Un colosso che ha interessi spesso diametralmente opposti a quelli dei piccoli operatori.

Incompatibilità? Macchè. Nel Paese dei conflitti d’interesse la questione Sangalli può anche finire per sembrare del tutto marginale. E comunque il presidente di Confcommercio è uomo di mondo. Classe 1937, cresciuto democristiano, per più di vent’anni, fino al 1992, parlamentare Dc e poi inamovibile leader dei commercianti milanesi e dal 2006 sulla poltrona più importante della confederazione nazionale, Sangalli di certo non si è mai distinto per le sue posizioni critiche nei confronti dei governi di centro destra. Al massimo qualche uscita un po’ nervosa, giusto uno sfogo come quello dell’inverno scorso per le misure fiscali appena varate dall’esecutivo. Ma poi tutto si è sempre ricomposto in fretta. E d’altra parte non si contano le occasioni ha affiancato orgoglioso e sorridente il presidente del Consiglio. 

Poltrona dopo poltrona, l’inossidabile Sangalli non solo è riuscito a rimanere in sella dopo il crollo della prima repubblica, ma anche rafforzato la sua posizione diventando una delle figure chiave del potere berlusconiano a Milano. E così, giusto per citare le cariche più importanti, troviamo il capo di Confcommercio nel ruolo di vicepresidente della ricchissima Fondazione Cariplo, una sorta di santuario del potere economico milanese a cui fa capo la quota più importante di Banca Intesa. Ma Sangalli è anche vicepresidente della Fondazione Fiera di Milano, che ha un ruolo centrale nell’organizzazione dell’Expo. Alla collezione di poltrone mancava giusto un’azienda quotata in Borsa. La Mondadori di Berlusconi gli ha fatto anche questo regalo. E tanti saluti all’incompatibilità.

Da Il Fatto Quotidiano del 12 novembre 2010

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