Silvio Berlusconi andrà in Parlamento. E chiederà la fiducia. Prima al Senato poi alla Camera. Ma dopo la finanziaria. Lo annuncia lo stesso presidente del Consiglio, ricevendo anche il plauso del Capo dello Stato: “Tutti d’accordo, prima la manovra”. Giorgio Napolitano aggiunge: “D’altronde ci si regolò analogamente nelle vicende di fine anno 1994”.

Il premier ha rotto gli indugi con una lettera inviata a Gianfranco Fini e Renato Schifani, presidenti di Camera e Senato, nella quale ha illustrato le sue volontà. “Il governo ha intenzione di verificare il permanere del rapporto di fiducia da parte del Senato e, immediatamente dopo, da parte della Camera dei deputati. La richiesta che avanzo tiene naturalmente conto del fatto che le mie ultime comunicazioni sulla situazione politica vennero da me rese in data 29 settembre prima presso la Camera dei Deputati e quindi, il giorno successivo, presso il Senato della Repubblica”.

D’accordo il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. “Adesso c’è la mozione di sfiducia e dicono: ‘no, c’e’ la finanziaria, e voi volete farla saltare’. Non è cosi lo voglio dire: noi siamo dispostissimo a far votare in Parlamento la sfiducia dopo la finanziaria a condizione che il centro destra non faccia melina sulla legge di stabilità”, ha detto. In linea anche Pierferdinando Casini e i finiani. Berlusconi, ha detto Casini, “è chiamato a quel senso di responsabilità che lo deve portare, se c’è bisogno, a fare un passo indietro”. Analoga posizione espressa da Italo Bocchino, capogruppo Fli a Montecitorio. ”La formalizzazione della crisi è una presa d’atto della difficile situazione attuale e senz’altro un fatto proficuo perche’ consente a tutti di assumersi le proprie responsabilità e fare chiarezza”. Auspichiamo, ha aggiunto, “senso di responsabilita’ da parte di Berlusconi affinché chiuda una fase ormai politicamente conclusa e contribuisca ad aprirne una nova nell’interesse degli italiani, che hanno bisogno di un governo piu’ incisivo di quello attuale”.

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