Ci sono voluti due mesi, ma finalmente lo studente autistico della prima classe del liceo scientifico “Carmelo Caminiti” di Messina ha ottenuto un insegnante di sostegno che lo aiuti a seguire le lezioni. Quello che gli avevano inizialmente assegnato era cieco, quindi del tutto inadatto a rispondere ai suoi bisogni. In gioco c’era il diritto allo studio dello studente, un principio sacrosanto che proprio qualche giorno fa il Tar della Sardegna ha praticamente riaffermato riconoscendo un congruo risarcimento a una famiglia che avevava mandato a scuola un figlio disabile a cui non era però assegnata adeguata assistenza.
Il caso di Messina è comunque arrivato a soluzione dopo un lungo braccio di ferro tra la famiglia dello studente sostenuta dal Sindacato famiglie disabili (Sfida) e le autorità scolastiche. Una diatriba paradossale che sia il preside del liceo Francesco Muscolino sia i suoi superiori avrebbero potuto risolvere utilizzando un criterio di normale buon senso. Due mesi sono passati nel frattempo, due mesi durante i quali, dopo una lunga serie di diffide presentate dal Sfida, si era arrivati a proporre una via d’uscita ancor più insensata: affiancare al docente cieco un altro insegnante di sostegno. Soluzione di compromesso però giustamente respinta dalla famiglia. Ora arriverà nel liceo di Messina un docente di sostegno che ha le prerogative giuste per assistere lo studente autistico, almeno per seguirlo nella sua iperattività e accompagnarlo nella sua crescita culturale.
Ma perché solo ora, con le stesse regole da seguire, con le stesse graduatorie in vigore da cui ricavare il sostegno necessario? Difficile dare una spiegazione che abbia senso. Tanto più se si tiene conto che – anche in questo caso – delle tante regole di cui tener conto si è trascurata la regola fondamentale: il diritto allo studio dello studente autistico. Un diritto in verità che nelle scuole italiane trova spesso dinanzi a sé ostacoli insormontabili: perché anche i disabili spesso pagano i ritmi di gestione del ministero, salvo poi arrivare come in Sardegna a dover risarcire chi si è visto negare questo diritto. Pochi giorni fa, infatti, i giudici del Tar hanno depositato una sentenza in cui si riconosce a una famiglia il risarcimento pr il danno morale subito in seguito al fatto che la scuola non aveva dato adeguata assistenza la figlio disabile. Un danno riconosciuto per l’alunno, una beffa per la scuola.