Torna alla vita politica da donna libera e lo fa con idee chiare e concilianti. Bisogna lavorare con tutte le forze democratiche affinché cadano le sanzioni contro la Birmania, uno Stato che ha bisogno di aiuto. Il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, liberata ieri dopo sette anni di arresti domiciliari, è tornata a parlare in pubblico e lo ha fatto davanti alle migliaia di persone raccolte vicino alla sede della Lega nazionale per la democrazia (Nld) a Rangoon. San Suu Kyi, 65 anni, negli ultimi 21 anni è stata agli arresti per tre lustri.
Secondo fonti del Nld, l’intenzione della leader è quella di lavorare con “tutte le forze democratiche” alla riconciliazione nazionale, smuovendo la Birmania dal muro contro muro con la giunta militare. Ai suoi sostenitori ha detto che “c’è democrazia quando il popolo controlla il governo”: “Accetterò che il popolo mi controlli – ha aggiunto precisando – Dovete resistere per quello che giusto”.
“La base della democrazia è la libertà di parola – ha spiegato il premio Nobel per la pace nel 1991 – e anche se penso di sapere cosa volete, vi chiedo di dirmelo voi stessi. Insieme, decideremo quello che vogliamo, e per ottenerlo dobbiamo agire nel modo giusto. Non c’è motivo di scoraggiarsi”, ha proseguito Suu Kyi, aggiungendo poi di “non provare rancore” verso la giunta militare che l’ha privata della libertà per 15 degli ultimi 21 anni.
Vestita di blu, con un fiore giallo tra i capelli, l’icona della dissidenza ha inoltre detto di “non temere le responsabilità”, aggiungendo di “avere bisogno dell’energia della popolazione” e che ha intenzione di lavorare “per migliorare il livello di vita” in Birmania.
Suu Kyi ha poi concluso il discorso spiegando che la sua voce, da sola, “non è democrazia. Niente può essere raggiunto senza la partecipazione della gente”.
In precedenza, la donna aveva incontrato una trentina di diplomatici asiatici e occidentali nella sede del Nld, mentre all’esterno la folla continuava a ingrossarsi e a intonare slogan in suo onore. ”Se il popolo vuole veramente la revoca delle sanzioni internazionali contro la Birmania, ne terrò contro”
”Questo è il momento in cui la Birmania ha bisogno di aiuto”, ha detto la leader democratica usando il vecchio nome del suo paese, e non Myanmar, nome scelto dalla giunta militare. “Le nazioni occidentali, le nazioni orientali, il mondo intero…. tutto comincia con il dialogo”, ha aggiunto nella prima conferenza stampa dopo la sua liberazione.
Secondo gli osservatori Suu Kyi lavorerà con i paesi occidentali per la revoca delle sanzioni, un provvedimento che in passato aveva appoggiato, ma che ora ritiene colpisca il popolo e non la giunta militare.