Cronaca

Brescia, sono scesi dalla gru i quattro immigrati

Sono scesi dalla gru, alle 21.50, dopo 16 giorni di protesta. Sajad, Jimmy, Rashid e Arun, i quattro ragazzi che con la loro protesta hanno portato alla ribalta nazionale il problema della sanatoria per gli immigrati e tenuto in apprensione e sotto scacco un’intera città tra cariche di polizia, scontri di piazza, e feroci polemiche politiche. Da una parte la Lega, e il sindaco Paroli intransigenti nel non voler trattare con gli immigrati, dall’altra il comitato Diritti per Tutti e una città non ha fatto mancare gesti di solidarietà.

Il primo a scendere è stato il pakistano Sajad, accolto da un boato della folla che si era radunata ai quattro angoli della piazza: lui ha prima risposto agli applausi e alle urla di incitamento, salutando con la mano e urlando “lotta dura senza paura”, poi ha percorso i primi 15 metri, fermandosi ad aspettare il leader del gruppo Jimmy, quello che in questi giorni ha parlato con i giornalisti e tenuto unito il gruppo. Quindi è stata la volta di Rashid, il ragazzo marocchino che ha tenuto in apprensione fino all’ultimo i mediatori inviati dalla Questura, e ha rifiutato qualsiasi trattativa, dicendosi pronto a scendere solo se lo avessero seguito tutti gli altri compagni di lotta. I tre si sono fermati a pochi metri da terra per aspettare l’altro loro amico, il pakistano Arun, il più religioso del gruppo, che non ha mancato di salutare la folla di amici e gli attivisti del comitato Diritti per Tutti.

Alla base della gru, i quattro ragazzi sono stati presi in consegna dagli avvocati Manlio Vicini, Sergio Pezzucchi, Alessandro Zucca e Luisella Savoldi che li seguiranno in tutte le fasi che stanno già iniziando in Questura, dall’identificazione, alla contestazione di eventuali reati. E la presenza degli avvocati è stata una precisa richiesta avanzata dai quattro: i legali adesso li accompagneranno in Questura e li assisteranno in tutte le procedure di identificazione e nelle azioni legali necessarie per ottenere il permesso di soggiorno.

di Leonardo Piccini