Il Pd è spiaggiato da mesi in una penosa agonia. Oggi gli eventi (il vendolico Pisapia che espugna Milano) e gli interventi (un surreale Cacciari sul Corsera) tracciano plasticamente le ferite mortali sul costato del cetaceo piddino. L’avvocato vincitore delle primarie anticipa la vicina opa di Nichi Vendola sul partito. Cacciari certifica la fine dell’Intellighenzia artificiale di sinistra. L’acuto filosofo prestato purtroppo alla politica, come già aveva fatto, pubblicizza di nuovo Luca Corsero di Montezemolo come “un pezzo della società civile”. Non ci credo ogni volta che lo leggo, eppure dice proprio così. È l’ultimo frutto amaro dell’elìte di sinistra la cecità di fronte ai santuari del sistema. Ha tentato di farne parte per troppo tempo. Ha coltivato troppo a lungo il complesso di inferiorità nei confronti del mondo “produttivo” scossa da tremori identitari.
Questa classe politica da operaista che era è diventata confindustriale senza passare per il riformismo. È rimasta tristemente consociativa senza mai prendere davvero il potere. Ora non resta che abbandonare quel sogno di Dc di sinistra coccolato dagli anni novanta prima che lo facciano gli elettori. Sembra indispensabile ripartire da un partito laico, legalitario e solidale che abbia come pubblico di riferimento ceto medio, precari e operai, con lo sguardo privilegiato della legalità, che rimane il problema dei problemi. Un’Italia umile, attenta alle regole e accogliente che non è davvero rappresentata e che comincia a perdere le staffe. E non importa se rischia di non esser maggioritaria. Non è il momento di un partito inclusivo. Ed è impensabile risorgere senza morire. Bersani è tra l’altro un’ottima vittima sacrificale. Sul FICARUMO (Fini Casini Rutelli Montezemolo) convergano invece gli enrichiletti, i fioroni e magari anche i franceschini. Rappresentano legittimamente interessi diversi.