Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari Antonio Lovecchio ha revocato la confisca dei terreni su cui sorgeva l’ecomostro Punta Perotti e ha disposto la restituzione dei terreni alle imprese costruttrici che subirono tale confisca al termine del processo per lottizzazione abusiva della zona.
Il progetto per la realizzazione degli ecomostri – costruiti dalle imprese Matarrese, Andidero e Quistelli – nacque negli anni Ottanta con tutte le carte in regola: concessioni edilizie e autorizzazioni di Comune e Regione. Che Punta Perotti non fosse abusivo lo stabilì anche la Cassazione nell’ottobre ’97, quando restituì ai proprietari gli immobili che erano stati sequestrati.
La magistratura barese, due anni dopo, assolse otto persone tra costruttori e progettisti, sancendo che tutte le carte erano in regola, ma dispose la confisca del complesso per varie violazioni ambientali. Tale provvedimento, confermato dalla Cassazione nel 2001, insieme con l’assoluzione degli otto imputati per aver agito in buona fede, fu alla base delle procedure per l’abbattimento.
Il 20 gennaio 2009 la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha ritenuto la confisca dei suoli una sanzione arbitraria e condannò l’Italia per violazione dell’art.7 della Convenzione dei diritti, ritenendo che la confisca illegale costituisse un’ingerenza nel legittimo diritto dei ricorrenti di beneficiare delle loro proprietà. Oltre a riconoscere alle imprese un indennizzo di 40 mila euro ciascuna, la Corte di Strasburgo si riservò di quantificare il danno materiale da risarcire e invitò il governo italiano a cercare un accordo con i costruttori entro sei mesi.
Edificato sul lungomare di Bari nel 1995, Punta Perotti è il nome di un complesso immobiliare costruito all’altezza della spiaggia di Pane e Pomodoro. Prende il nome di Armando Perotti, a cui è dedicata la strada. Le macerie del palazzo sono state sotterrate sul posto nonchè parzialmente ridotte in ghiaia e utilizzate per la riqualificazione del lungomare. Dopo l’abbattimento si è proceduto a preparare l’area per la costruzione di un parco pubblico, con la realizzazione di impianti sportivi e aree a verde.
Le società costruttrici Sudfondi, Iema e Mabar in una nota congiunta commentano così la vittoria giudiziaria ottenuta questa mattina: “La revoca della confisca dei terreni di Punta Perotti conferma per l’ennesima volta, il comportamento corretto tenuto dai legali rappresentanti delle società, sempre assolti in tutti i gradi di giudizio, e rappresenta una ulteriore soddisfazione morale che si aggiunge alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo”. “La restituzione delle aree arbitrariamente ed illegittimamente confiscate – spiegano – va considerata come un primo parziale risarcimento dei gravissimi danni patiti” a cui “dovrebbe seguire, in base alla legge 102/2009, la liquidazione da parte dello Stato degli ulteriori danni sulla base dell’attuale destinazione urbanistica dell’area di Punta Perotti”.“In mancanza di una immediata e soddisfacente liquidazione del risarcimento danni – aggiungono i costruttori – la Corte europea di Strasburgo, dove la causa è ancora pendente a questo scopo, provvederà direttamente a quantificare gli importi e ad ingiungere il pagamento allo Stato italiano”.
“E’ opportuno sottolineare, inoltre – insiste la nota – che la decisione del Tribunale di Bari è immediatamente esecutiva e che la paventata variante urbanistica volta a rendere inedificabili le aree di Punta Perotti, oltre che essere in aperta violazione della legge e della sentenza della Corte Europea, non sortirebbe altro risultato che diminuire il valore degli immobili restituiti alle società ed aumentare ancora di più il rilevantissimo importo dovuto dallo Stato a titolo di risarcimento, con enorme aggravio per le casse del Comune di Bari”. I costruttori, dopo la restituzione delle aree, “valuteranno le più appropriate e legittime scelte imprenditoriali nel contesto delle decisioni che saranno adottate dalle autorità italiane e dalla Corte europea con la ormai prossima sentenza sulla quantificazione economica dei danni”.
Le associazioni ambientaliste fanno fronte comune contro la ricementificazione dell’area. “La revoca della confisca dei suoli su cui sorgeva l’ecomostro di Punta Perotti ci allarma – commentano Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia e Marino Spilotros, presidente del Circolo di Bari – chiediamo al Comune di Bari di porre in essere tutte le iniziative possibili per evitare che su quell’area verde, diventata oggi simbolo della legalità e della tutela dell’ambiente, si ritorni a costruire”. “Auspichiamo – continuano i due esponenti di Legambiente – che le società costruttrici siano disponibili a venire incontro alle esigenze di un’intera città, ma anche dell’Italia, dal momento che il Paese intero si è mobilitato contro quello scempio edile”. “Noi – concludono – difenderemo, se necessario, con nuove battaglie l’area di Punta Perotti da nuove cementificazioni visto che, finalmente, dopo tanti anni, si è trasformata in un parco verde attrezzato e frequentato da centinaia di famiglie”.
Secondo il Wwf la decisione di questa mattina “pone il problema del futuro di quell’area che deve rimanere assolutamente inedificabile escludendo definitivamente ogni possibilità di ricostruzione”. In una nota, l’associazione presideuta da Stefano Leoni dichiara: “Da un punto di vista ambientale e paesaggistico, poco importa se a sbagliare siano stati i soggetti privati o pubblici. Certo è che lo scempio era davvero enorme sotto tutti i punti di vista, scempio a cui fortunatamente grazie anche al coraggio del sindaco Emiliano si è rimediato con l’abbattimento. Oggi non occorre dunque tanto recriminare rispetto alla nuova decisione dei magistrati di restituzione dei terreni, ma portare questi terreni in proprietà pubblica.
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, durante una conferenza stampa nella sede romana della regione Puglia, ha rivendicato l’opereato dell’amministrazione nella vicenda di Punta Perotti: “Io della demolizione sono orgoglioso e lo rifarei 100 volte”. Per mettere la parola fine alla vicenda, Emiliano ha proposto un accordo di programma tra lo stato e i soggetti proprietari dei terreni su cui sorgeva il complesso, poi confiscati: “Quello che è certo – assicura – è che non possiamo consentire che sull’area del parco di Punta Perotti si possa ancora edificare”. “Siamo disponibili – spiega il sindaco – a trovare un accordo per spostare quei valori edificabili in un’altra area. Se l’accordo non dovesse essere trovato l’amministrazione comunale varerà una variante al piano regolatore di inedificabilità di quell’area. Per noi l’area Punta Perotti è il simbolo della rinascita e non può essere cancellata da norme contraddittorie e da sentenze che vanno contro il comune sentimento delle persone”.
Cronaca
Punta Perotti, i terreni ai Matarrese
I costruttori: “Bene, è solo primo passo”
Decisione del gup di Bari Lovecchio dopo l'abbattimento: "Restituire la zona alle imprese che subirono confisca". Le imprese rispondono: "Ora rivogliamo i soldi". Sindaco e associazioni d'accordo: "L'area rimanga inedificabile"
Il progetto per la realizzazione degli ecomostri – costruiti dalle imprese Matarrese, Andidero e Quistelli – nacque negli anni Ottanta con tutte le carte in regola: concessioni edilizie e autorizzazioni di Comune e Regione. Che Punta Perotti non fosse abusivo lo stabilì anche la Cassazione nell’ottobre ’97, quando restituì ai proprietari gli immobili che erano stati sequestrati.
La magistratura barese, due anni dopo, assolse otto persone tra costruttori e progettisti, sancendo che tutte le carte erano in regola, ma dispose la confisca del complesso per varie violazioni ambientali. Tale provvedimento, confermato dalla Cassazione nel 2001, insieme con l’assoluzione degli otto imputati per aver agito in buona fede, fu alla base delle procedure per l’abbattimento.
Il 20 gennaio 2009 la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha ritenuto la confisca dei suoli una sanzione arbitraria e condannò l’Italia per violazione dell’art.7 della Convenzione dei diritti, ritenendo che la confisca illegale costituisse un’ingerenza nel legittimo diritto dei ricorrenti di beneficiare delle loro proprietà. Oltre a riconoscere alle imprese un indennizzo di 40 mila euro ciascuna, la Corte di Strasburgo si riservò di quantificare il danno materiale da risarcire e invitò il governo italiano a cercare un accordo con i costruttori entro sei mesi.
Edificato sul lungomare di Bari nel 1995, Punta Perotti è il nome di un complesso immobiliare costruito all’altezza della spiaggia di Pane e Pomodoro. Prende il nome di Armando Perotti, a cui è dedicata la strada. Le macerie del palazzo sono state sotterrate sul posto nonchè parzialmente ridotte in ghiaia e utilizzate per la riqualificazione del lungomare. Dopo l’abbattimento si è proceduto a preparare l’area per la costruzione di un parco pubblico, con la realizzazione di impianti sportivi e aree a verde.
Le società costruttrici Sudfondi, Iema e Mabar in una nota congiunta commentano così la vittoria giudiziaria ottenuta questa mattina: “La revoca della confisca dei terreni di Punta Perotti conferma per l’ennesima volta, il comportamento corretto tenuto dai legali rappresentanti delle società, sempre assolti in tutti i gradi di giudizio, e rappresenta una ulteriore soddisfazione morale che si aggiunge alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo”. “La restituzione delle aree arbitrariamente ed illegittimamente confiscate – spiegano – va considerata come un primo parziale risarcimento dei gravissimi danni patiti” a cui “dovrebbe seguire, in base alla legge 102/2009, la liquidazione da parte dello Stato degli ulteriori danni sulla base dell’attuale destinazione urbanistica dell’area di Punta Perotti”.“In mancanza di una immediata e soddisfacente liquidazione del risarcimento danni – aggiungono i costruttori – la Corte europea di Strasburgo, dove la causa è ancora pendente a questo scopo, provvederà direttamente a quantificare gli importi e ad ingiungere il pagamento allo Stato italiano”.
“E’ opportuno sottolineare, inoltre – insiste la nota – che la decisione del Tribunale di Bari è immediatamente esecutiva e che la paventata variante urbanistica volta a rendere inedificabili le aree di Punta Perotti, oltre che essere in aperta violazione della legge e della sentenza della Corte Europea, non sortirebbe altro risultato che diminuire il valore degli immobili restituiti alle società ed aumentare ancora di più il rilevantissimo importo dovuto dallo Stato a titolo di risarcimento, con enorme aggravio per le casse del Comune di Bari”. I costruttori, dopo la restituzione delle aree, “valuteranno le più appropriate e legittime scelte imprenditoriali nel contesto delle decisioni che saranno adottate dalle autorità italiane e dalla Corte europea con la ormai prossima sentenza sulla quantificazione economica dei danni”.
Le associazioni ambientaliste fanno fronte comune contro la ricementificazione dell’area. “La revoca della confisca dei suoli su cui sorgeva l’ecomostro di Punta Perotti ci allarma – commentano Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia e Marino Spilotros, presidente del Circolo di Bari – chiediamo al Comune di Bari di porre in essere tutte le iniziative possibili per evitare che su quell’area verde, diventata oggi simbolo della legalità e della tutela dell’ambiente, si ritorni a costruire”. “Auspichiamo – continuano i due esponenti di Legambiente – che le società costruttrici siano disponibili a venire incontro alle esigenze di un’intera città, ma anche dell’Italia, dal momento che il Paese intero si è mobilitato contro quello scempio edile”. “Noi – concludono – difenderemo, se necessario, con nuove battaglie l’area di Punta Perotti da nuove cementificazioni visto che, finalmente, dopo tanti anni, si è trasformata in un parco verde attrezzato e frequentato da centinaia di famiglie”.
Secondo il Wwf la decisione di questa mattina “pone il problema del futuro di quell’area che deve rimanere assolutamente inedificabile escludendo definitivamente ogni possibilità di ricostruzione”. In una nota, l’associazione presideuta da Stefano Leoni dichiara: “Da un punto di vista ambientale e paesaggistico, poco importa se a sbagliare siano stati i soggetti privati o pubblici. Certo è che lo scempio era davvero enorme sotto tutti i punti di vista, scempio a cui fortunatamente grazie anche al coraggio del sindaco Emiliano si è rimediato con l’abbattimento. Oggi non occorre dunque tanto recriminare rispetto alla nuova decisione dei magistrati di restituzione dei terreni, ma portare questi terreni in proprietà pubblica.
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, durante una conferenza stampa nella sede romana della regione Puglia, ha rivendicato l’opereato dell’amministrazione nella vicenda di Punta Perotti: “Io della demolizione sono orgoglioso e lo rifarei 100 volte”. Per mettere la parola fine alla vicenda, Emiliano ha proposto un accordo di programma tra lo stato e i soggetti proprietari dei terreni su cui sorgeva il complesso, poi confiscati: “Quello che è certo – assicura – è che non possiamo consentire che sull’area del parco di Punta Perotti si possa ancora edificare”. “Siamo disponibili – spiega il sindaco – a trovare un accordo per spostare quei valori edificabili in un’altra area. Se l’accordo non dovesse essere trovato l’amministrazione comunale varerà una variante al piano regolatore di inedificabilità di quell’area. Per noi l’area Punta Perotti è il simbolo della rinascita e non può essere cancellata da norme contraddittorie e da sentenze che vanno contro il comune sentimento delle persone”.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Poste Italiane amplia la diffusione del servizio di richiesta e rinnovo del passaporto negli uffici postali, che da oggi è attivo anche in 12 uffici di Milano, 12 di Napoli, 3 di Bergamo e in 4 comuni della provincia di Firenze. Milano, Napoli e Bergamo si aggiungono quindi a Roma, Bologna, Verona, Cagliari, Aosta, Catanzaro, Perugia, Venezia, Matera, Modena, Monza e Brianza, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Sassari, Treviso e Vicenza dove il servizio è disponibile già da alcuni mesi. Il servizio, si legge in una nota, è stato esteso inoltre in 88 uffici postali nei Comuni della provincia di Milano, in 42 della provincia di Napoli e in 121 della provincia di Bergamo: tutti inclusi nel progetto Polis di Poste Italiane, l’iniziativa rivolta ai 6.933 Comuni al di sotto di 15 mila abitanti che permette ai cittadini l’accesso digitale ai servizi della pubblica amministrazione direttamente dagli uffici postali. In totale, sono circa 14 mila le richieste di passaporto presentate nei 388 uffici postali abilitati delle grandi città in cui è disponibile il servizio. Ad esse si aggiungono le circa 25 mila richieste presentate nei 2.052 uffici postali dei Comuni inclusi nel progetto Polis
Ottenere il rilascio o il rinnovo del passaporto è un’operazione estremamente semplice. Grazie alla Convenzione firmata tra Poste italiane, Ministero dell’Interno e Ministero delle imprese e del made in Italy, infatti, agli interessati basterà consegnare all’operatore del più vicino ufficio postale del proprio Comune un documento di identità valido, il codice fiscale, due fotografie, pagare in ufficio il bollettino per il passaporto ordinario della somma di 42,50 euro e una marca da bollo da 73,50 euro. In caso di rinnovo bisognerà consegnare anche il vecchio passaporto o la copia della denuncia di smarrimento o furto del vecchio documento. Grazie alla piattaforma tecnologica in dotazione agli uffici postali abilitati, sarà lo stesso operatore a raccogliere le informazioni e i dati biometrici del cittadino (impronte digitali e foto) inviando poi la documentazione all’ufficio di Polizia di riferimento.
Per richiedere il rilascio del passaporto negli uffici postali delle grandi città è necessaria la prenotazione che si può fare registrandosi al sito di Poste Italiane. Il nuovo passaporto potrà essere consegnato da Poste Italiane direttamente a domicilio. Negli uffici postali Polis è possibile ritirare certificati anagrafici e di stato civile, certificati previdenziali, certificati per le pratiche di volontaria giurisdizione. Ad oggi sono stati erogati già 55 mila documenti. I nuovi servizi sono forniti dagli uffici postali allo sportello, nelle sale dedicate o tramite totem digitali che permetteranno al cittadino di eseguire le richieste in modalità self.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Sulla questione immigrazione "non dimentico il nostro impegno sulle soluzione innovative, come tra tutte, in prima battuta, il protocollo Italia-Albania che il Governo è determinato a portare avanti, anche alla luce dell'interesse e del sostegno mostrato da sempre più nazioni europee. Penso sia chiaro a tutti che se nella nuova proposta di Regolamento si propone di creare centri per i rimpatrii in Paesi terzi è grazie al coraggio dell'Italia, che anche su questo ha fatto da apripista". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "La mediazione trovata nel Pd dimostra che non occorre alcun congresso: se i democratici discutono e si confrontano tra loro, si trova la sintesi migliore". Così la deputata Paola De Micheli a margine del dibattito nell’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari Pd sul Rearm e il conseguente voto a Senato e Camera.
"Questa posizione unitaria del Pd ci rimette dentro la discussione in corso in Europa sulla difesa e sull’integrazione europea, dibattito in cui il Partito democratico deve stare e ha il compito storico di indirizzarlo, in quanto delegazione più numerosa del Partito socialista europeo. E il Pd ha anche il compito di tenere la barra dritta sulla necessità di un’Europa unita e forte e di una difesa comune europea perché, come sottolineato oggi dalla segretaria Schlein, le destre assecondano le spinte nazionaliste che sempre hanno portato verso i conflitti e non verso la pace. In questo momento il governo Meloni è senza direzione, diviso sull’Europa e incapace di essere credibile nel cuore della politica continentale”.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Seguiamo con grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza che mette a repentaglio gli obiettivi ai quali tutti lavoriamo: il rilascio i tutti gli ostaggi e una fine permanente delle ostilità così come il pieno ripristino di una piena assistenza umanitaria nella Striscia". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Competitività potrebbe sembrare un fumoso concetto astratto, ma non lo è: significa disporre dei mezzi e delle risorse necessari non solo a non dipendere da altri, ma anche a poter difendere i nostri valori e la nostra visione a livello internazionale. Tutti dobbiamo chiederci: un’Europa desertificata da un punto di vista industriale, e in ritardo nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, è destinata ad essere più o meno ascoltata? Ecco la sintesi delle ragioni per le quali è importante che questo Consiglio europeo segni dei passi avanti concreti su alcuni ambiti necessari per affrontare e vincere la sfida della competizione internazionale, e non condannarci, invece, al ruolo di gregario". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La pandemia di Covid-19 ha segnato un punto di svolta per il mercato dei laptop, con una crescita significativa che ha quasi raddoppiato le vendite dal 2019 al 2020, registrando un incremento del 70%. Questo incremento ha interessato tanto il settore consumer quanto quello business-to-business, sottolineando una trasformazione radicale nelle esigenze tecnologiche delle aziende e dei singoli utenti. Durante il lockdown, l'uso di dispositivi personali in casa è aumentato significativamente, stimolato dalla necessità di adattarsi a modelli di lavoro più flessibili, come lo smart working, che ha guadagnato terreno in Italia. Secondo una ricerca di mercato del 2021, il 67% delle piccole e medie imprese italiane ha scelto di mantenere lo smart working anche dopo la pandemia, modificando di conseguenza le loro esigenze riguardo ai laptop, che ora devono essere più robusti, leggeri e efficienti dal punto di vista energetico.
"Nel mondo del lavoro moderno, la sicurezza dei dati è diventata una priorità assoluta, specialmente per i professionisti che si affidano ai loro dispositivi per svolgere le attività quotidiane", dichiara Lavinia Fogolari - Marketing Manager Asus Italia. "La Serie P di Asus ExpertBook è stata progettata proprio con questo in mente, offrendo una combinazione di affidabilità e sicurezza senza compromessi. Al cuore di questa serie troviamo il Tpm 2.0, un chip di crittografia hardware che protegge le informazioni sensibili direttamente a livello del dispositivo. Questo significa che password e chiavi di crittografia sono al sicuro da attacchi esterni, garantendo una protezione robusta contro le minacce informatiche", conclude Fogolari.
L'accesso al dispositivo è reso ancora più sicuro e veloce grazie all'autenticazione biometrica, che include il riconoscimento facciale e gli scanner di impronte digitali. Queste funzionalità non solo semplificano l'accesso, ma limitano anche il rischio di intrusioni non autorizzate, proteggendo i dati da occhi indiscreti. L'ascesa dell'intelligenza artificiale rappresenta un altro fronte su cui Asus sta investendo significativamente; il 74% delle aziende si aspetta che queste tecnologie potenzino l'efficienza e la produttività, e Asus è all'avanguardia con soluzioni innovative che stanno già trasformando il mercato.
Un esempio concreto è Ai ExpertMeet, uno strumento sviluppato da Asus che registra automaticamente le conference call e genera sommari, facilitando la gestione delle riunioni. Questa soluzione è in grado di tradurre in tempo reale presentazioni video in diverse lingue (inglese, italiano, francese, tedesco, spagnolo), migliorando la comunicazione globale senza necessità di connessione internet o archiviazione su cloud esterni, garantendo così una maggiore sicurezza dei dati.
"Il software proprietario Asus opera localmente, senza necessità di connessione a internet o di archiviazione su cloud esterni, aumentando così la sicurezza dei dati. Per esempio, anche mentre si è in treno senza connessione, è possibile lavorare con file audio o video. Questa autonomia dal cloud garantisce che i dati restino sul dispositivo e permette di ottimizzare le operazioni grazie al processore dedicato all'intelligenza artificiale generativa, assicurando sicurezza e indipendenza nelle operazioni quotidiane", sottolinea Alessandro Passadore, Country Product Manager Pc di Asus Italia
Nel settore business, Asus si impegna costantemente per essere tra i primi a introdurre nuove tecnologie, garantendo la disponibilità immediata dei prodotti finali. Attraverso una collaborazione stretta con la supply chain, Asus assicura tempi di consegna rapidi dei suoi prodotti in Italia e in Europa. Tutti i prodotti Asus destinati al segmento business sono dotati di certificazioni military grade, che garantiscono minori guasti e una maggiore durabilità, rispettando standard ambientali severi, inclusi imballaggi completamente riciclabili.
Inoltre, "grazie a una rete di partner certificati che coprono tutto il territorio europeo, Asus è in grado di offrire alle aziende un servizio di riparazione in garanzia Next Business Day in tutta Europa e un servizio che protegge i dispositivi dai danni accidentali fino a cinque anni", evidenzia Andrea Galli, Large Account Team Manager di Asus Italia. L'obiettivo finale è fornire così agli utenti finali una sicurezza senza precedenti nell'uso quotidiano dei dispositivi.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Intendo insistere con forza per proseguire in quel cambio di paradigma che l’Italia chiede da tempo e la Commissione ha cominciato a delineare attraverso la 'Bussola per la Competitività, ma che ora non può più rimanere sulla carta, e deve invece essere trasformato in atti concreti. L’obiettivo, principalmente, deve essere quello di assicurare un percorso di decarbonizzazione sostenibile per le nostre imprese e i nostri cittadini, così da risolvere il divario nell’innovazione che l’Europa sconta, e ridurre le nostre troppe, e troppo pericolose, dipendenze strategiche". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Continueremo ad insistere -ha proseguito la premier- per una politica industriale efficace, che sappia combinare gli obiettivi ambientali con la competitività, rinunciando agli eccessi ideologici che abbiamo purtroppo visto e denunciato in passato. Il Clean industrial deal, presentato dalla Commissione, va in questa direzione, ma sia chiaro che intendiamo impedire che si trasformi in un nuovo Green deal con un nome diverso. Per farlo, chiediamo azioni concrete. La prima tra queste non può non riguardare il settore dell’auto, un settore industriale strategico per l'Europa che non può essere abbandonato al proprio destino. È per questo che insieme alla Repubblica Ceca abbiamo depositato un non-paper, ovvero un documento di lavoro, che oggi è sostenuto da numerosi Stati membri".
"Anche grazie a questo nostro costante lavoro il 5 marzo scorso la Commissione ha presentato il piano industriale per il settore automotive. Il Piano contiene alcuni primi sviluppi positivi, come la prospettiva di una soluzione –seppur temporanea– per il tema delle multe per i produttori non in linea con gli obiettivi di quota di mercato di veicoli, e l’anticipo della revisione degli obiettivi in termini di emissioni. Tutte materie -ha concluso Meloni- che, appunto, sono oggetto del nostro non paper e che lavoriamo perché siano anche nelle conclusioni di questo Consiglio".