Non sarà la giornata decisiva, ma poco ci manca. Protagonista dell’attuale teatro politico il presidente della Repubblica ch nel pomeriggio incontrerà i presidente di Camera e Senato. Un strano cortocircuito istituzionale visto che proprio Gianfranco Fini è in qualche modo causa di questo incontro e dunque per nulla impèarziale nella decisione che comunque spetta solo ed esclusivamente a Napolitano.
Intato ieri sera è andato in scena l’ennesimo vertice di Arcore tra Silvio Berlusconi, Sandro Bondi, Ignazio La Russa, Denis Verdini, il guardasigilli Angelino Alfano e lo stato maggiore della Lega guidato da Umberto Bossi. Ne è uscito confermato il patto tra il premier e il leader del Carroccio: il governo tenterà di andare avanti senza le dimissioni del presidente del Consiglio e senza puntare a un Berlusconi bis. Di conseguenza, non appena sarà approvata la legge di stabilità, la crisi determinata dal ritiro della delegazione di Fli dal governo verrà portata in Parlamento. Berlusconi chiederà la fiducia sia al Senato sia alla Camera. Se dovesse ricevere un voto negativo, Pdl e Lega chiederanno insieme che si arrivi rapidamente alle elezioni anticipate. Non si esclude anche l’eventualità di chiedere al capo dello Stato di sciogliere solo la Camera, qualora al Senato ci fosse il sì al voto di fiducia.
Il premier ha dunque respinto per l’ennesima volta l’ipotesi di una crisi “pilotata” proposta dalla Lega. Berlusconi teme che le sue dimissioni aprirebbero la strada a nuove maggioranze senza Pdl e Lega. Oggi intanto il presidente della Repubblica incontra i presidenti dei due rami del Parlamento, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Il colloquio serve a fare il punto sulle prossime scadenze dell’attività parlamentare. Sono state perciò annullate le conferenze dei capigruppo di Senato e Camera per esaminare la possibilità di calendarizzare la discussione della mozione Pdl di fiducia al governo a Palazzo Madama e la mozione di sfiducia Pd-Id a Montecitorio.
L’incontro tra il presidente Napolitano e i presidenti di Camera e Senato ha il sapore dell’avvio, sia pure informale, di quelle consultazioni che precedono le determinazioni del presidente della Repubblica per la soluzione della crisi. A sollecitarlo, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stata l’irritazione del capo dello Stato relativa alla richiesta avanzata da Berlusconi dello scioglimento di una sola delle due Camere. Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, coglie l’occasione del summit tra le massime cariche dello Stato per attaccare il presidente della Camera: “Salirà al Colle, per esprimere un parere (immaginiamo: super partes…) lo stesso Gianfranco Fini che è stato causa ed artefice della crisi, e che l’ha provocata proprio facendo leva sulla sua funzione di terza carica dello Stato”.
Per Pier Ferdinando Casini, Udc: “Bisogna dar vita a un governo di responsabilità nazionale senza Berlusconi che includa il Pdl e il Pd che si siano liberati della Lega e di Di Pietro. Prima di dire che Berlusconi è finito consiglio però molta cautela. Io non credo alla sua idea della politica, non mi fido del suo populismo né della sua sintonia con la Lega “. Adolfo Urso, vice ministro dimissionario di Fli, conferma la posizione del suo movimento: “Chiediamo un nuovo governo con l’Udc, che ricomponga il filone del Partito popolare europeo. E dunque un bipolarismo piu’ sano ed europeo, compatto per le riforme, adeguato ai tempi”. Per il ministro Maurizio Sacconi invece “con il ritiro della delegazione di Fli dal governo si sta consumando un tradimento”.
Rosy Bindi, Pd, lancia un avvertimento al suo partito: “Faremo di tutto per rendere possibile un governo di solidarietà nazionale ma se Berlusconi ci porta a votare non possiamo fare l’errore del 1994 e dovremmo allearci con Fini e Casini che tentano di costruire il terzo polo, nel nome della Costituzione e della democrazia”. Di questa eventualità hanno probabilmente discusso ieri sera Pier Luigi Bersani e Gianfranco Fini poco prima di entrare in scena a “Vieni via con me”, la trasmissione tv di Fabio Fazio e Roberto Saviano, per leggere separatamente l’elenco dei valori di sinistra e di destra. Nel Pd, dopo l’esito delle primarie del centrosinistra a Milano favorevole a Giuliano Pisapia, il candidato a sindaco di Sinistra ecologia e liberta’, si teme la restrizione delle proprie alleanze a Nichi Vendola e ad Antonio Di Pietro. Da qui l’idea di un pressing in direzione di Casini affinche’ accetti di essere il candidato premier di una alleanza tra Pd e polo centrista nel caso di elezioni anticipate.