Non perché Saviano si trasformi un’altra volta suo malgrado in martire. Non ne ha bisogno, non capiterebbe in un paese normale.
Se stessimo parlando di un paese normale, non dovremmo avere come protagonista da più di 150 anni a questa parte la criminalità organizzata.
Ma in Italia non è normale per un giornalista raccontare quello che vede, scrivere un libro per spiegare la società che gli sta attorno, spiegare pacatamente in tv un fenomeno che ha segnato la storia della nostra Repubblica fin dalla sua nascita.
In tv è meglio gridare e litigare nei teatrini della politica, insultare ed infamare chi non la pensa come te oppure sgambettare e cinguettare con gli ospiti senza fargli le domande scomode.
Io non accetto che un giornalista con il coraggio di affermare verità scomode sia censurato e minacciato dal titolare del Viminale, che dovrebbe solo ringraziarlo, e andare a perseguire quei criminali che Saviano denuncia. Per questo chiunque volesse far sentire la sua vicinanza a Roberto Saviano può aderire alla pagina di solidarietà lanciata da Antonio Di Pietro su Facebook ed entrare in collegamento con tutti noi che non ci stiamo e che la pensiamo come Saviano. Quindi Maroni quereli anche noi.