“Si tratta di un’iniziativa nuova – spiega il segretario dell’Usigrai Carlo Verna – Un momento così critico per il servizio pubblico non può essere affrontato con normali forme di protesta. Con questo referendum volevamo dare un segnale forte, senza sottrarre informazione al pubblico”. Lo sciopero comunque ci sarà, il 10 dicembre e coinvolgerà tutte le sigle sindacali dei lavoratori Rai. “Pensiamo di aver interpretato anche il sentimento degli italiani che non capiscono come il capo di un’azienda pubblica come la Rai possa remare contro i suoi migliori “figli”: da Santoro a Milena Gabanelli, fino ai casi attuali di Saviano e Fazio“.
“Non pensavamo di avere così tanto successo – continua Verna – il risultato è al di là di ogni più rosea previsione. D’ora in poi, Masi non potrà più dire che l’Usigrai non è d’accordo con lui. Dovrà prendere atto che la maggior parte dei giornalisti della Rai non sono soddisfatti delle sue politiche aziendali”. Tra gli argomenti che più hanno scontentato i giornalisti, Verna cita “il fallimento della trattativa con Sky, la mancanza di un piano industriale, l’esistenza di cantieri di lavoro aperti e mai conclusi e, soprattutto, l’esternalizzazione in corso di 1300 precari. Senza contare la totale mancanza di confronto nella formazione dei palinsesti”.
Per Masi l’iniziativa dell’Usigrai è “una cosa priva di rilevanza formale e sostanziale, un tentativo di intimorirmi”. In entrambi i casi, si tratterebbe per il Dg di un “Obiettivo fallito. Il primo perchè non c’è bisogno di questo costoso evento per sapere come è schierata politicamente l’Usigrai. Nel secondo caso perchè ci vuole ben altro e ben altri personaggi per provare solo a intimorirmi. Anzi, tutto ciò non fa altro che rafforzare il mio impegno per una Rai autenticamente pluralista”.
Nessuna intimidazione – risponde a stretto giro Verna – l’iniziativa si è svolta nella più completa trasparenza. Masi cerca di minimizzare l’accaduto, ma non glielo permetteremo. Chiederemo un incontro con Tremonti e già oggi pomeriggio consegneremo al presidente Garimberti il verbale della votazione”. Un esito così ”clamoroso sia nelle partecipazioni al voto sia nelle proporzioni del dissenso espresso, non può passare inosservata in un Paese democratico”.