Arrivata al termine di settimane di proteste di popolo nel vesuviano, l’ordinanza di chiusura della discarica di Cava Sari a Terzigno, motivata con il rischio di inquinamento delle falde acquifere profonde, diventa ora un caso giudiziario. La Procura di Nola, guidata da Paolo Mancuso, ha iscritto il sindaco di Terzigno Domenico Auricchio nel registro degli indagati. Interruzione di pubblico servizio il reato contestato al primo cittadino pidiellino che nella tarda serata di sabato scorso, al termine di un tumultuoso consiglio comunale affollato da centinaia di cittadini inferociti, ha firmato l’ordinanza che ha imposto lo stop ai camion della spazzatura provenienti dai 18 comuni della zona rossa vesuviana.
Mentre la Procura di Torre Annunziata, guidata da Diego Marmo, attende l’arrivo di un’informativa dei carabinieri prima di valutare il dà farsi nei confronti di altri sindaci dei comuni di loro competenza che hanno emesso ordinanze simili, e comunque di divieto di sversamento nell’invaso di Terzigno. Auricchio finisce sotto inchiesta proprio nel giorno in cui il governo Berlusconi adempie a uno dei suoi impegni nei suoi confronti e nei confronti delle popolazioni vesuviane, decretando la cancellazione della seconda discarica di Terzigno, Cava Vitiello, dal piano per lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Eliminate dal piano anche le discariche di Valle della Masseria nel salernitano e di Andretta nell’avellinese: erano comprese, come Cava Vitiello, nella legge 123 del 2008 con cui l’esecutivo auspicava l’uscita definitiva dall’emergenza rifiuti. Il governo inoltre ha dato il via libera all’anticipazione di 150 milioni di euro di fondi regionali Fas che consentiranno alla Regione Campania di disporre subito degli strumenti finanziari per affrontare l’emergenza rifiuti e incentivare la raccolta differenziata. E ha rinviato di un anno l’affidamento alle Province dell’intero ciclo dei rifiuti. Ma il testo è stato approvato “salvo intese”: ovvero è suscettibile di modifiche da qui alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Per essere perfezionato, si attende l’esito di una serie di incontri tra il Governatore Stefano Caldoro e i presidenti delle cinque province campane per sciogliere alcuni nodi, tra i quali la competenza sulla gestione dei costruendi termovalorizzatori di Napoli e Salerno.
Ieri Auricchio e Caldoro erano a Roma per incontrare Berlusconi a Palazzo Chigi. Per il sindaco di Terzigno doveva essere un giorno di festa: il giorno in cui esultare per la definitiva chiusura di Cava Vitiello, che nei piani del governo di due anni fa doveva diventare la discarica più grande d’Europa. Ma la trasferta è stata guastata dalle notizie rimbalzate da Nola. E trapelano i primi dettagli dell’inchiesta. Il pm Giuseppe Visone ha chiesto al Corpo forestale dello Stato di acquisire la documentazione utilizzata dal sindaco per decretare la chiusura di Cava Sari. Nell’ordinanza Auricchio ha richiamato i risultati delle analisi relative ad alcuni prelievi compiuti dall’Arpac il 29 ottobre, con l’affiancamento di tecnici nominati dalle amministrazioni comunali del vesuviano. Quelle analisi, rese pubbliche il 18 novembre, hanno ribadito la presenza nelle falde acquifere di nichel, zinco, fluoruri, manganesio e ferro in valori superiori alla norma. Nell’ordinanza il sindaco ha quindi affermato che “tale anomala situazione può presumibilmente ricollegarsi alla presenza della discarica Sari nel territorio comunale”. Di qui la necessità di un provvedimento di tutela della salute pubblica, ovvero il divieto di conferire i rifiuti.
Ma per la Procura manca la prova documentale. Anzi, l’ordinanza sindacale sarebbe “in contrasto insanabile con le conclusioni non solo di prestigiosi consulenti di Asia (azienda del Comune di Napoli che ha gestito il sito sino a un mese fa, ndr.) ma soprattutto degli organi pubblici titolari del controllo”, e cioe’ Arpac e Asl 3 Sud, rispettivamente analisi eseguite il 14 e il 15 novembre. Nei giorni immediatamente successivi alla firma dell’ordinanza. Secondo i pm nolani il provvedimento di Auricchio “produce allarme ingiustificato e blocca il servizio pubblico determinando una gravissima ricaduta sulle condizioni gia’ gravi della situazione igienica dei Comuni. Il Corpo forestale e’ stato anche incaricato dalla procura di monitorare la corretta gestione dell’impianto, controllare gli autocompattatori e la loro provenienza, il corretto smaltimento del percolato e l’inizio e la fine dei lavori di copertura dei rifiuti conferiti”. L’indagine si inserisce nel filone piu’ ampio di inchiesta sulla discarica di Terzigno aperto da numerosi esposti di cittadini. Ai quali sta per aggiungersene uno nuovo, che dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni dalle ‘mamme vulcaniche’, coadiuvate dai legali dell’Isda (l’associazione internazionale dei Medici per l’Ambiente), per chiedere il sequestro giudiziario della Sari proprio sulla base dei risultati dei prelievi Arpac.