In quasi 250 anni di storia hanno finanziato di tutto: la corona inglese, le guerre napoleoniche, il Vaticano, lo schiavismo e lo sfruttamento delle colonie africane. In tempi più recenti hanno sostenuto finanziariamente la colonizzazione della Palestina, le ambizioni dei Rockefeller in campo petrolifero, oligarchi russi e tycoon indiani.
I banchieri Rothschild, di origine ebrea aschenazita, sono oggi tra le dinastie del business più prestigiose al mondo, con un potere enorme. Controllano società bancarie, industriali, commerciali, minerarie turistiche, ma anche agenzie di stampa e testate giornalistiche, come il quotidiano Libération, punto di riferimento della sinistra francese.
Gelosi custodi delle loro ricchezze, i Rothschild sono sempre stati amanti dell’anonimato. Pochissime società portano il loro nome: nella maggior parte dei casi agiscono dietro le quinte, investono capitali tramite banche o fondi di cui sono azionisti e intascano rendite miliardarie.
L’ultimo movimento dei rampolli Rothschild di cui si abbia notizia risale a un paio di giorni fa ed è significativo per le lezioni di politica energetica che porta con sé. Vallar, la cassaforte finanziaria creata dal trentanovenne Nathaniel (Nat) Rothschild, ha deciso di investire 3 miliardi di dollari per creare una società mineraria che permetterà alla potente famiglia indonesiana dei Bakrie di quotarsi in borsa a Londra. Bumi Plc., questo il nome della società, metterà insieme gli asset di due gruppi minerari indonesiani e il capitale di Vallar, per diventare il più grande fornitore estero di carbone per le centrali termoelettriche cinesi. Il carbone – di cui la Cina è il maggior produttore e consumatore al mondo – soddisfa oggi il 75% del fabbisogno energetico cinese. Ma non basta mai e ne servirà sempre di più per sostenere l’inarrestabile crescita economica di Pechino.
Rothschild l’ha capito al volo e si è buttato a pesce su quella che non ha esitato a definire “un’opportunità che può capitare solo una volta nella vita“. L’accordo, che sarà completato entro aprile, consegnerà a Nat il 37% della nuova impresa. Il ruolo del banchiere barone sarà – come sempre nella storia dei Rothschild – quello di finanziatore di famiglie fortemente indebitate. I Bakrie, infatti, conferiranno in Bumi Plc. asset minerari gravati da 4,4 miliardi di dollari di debito. “Senza il nostro intervento la famiglia Bakrie non avrebbe mai potuto entrare in borsa“, ha dichiarato Nat Rothschild.
“La nostra politica è quella di fomentare le guerre (…) dirette in modo tale che entrambi gli schieramenti sprofondino sempre più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere“, aveva dichiarato il capostipite della famiglia Amschel Mayer Rothschild nel 1773. Oggi sembra che le cose per gli eredi non funzionino in modo molto diverso.
Per fortuna a salvare la reputazione dei baroni ci pensa il più giovane tra gli eredi: David Mayer De Rothschild. Nato nel 1978 a Londra, è oggi uno dei più famosi ambientalisti britannici e leader di Adventure Ecology, un gruppo che organizza spedizioni tra le bellezze naturali del pianeta per aumentare la consapevolezza sugli effetti dei cambiamenti climatici. Compresi quelli che produrrà presto la nuova joint venture del suo amato cugino Nat.
(un grazie ad Andrea Montella per la preziosa collaborazione)
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