A primavera di quest’anno, in seguito alla crisi greca e ai contraccolpi che rischiavano di subire Portogallo, Irlanda e Spagna, i mercati avevano messo a fuoco gli enormi rischi ai quali erano esposte le banche europee. Nel tentativo di calmare i timori, l’ECOFIN aveva dato mandato al Comitato dei Supervisori Bancari Europei – in cooperazione con la BCE, le autorità nazionali di supervisione bancaria e la Commissione Europea – di condurre uno stress test su 91 banche di 20 paesi. Uno stress test in sostanza serve a individuare pericoli di insolvenza in caso di eventi negativi o di avversità impreviste.
I risultati vennero annunciati il 23 luglio con gran fanfara. Solo 7 banche minori (di cui 5 spagnole), da tempo in difficoltà, vennero ritenute a rischio di insolvenza, ma per il resto il messaggio per il pubblico e gli investitori fu estremamente rassicurante. Nel comunicato dei supervisori relativo alle banche irlandesi era scritto: “I risultati dell’esercizio dimostrano che la Allied Irish Bank e la Bank of Ireland soddisfano i requisiti e non richiedono ulteriore capitale in aggiunta ai requisiti fissati nel marzo 2010 dalla Banca Centrale e dal Regolatore Finanziario (l’autorità di supervisione irlandese) dopo il completamento della Valutazione sul Capitale Prudenziale”. In sostanza le due grandi banche irlandesi esaminate erano ragionevolmente in grado di affrontare imprevisti e avversità. Tuttavia da luglio, non si sono verificati imprevisti, anzi la congiuntura economica, soprattutto in Europa, si è rivelata migliore delle previsioni. Ciononostante le banche irlandesi sono ora nell’occhio di un ciclone di intensità tale da trascinare a fondo il Tesoro irlandese, che deve sborsare 50 miliardi di euro per salvarle. In particolare la AIB e la BoI hanno esposizioni a mutui immobiliari rispettivamente per 27 e 28 miliardi di euro (il totale dei mutui in Irlanda superava i 100 miliardi a fine settembre). Inoltre le banche irlandesi hanno preso a prestito 130 miliardi di euro dalla BCE, un quarto del totale concesso alle banche della zona euro.
Come è possibile che i regolatori europei abbiano preso una simile cantonata? E quali altre cantonate potrebbero venire alla luce nei prossimi mesi? E’ il caso che al capezzale del paziente irlandese vengano chiamati quei dotti, medici e sapienti che a fine luglio hanno diagnosticato un’invidiabile stato di salute? E prima di iniettare massicce dosi di fondi pubblici non sarebbe il caso di rimuovere il management delle banche coinvolte e insieme ai supervisori un po’ troppo ottimisti (per usare un eufemismo)?
Il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2010