Che brava Mara. Si dimette, da ministro e da parlamentare. Il suo partito non le piace più: “E’ diventato un partito di affaristi – dice -. Nel Pdl comandano i Cosentino, i Verdini, i La Russa, dimenticano che ho avuto 58mila preferenze sei mesi fa”. “In Campaina sui rifiuti si sta giocando una guerra per bande” aggiunge. Il bell’anatroccolo è diventato cigno. La soubrette scesa in politica per chiari meriti – “se non fossi già impegnato ti sposerei” la lodò Silvio in pubblico – statista. Al suo verbo ora si prostrano papaveri della politica; col suo occhio cerbiatto sta mettendo in fibrillazione la maggioranza di governo.
Dicono in tanti. È maturata, è cresciuta. Ha acquisito col tempo autonomia politica e di pensiero. Prova ne sia il suo “consenso personale”: capolista in Campania, fu lei, alle scorse regionali, il consigliere più votato d’Italia. Scrissero il suo nome sulla scheda ben 55.740 elettori, 21mila solo nella città di Napoli. Mara superò così anche il record di Silvio Berlusconi che aveva in precedenza toccato tetto 11mila preferenze. Che portento!
Eppure è forse utile ricordare che la legge elettorale campana, per la prima volta alle regionali del 2010, prevedeva la “preferenza di genere”. Ovvero si potevano esprimere due preferenze, a patto che andassero una ad un uomo ed una ad una donna. Com’è noto alle cronache, Mara, appoggiata da Silvio in persona, venne indicata come “seconda preferenza” da tutti i candidati maschi di fede berlusconiana.
L’anno prima non era andata troppo diversamente a Barbara Matera, ex-annunciatrice Rai, anche lei arrivata alla politica per chiari meriti – “me l’ha consigliata Gianni Letta, è la fidanzata del figlio di un prefetto suo amico” disse sempre Berlusconi in tv. Alle europee di preferenze se ne possono dare fino a tre. E nel 2009 Berlusconi era capolista candidato in tutte le circoscrizioni. L’indicazione del Pdl nella circoscrizione Sud era di scrivere sulla scheda il nome del singolo candidato seguito da Berlusconi e Matera. Quest’ultima, alla fine, di preferenze ne guadagnò 130.490. Un altro portento. Ora a sudare tra le carte di Bruxelles.
Piccole ragazze di Silvio crescono.
I giornali di centodestra cercano di banalizzare lo scontro all’interno del Pdl e di sminuire la presa di posizione del ministro Carfagna: “Mara non fare i capricci” titolava Libero sabato. Nichi Vendola le dà “tutta la sua solidarietà”, perchè la sua vicenda “ancora una volta rivela la presenza di ombre camorristiche nell’establishment del centrodestra”.
Ma dovremmo fare attenzione a non cadere nel rischio opposto. Ovvero di trasformare il ministro dello “stalking” in un esempio di indipendenza. E’ una sorta di Innominata che, nella notte della crisi politica, finalmente pronuncia un “No!” imperioso ai desiderata di Don Rodrigo? Tutto da dimostrare. Il curriculum dei protagonisti del Pdl il ministro non lo scopre certo oggi: sul suo blog rimangono tante belle foto della campagna elettorale di sei mesi fa: Mara allora non provava alcun disagio a fare politica con “gli affaristi” che “ora comandano nel Pdl”.
Un’ultima cosa. I tanti, di ogni sesso, che auspicano nel nostro paese “più potere alle donne” non ritengono la carriera del ministro un esempio da seguire. Anche se lei ora mette in difficoltà il governo.
PS, aggiornamento domenica 21: Vi segnalo questo post di Concita De Gregorio. Secondo il direttore dell’Unità la Carfagna è una vittima, soprattutto di maschilismo. Non so se sono d’accordo ma è un punto di vista interessante.