Era attratta dalla politica e in particolare dal messaggio ideale di Hezbollah fin dall’adolescenza. Lei è Waafa Hoteit, 45 anni, responsabile delle relazioni con i Media del partito di Dio. Sorriso malizioso e gentile, voce cinguettante, accoglie gli ospiti con calore in una stanza spoglia e dice in inglese : “Nice to meet you”. Poi si accomoda e da come attende le domande si intuisce che, invece, con i suoi quarantacinque anni, è una donna di ferro.
Signora Hoteit, so che Lei si è avvicinata molto giovane alla politica. Poteva scegliere molti partiti, anche più laici e dunque aperti al discorso delle donne. Invece ha scelto Hezbollah…
Sì. Ho avuto un percorso molto lineare. Sono stata convinta da subito, quando ero ancora molto piccola, dalla sua linea politica, dal suo impianto ideologico. Anche altre organizzazioni hanno tentato di avvicinarmi, ma ho sentito che il partito di Hezbollah esprimeva qualcosa di me.
Cosa esattamente è risuonato in lei?
E’ difficile rispondere. L’adesione a una formazione politica ha sempre un elemento irrazionale. Ma c’era qualcosa nel mio animo che si emozionava quando sentivo parlare gli esponenti di Hezbollah della causa degli oppressi: mi colpiva l’intreccio fra la promessa del riscatto degli ultimi e i dettami della fede religiosa sciita. Sa, ho molta fede, una forte fede.
Con la politica la sua fede si è rafforzata?
Le dico di sì
Quanto?
La militanza in Hezbollah l’ha resa ancora più radicata.
Qual è stato il suo percorso politico?
Intanto è stato molto lungo. Fin da piccola avevo l’ambizione di diventare giornalista, amavo la politica. Sono passata attraverso vari uffici stampa fino ad arrivare a quello del partito di Hezbollah. Era qui che volevo essere e ce l’ho fatta.
In Hezbollah le donne sembrano scarseggiare. Non c’è nessuna leader che si conosca che sia una donna. Che ruolo avete oggi in un partito dominato dagli uomini e da Dio?
Lei si sbaglia. Contiamo più di quello che possa pensare. Siamo invece determinanti. Ci sono molte elette nei consigli comunali, io stessa provengo da quella esperienza. Anche il terreno dell’informazione è tinto di rosa: il grosso dei cronisti di Al Manar è donna. La nostra corrispondente al Parlamento è donna.
Ma Hezbollah non contempla i temi dell’emancipazione femminile. Dunque come la mettiamo?
Senta le dico questo: sono le donne che devono essere convinte della verità della propria emancipazione. Se la donna acquista questa forza, può cominciare a imporsi. Ma la questione è più complessa. Esiste davvero un Islam così compatto? Ci sono dei poteri che usano questa immagine dell’Islam per il potere. Le società arabe non sono così tradizionali , né così islamiche come voi le dipingete. Non c’è nulla nella religione islamica che ponga dei divieti alla donna. La questione è la società, sono gli individui.
E allora se è così, cosa pensa della condanna alla lapidazione di Sakineh?
Nulla, mi sembra che la condanna sia stata sospesa.
Niente davvero…
Mi scusi, non conosco l’argomento a fondo. Voglio solo sapere se ha ragione Sakineh o il potere.
Signora Hoteit, Lei è molto astuta
Nice to meet you!
di Stefania Pavone