Io, Bollate e la ‘ndrangheta
La squadra mobile di Catanzaro ieri ha sequestrato a Bollate due ville appartenenti a Francesco Corapi, 63 anni, personaggio vicino ai clan calabresi di Soverato, arrestato per estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso il 6 settembre 2010. Il Francesco Corapi secondo le indagini della squadra mobile, svolgeva da tempo attività estorsiva insieme ad altre 4 persone appartenenti alla cosca mafiosa dei Gallace di Guardavalle. Avevano imposto il pizzo per mille euro al mese a un villaggio turistico di Sant’ Andrea Apostolo dello Jonio, dove imponevano anche la fornitura di merci e servizi. Di qui l’ indagine patrimoniale che ha portato al sequestro delle due ville di sua proprietà a Bollate. Le ville in questione sono abitate dai figli Pietro e Maria Teresa. Maria Teresa Corapi è titolare, assieme al marito, di una società che si occupa di movimento terra denominata SDS s.r.l.. Questa società più volte ha scaricato nella discarica di Bollate. Quella stessa discarica dove vengono portati rifiuti di ogni tipo. A testimoniarlo un clamoroso video pubblicato il 22 luglio scorso sul sito di Sos Racket e usura.
In questa stessa cava, precisamente la ex cava Bossi, abbiamo potuto vedere decine di camion della SDS che scaricavano terra. Recentemente, uno dei soci dell’impresa, assieme al boss latitante Vincenzo Mandalari sono stati denunciati per estorsione da un imprenditore dell’ hinterland Milanese. Denuncia regolarmente depositata alla stazione dei carabinieri di Caronno Pertusella. Intanto nell’ ex cava Bossi si continua a scaricare veleni, e rifiuti di ogni tipo come hanno accertato i Vigili della Polizia Provinciale intervenuti sia il 24 luglio 2010, due giorni dopo la diffusione del nostro video, si lo scorso mercoledì. In entrambi i casi è stato accertato che sono stati scaricati rifiuti di ogni sorta senza documentazione. Tanto che l’assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini dice: “Vista la vicinanza della cava a case e scuola, non dà la garaizia per la tranquillità dei cittadini. Per questo stiamo lavorando per la revoca dell’autorizzazione”.
Ma l’ex cava Bossi già nel 1987 fu protagonista di una clamorosa inchiesta. Al settore ecologia del comune di Bollate si accorsero che all’ interno della cava si stava eseguendo un’ escavazione abusiva, in quanto avevano asportato 70.000 metri cubi di ghiaia. Fu chiamata la Finanza di Rho che accertò la gravissima irregolarità, ed emise un verbale di per un miliardo e 600 milioni di lire. Racconta l’allora assessore alle Finanze Carlo Galimberti: “Negli uffici del settore ecologia, per 15 anni, ha lavorato un parente di Vincenzo Mandalari. A un certo punto la multa sparì dai cassetti”. Il documento fu ritrovato grazie all’ ostinazione dello stesso Galimberti e della geometra Elena Feleppa, che riuscirono a fare emergere questo scandalo, ripescando la multa su cui era stata apposta da funzionari del Comune di Bollate la richiesta di archiviazione. Esplose lo scandalo che portò all’ apertura di una commissione di inchiesta comunale. Prosegue Galimberti: “Si trovò l’ accordo per ottenere il pagamento della multa attraverso la cessione dell’ area stessa, ma a una condizione: era necessario il parere dell’ ASL che dovesse certificare che sotto non vi erano rifiuti tossici o dannosi. L’ ASL non ha mai dato nessun tipo di parere e di fatto il Comune di Bollate tuttora non ha mai incassato il 1.600.000.ooo di lire”.
Questa è la cronaca di uno scandalo, uno scandalo che in questa cava va avanti dal 1980 e che si intreccia con brutte ombre di mafia. Dimostrazione perfetta di quanto sostenuto da Roberto Saviano. Vale a dire che la ‘ndrangheta sta infiltrando l’economia lombarda.
Titolo articolo: Io, Bollate e la N’ drangheta, e la sorella di Vincenzo Mandalari
Testo articolo:La squadra mobile di Catanzaro ieri ha sequestrato a Bollate due ville appartenenti a Francesco Corapi, 63 anni, elemento di spicco della N’ drangheta di Soverato, arrestato per estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso il 6 settembre 2010. Il Francesco Corapi secondo le indagini della squadra mobile, svolgeva da tempo attività estorsiva insieme ad altre 4 persone appartenenti alla cosca mafiosa dei Gallace di Guardavalle. Avevano imposto il pizzo per mille euro al mese a un villaggio turistico di Sant’ Andrea Apostolo dello Jonio, dove imponevano anche la fornitura di merci e servizi. Di qui l’ indagine patrimoniale che ha portato al sequestro delle due ville di sua proprietà a Bollate. Le ville in questione sono abitate dai figli Pietro e Maria Teresa. Maria Teresa Corapi è sposata con Nicola Grillo,e sono entrambi titolari di una società che si occupa di movimento terra denominata SDS s.r.l.. Questa società come è scritto ampiamente sul nostro sito, in data 22 luglio 2010, dove attraverso un clamoroso video avevamo dimostrato che all’ interno della cava di Bollate potevamo scaricare rifiuti di ogni tipo, è presente proprio la società della figlia di Corapi e Nicola Grillo, la SDS s.r.l..
Nicola Grillo e suo fratello Stefano vengono chiamati 20 anni fà da un paesino della provincia di Catanzaro, Davoli (dove è stata sequestrata la terza villa ieri a Francesco Corapi), da Vincenzo Mandalari, boss latitante della N’ drangheta, a capo della Locale di Bollate e sfuggito all’ arresto nell’ operazione crimine del 15 luglio 2010. Gli dice Vincenzo Mandalari:” Venite su, che qui di lavoro al nord ce nè tanto”. Stefano e Nicola Grillo sono amici anche di altri boss, i fratelli Pietro e Santo Maviglia di Nova Milanese che, guarda caso, hanno un magazzino difronte ad un’ altra cava di Nova Milanese.
Ma ritorniamo alla cava di Bollate, precisamente la ex cava Bossi, ora gestita dalla società RIPAM s.r.l., dove all’ interno abbiamo potuto vedere decine di camion della SDS che scaricavano terra ed i frantoi sempre di proprietà di Nicola Grillo. Recentemente nel mese di agosto Nicola Grillo, e il suo amico Vincenzo Mandalari sono stati denunciati per estorsione da un imprenditore dell’ Hinterland Milanese. Intanto nell’ ex cava Bossi si continua a scaricare veleni, e rifiuti di ogni tipo come hanno accertato i Vigili della Polizia Provinciale intervenuti sia il 24 luglio 2010, due giorni dopo la diffusione del video che mercoledì scorso, ed in entrambi i casi è stato accertato che sono stati scaricati rifiuti di ogni sorta senza documentazione, reiterando quindi il reato, come se godessero di una sorta di impunità, tanto che la provincia di Milano che ha concesso l’ autorizzazione alla RIPAM stà lavorando per la revoca della stessa. Ma l’ex cava Bossi nel 1987 fù protagonista di una clamorosa inchiesta. Al settore ecologia del comune di Bollate si accorsero che all’ interno della cava si stava eseguendo un’ escavazione abusiva, in quanto avevano asportato 70.000 metri cubi di ghiaia. Fù chiamata la Finanza di Rho che accertò la gravissima irregolarità, ed emise un verbale di 1.600.000 di lire. In quegli stessi uffici ha lavorato per 15 anni Maria Mandalari sorella del boss latitante Vincenzo Mandalari. Fatto stà che a un certo punto la multa sparì dai cassetti e solo per l’ ostinazione dell’ ex assesore alle finanze Carlo Galimberti e della geometra Elene Feleppa, che riuscirono a fare emergere questo scandalo, trovando la multa originale su cui era stata apposta da funzionari del Comune di Bollate la richiesta di archiviazione. Esplose lo scandalo che portò all’ apertura di una commissione di inchiesta comunale, dove si trovò l’ accordo per ottenere il pagamento della multa attraverso la cessipone dell’ area stessa, ma ad una condizione: era necessario il parere dell’ ASL che dovesse certificare che sotto non vi erano rifiuti tossici o dannosi. L’ ASL non ha mai dato nessun tipo di parere e di fatto il Comune di Bollate tuttora non ha mai incassato il 1.600.000 di lire. Questa è la cronaca di uno scandalo, uno scandalo che in questa cava in odore di N’ drangheta va avanti dal 1980, dove mafiosi di ogni tipo si sono succeduti all’ interno della stessa, seppellendo tuttora tonnellate di rifiuti tossici.
Milano 20 novembre 2010