Mentre il Paese è, ormai, lasciato in balia degli eventi da un Governo preoccupato di non implodere e da un’opposizione [n.d.r. o, forse, due opposizioni] spaventata dall’idea che ciò accada, il Parlamento – quasi che, in questo momento, in Italia non vi fosse niente di più serio di cui occuparsi – è impegnato nell’esame di un disegno di legge (C 3572) firmato da cinquantasei (56) deputati della Lega Nord e quindici (15) del Popolo della libertà che ha come unico obiettivo quello di trasferire la sede della CONSOB e dell’Autorità Garante per la concorrenza e per il mercato da Roma in Padania e, precisamente, a Milano.

L’iter del disegno di legge, peraltro, presentato alla Camera dei Deputati il 23 giugno scorso sta procedendo con una rapidità inaudita se rapportata a quella che, in genere, contraddistingue analoghe iniziative legislative e dovrebbe approdare in aula, dopo l’esame in commissione, già il prossimo 30 novembre.

Le motivazioni con le quali nella relazione del disegno di legge, si spiega la volontà di trasferire da Roma a Milano le due Autorità sono, davvero, risibili: “Tutti sanno perfettamente” – scrive l’on. Reguzzoni (LNP), primo firmatario del disegno di legge, nella relazione di accompagnamento – “che il principale mercato regolamentato di strumenti finanziari nel nostro Paese è quello di Milano, gestito dalla società Borsa italiana Spa; che gran parte delle società quotate ha sede nell’Italia settentrionale, dove sono egualmente ubicati i principali complessi industriali; che dal nord proviene e da imprese del nord viene soddisfatta la parte assolutamente prevalente della domanda pubblicitaria del nostro Paese; che sempre a soggetti residenti nel nord fanno capo i più importanti marchi e brevetti per invenzione.

Non si vede allora perché”, chiosa l’Onorevole – “la Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB) e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (alla quale sono affidate anche le competenze in materia di pubblicità ingannevole) debbano avere entrambe sede a Roma, e perché solo il primo di questi organismi disponga di una sede secondaria operativa a Milano. La collocazione di questi organi nella città di Milano, nel centro delle attività economiche e finanziarie su cui essi esercitano le loro funzioni di regolamentazione e di vigilanza, renderà più veloce l’acquisizione delle informazioni e più pronta la risposta da parte di essi alle esigenze degli operatori e dei mercati, accrescendone l’efficienza nell’esercizio delle competenze ad essi attribuite.

Quasi che, nel 2010, nella Società dell’informazione e nell’era della tecnologia digitale e telematica le tre ore di treno – o, piuttosto, i 50 minuti di volo – che separano Roma da Milano, possano davvero fare la differenza.
Ma l’apoteosi dell’ipocrisia, i firmatari del disegno di legge, la raggiungono laddove nella relazione di accompagnamento, aggiungono che il trasferimento delle due Autorità a Milano “Inoltre, renderà più evidente – anche attraverso una separazione fisica – l’indipendenza di queste autorità dal potere politico e dalle influenze partitiche, rimarcando il loro carattere tecnico e l’autonomia nell’esercizio delle funzioni: elemento, questo, particolarmente importante nell’attuale momento politico in cui è più che mai indispensabile dettare regole eguali per tutti e rispettate da tutti in materia di mercato e di finanza.

Parole sante, se solo a scriverle non fossero gli stessi protagonisti della lottizzazione delle poltrone delle Authority appena andata in scena per l’ennesima volta, nei giorni scorsi.

Il Parlamento, quindi, dopo aver, sin qui, lavorato in maniera pressoché esclusiva come segreteria particolare del Premier ed essersi, ora, ritrovato ostaggio di sé stesso e ridotto in condizione di assoluto immobilismo, investe, oggi, il poco tempo che gli resta e le risorse dei cittadini nella trattazione – peraltro con modalità urgenti e prioritarie – di un problema tanto secondario per il futuro del Paese.

Basterebbe questo per esprimere il più severo dei giudizi su uno degli ultimi, tra i tanti episodi di utilizzo dell’attività parlamentare a scopo privato che hanno caratterizzato la legislatura che volge al tramonto.
E’, infatti, sin troppo evidente che alla base dell’iniziativa legislativa vi è l’esigenza della Lega Nord di “ringraziare” la Padania per il supporto passato ed ingraziarsela in vista del futuro supporti elettorale.
Ma c’è, sfortunatamente di più.

Come, infatti, ha chiarito il Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà, in un’Audizione al Parlamento del 17 novembre scorso, il trasferimento dell’Autorità da Roma a Milano produrrebbe costi di decine e decine di milioni di euro (oltre 70) e determinerebbe inefficienze giudicate – per la verità, forse, esagerando – di gran lunga superiori alle possibili ricercate efficienze.
A ciò si aggiunga – e lo ha egualmente ricordato Catricalà nella sua audizione – che l’esperienza dimostra che le uniche due Autorità, originariamente istituite fuori Roma [n.d.r. l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con sede a Napoli e L’Autorità per l’Energia con sede, proprio a Milano], hanno, ben presto avuto bisogno di disporre di sedi, tutt’altro che secondarie per dimensioni e struttura, a Roma.

Se il proposito della Lega Nord, nelle prossime settimane, diventasse realtà, dunque, sarebbe assai elevato il rischio – anche a non voler parlare di certezza – che anche la Consob e l’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato si vedrebbero presto costrette a disporre di una seconda sede romana con un evidente raddoppio dei costi.

Governo e Parlamento hanno, probabilmente, le ore contate e, dunque, è comprensibile che tutti, nel Palazzo, vogliano approfittare del tempo che rimane per portare a casa il bottino e garantirsi un futuro sereno ma, il Paese, con un po’ di fortuna, sopravvivrà anche a questa tempesta e, quindi, non c’è davvero ragione per gravarlo di ulteriori costi, oneri ed inefficienze solo per dare un ulteriore “contentino” i verdi alleati padani.

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