Nei giorni successivi alle scorribande genovesi dei tifosi serbi, che portarono alla sospensione della partita fra la loro nazionale e quella azzurra, il difensore del Parma, Cristian Zaccardo, lanciò delle accuse amare e pesanti. Poco prima i suoi familiari avevano rischiato l’aggressione in tribuna a Cesena per avere osato esultare dopo il gol messo a segno da lui, e per evitare il peggio avevano dovuto abbandonare lo stadio. Nel dopo-partita Zaccardo dichiarò che, come italiani, faremmo meglio a occuparci dei teppisti di casa nostra anziché guardare a quelli stranieri.
Una risposta indignata, rivolta indirettamente anche al ministro dell’Interno, Maroni. Il quale, il giorno dopo la disfatta di Genova nella gestione dell’ordine pubblico, si coprì di ridicolo affermando che se ci fosse stata una tessera del tifoso europea quegli incidenti non si sarebbero verificati. Naturalmente il ministro ha taciuto dopo la squallida esibizione di Klagenfurt inscenata dagli ultras fascisti travestiti da tifosi della nazionale. Troppo impegnato a litigare con Roberto Saviano, egli non ha degnato della minima attenzione la condotta di quei gruppuscoli. Che sono in gran parte provenienti dal Nordest, e nel corso degli anni recenti sono stati capaci di lanciare una sorta di Opa sul tifo ultras al seguito della nazionale ideologizzandolo senza alcun ostacolo. Agendo così, indisturbati, hanno potuto urlare in eurovisione che ‘non ci sono negri italiani’ e prendere posizione contro ‘la nazionale multietnica’. Magari molti fra loro hanno pure sottoscritto una tessera del tifoso emessa dal club d’appartenenza o quella riservata ai tifosi della nazionale (la Vivo Azzurro). La tessera del razzista invece se la danno da sé, con la benedizione del peggior responsabile del Viminale che la storia ricordi e del suo guru intellettuale, Borghezio.